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12 Febbraio 2025 - 22:42
Una cava accanto ad una discarica: il Canavese non si fa mancare proprio nulla
Un coro di NO. E’ questa la risposta dei residenti alla possibilità che venga aperta una cava accanto alla discarica di Vespia. I castellamontesi che risiedono nelle frazioni vicine al sito indicato – Campo, Muriaglio, Preparetto – si sono espressi in modo unanime. Lo hanno fatto nel corso del Consiglio Comunale Aperto convocato nel tardo pomeriggio di lunedì 10 febbraio nella sede della Società Sportiva di Campo con un unico punto all’ordine del giorno: questo.
L’amministrazione comunale di Castellamonte aveva deciso di ascoltare il parere dei frazionisti prima di assumere iniziative per essere sicura che la propria posizione contraria fosse condivisa anche se – come ha detto il sindaco Mazza – “sappiamo benissimo quello che pensate”.
Da due settimane non si parlava d’altro, dopo che si era saputo dell’istanza presentata alla Città Metropolitana dalla AGRIGARDEN. E’ la società che gestisce la famigerata discarica, aperta a suo tempo dall’ASA lungo la strada che, dipartendosi dalla Provinciale Castellamonte-Ivrea, sale verso le frazioni collinari di Campo e Muriaglio. Dire che la discarica è odiata dalla popolazione è un eufemismo.
Ma come ha fatto la AGRIGARDEN a partorire l’idea malsana di una cava in un luogo già afflitto dall’accumulo di montagne di rifiuti? Le possibilità di guadagno, ovviamente, ma in questo caso c’è un elemento in più, del quale tutti sono convinti: la discarica si avvia alla fine del suo ciclo vitale e, malgrado le proroghe già ottenute, entro il 2033 dovrà chiudere. La società di gestione dovrà provvedere alla messa in sicurezza ed al risanamento del sito: quello che viene chiamato gestione post-mortem, assai costosa.
Quale miglior soluzione che aprire una cava lì accanto, utilizzare una parte del materiale limo-argilloso per coprire l’attuale discarica e, alla fine, riempire il buco con altri rifiuti? Era già accaduto: l’ASA aveva scelto quel luogo per via di una cava dismessa. E’ vero che le nuove norme regionali tendono a scoraggiare le discariche ma un conto sono le regole scritte, altra cosa la loro concretizzazione.
Il Consiglio comunale aperto
Come tante opere invise alle comunità locali, la discarica di Vespia era stata aperta anche grazie ad un concorso di circostanze non infrequenti in una terra come il Canavese, troppo spesso caratterizzata da scarso senso civico e da un particolarismo che diventa miopia. Da un lato c’erano i proprietari dei terreni, che li avevano venduti ben sapendo a cosa sarebbero serviti; dall’altro l’indifferenza dei castellamontesi non direttamente coinvolti, che non si erano mossi a sostegno dei loro concittadini della collina. Duole dirlo: è così anche ora ed il sindaco lo ha constatato con tristezza: “Pensavo oggi di vedere anche persone di Castellamonte. Devo dire con rammarico che sono davvero poche. Speriamo che vengano alla prossima riunione, che terremo in città come richiesto da più parti; la faremo al Centro Congressi Martinetti perché voglio che venga più gente possibile e la sala consiliare conta in tutto 30 posti”.
Da tempo esiste un combattivo comitato che si oppone alla discarica, “La Voce dei Monti Pelati”, ma anche l’amministrazione Mazza si era schierata in modo aperto fin dalla campagna elettorale del 2017, salvo poi ritrovarsi a subire le decisioni calate dall’alto perché la competenza sulla materia spetta alla Città Metropolitana. I Comuni hanno un unico ruolo, che in determinati casi può essere determinante: spetta a loro variare i Piani Regolatori e le destinazioni d’uso dei terreni. Nella presente situazione potrebbe effettivamente bloccare tutto grazie al fatto che quelli che si vorrebbe destinare all’attività estrattiva sono terreni agricoli ubicati al di fuori dell’area perimetrata come discarica: o si cambia il Piano Regolatore o non se ne fa nulla. Però occorre fare molta attenzione ed evitare passi falsi: lo ha spiegato bene uno degli esponenti del Comitato “La Voce dei Monti Pelati”, Giampiero Bozzello Verole, che vanta una lunga esperienza di dirigente nelle pubbliche amministrazioni.
“Il loro disegno è chiaro – ha affermato – Prima chiedono la Variante urbanistica. Se viene concessa, chiederanno l’estensione del perimetro della discarica verso sud, comprendendo i nuovi terreni. A quel punto il gioco sarebbe fatto: Città Metropolitana autorizza la cava, si crea un buco, la società chiede l’autorizzazione per l’ampliamento della discarica utilizzando quel buco e il Comune non può più fare nulla, anche se si tratta di un’area a vincolo idro-geologico, perché la competenza sarà passata alla Conferenza dei Servizi, che potrà decidere a maggioranza”.
La seduta si è aperta, in una sala affollata ed in un’atmosfera piuttosto tesa, con le parole del sindaco, che ha spiegato la decisione di indire un consiglio aperto e di tenerlo in quel luogo inconsueto. “Quando arrivano istanze come questa partono subito gli iter, con scadenze ben cadenzate. Abbiamo deciso di convocare una seduta nella quale tutti potessero intervenire – più ci si parla e meglio è – e di riunirci qui per trasparenza verso gli abitanti delle vostre tre frazioni. Vogliamo che le decisioni vengano prese mettendo tutto sul piatto e condividendole con i cittadini. Per correttezza avevo anche invitato l’amministratore unico di AGRIGARDEN”.
Nonostante questa premessa, si respirava un’atmosfera di diffidenza da parte di molti dei presenti, soprattutto degli esponenti del Comitato “La Voce dei Monti Pelati”. “Credevamo che ci spiegaste la situazione, non che faceste parlare noi per primi” – ha detto qualcuno. Più d’uno ha contestato la scelta di tenere il consiglio nella frazione, temendo che questo spostamento di sede facesse venir meno l’ufficialità della riunione (timore in realtà infondato) ed ha chiesto a gran voce di organizzare incontri pubblici a Castellamonte-città.
Altri erano convinti che l’amministrazione non volesse opporsi alla cava ed intendesse concedere il cambio di destinazione d’uso dei terreni, magari per reperire in questo modo i fondi da destinare al post-mortem della discarica.
La legale rappresentante del Comitato Monti Pelati ha lamentato di non aver ricevuto risposta alle numerose p.e.c. da lei inviate al Comune, ha giudicato tardiva la convocazione della riunione ed ha chiesto notizie del progetto per l’allargamento del Parco Naturale dei Monti Pelati, che metterebbe al riparo da cave e discariche e che “dorme dal 2020”.
L’ex-consigliere comunale Paolo Recco, battagliero come sempre ma pessimista, ha esclamato: “Questi qui sono più smaliziati di tutti noi messi insieme per cui non illudiamoci che non riescano a fare le cose. Se trovano le strade giuste le faranno”. Ha però anche strigliato i venditori dei terreni: “Cosa credevate che ci facessero: campi da gioco per i bimbi?”.
Nessuno dei cittadini presenti si è mostrato disponibile ad un compromesso, salvo forse l’ex-consigliere e vicesindaco Giovanni Maddio, che non ha escluso a priori l’ipotesi che si potrebbe concedere l’attività estrattiva in cambio di compensazioni. Anche nella maggioranza, a quanto pare, qualcuno aveva avuto pensieri analoghi. Lo ha riferito il consigliere Damiano Goglio, che è di Campo. “Le ipotesi erano due: un no secco oppure un sì condizionato ad un cambio d’intestazione dei terreni, intestandoli al Comune (ma domani un’altra amministrazione avrebbe potuto cambiare idea ed approvare la presenza della discarica) o allo stesso Comitato. Avevo preso in considerazione questa possibilità, poi l’ho scartata anch’io. I soldi per il post-mortem dovranno metterceli comunque, come stabilito. Quanto ai camion carichi di terra, pazienza: passeranno anche quelli come tanti altri ne sono passati in tutti questi anni per portare i rifiuti”.
L’assessore all’Ambiente Patrizia Addis ha spiegato la situazione: “La richiesta non è per una nuova discarica; è per una cava sui terreni che l’AGRIGARDEN ha acquisito lì a fianco. Visto che non siamo stupidi, però, ci siamo subito allertati. Poco prima di Natale erano venuti da noi i rappresentanti dell’azienda per dirci che avrebbero presentato questa richiesta, facendoci notare che, per coprire l’area della discarica a fine attività, serviranno almeno 6.000 camion di materiale mentre utilizzando quello estratto dalla cava si eviterebbe la movimentazione dei mezzi pesanti. Li abbiamo ascoltati e subito dopo abbiamo telefonato in Città Metropolitana dove l’istanza non era ancora arrivata. La funzionaria responsabile ci ha fatto presente che il 16 dicembre in Giunta Regionale era passato il nuovo Piano Cave, che prevede una riduzione drastica di quelle vecchie ed una diminuzione delle nuove. Ci ha anche detto che alcuni atti saranno in capo a noi e che, trattandosi di terreni classificati come Agricoli, uno dei passaggi sarà una Variazione del Piano Regolatore. L’altra parte di nostra competenza saranno quella paesaggistica e quella relativa ai vincoli idrogeologici. La richiesta della AGRIGARDEN è poi pervenuta in Città Metropolitana il 21 gennaio, è stata esaminata ed il 26 sono state chieste delle integrazioni perché mancavano alcuni documenti. Lo stesso giorno è arrivata a noi la comunicazione per conoscenza. Sappiamo cosa si rischia, il timore c’è e stiamo cercando di capire come arginare la potenza economica della società che abbiamo di fronte”.
“Noi come maggioranza, non abbiamo intenzione di cedere” – ha confermato il sindaco – “e sarebbe auspicabile una presa di posizione comune di tutto il consiglio”. A nome del suo gruppo, Fabio Garaffa ha dichiarato: “Se siamo sicuri che con il No alla Variante si blocca tutto il processo, siamo d’accordo. Purché non si inserisca poi qualche altro ente a cambiare le cose”.
Di fronte all’accusa del Comitato “La Voce dei Monti Pelati” di non fare nulla per concretizzare l’inserimento dell’area della possibile cava nella Riserva Naturale dei Monti Pelati, l’assessore Addis ha fornito una serie di spiegazioni rispetto agli ostacoli che si sono frapposti al raggiungimento dell’obiettivo. Il primo è stato tecnico-burocratico: “Abbiamo sbagliato a chiedere l’inserimento nei Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.). La procedura era complicata e l’area da inserire troppo vasta, tanto che gli altri due comuni coinvolti – Baldissero e Vidracco – non erano favorevoli”.
Il sindaco ha anche specificato: “Eravamo stati mal consigliati: quel progetto era fatto per essere bocciato. Vi ricordo però che c’era stata anche l’opposizione di una parte degli abitanti di Campo e Muriaglio per via dei vincoli connessi”.
Ha ripreso la Addis: “Ora stiamo procedendo con la richiesta di allargamento dell’area protetta, molto più semplice. Il problema è economico. Per effettuare un’analisi sulla flora e la fauna presenti nell’area – che serve per portare avanti il progetto – l’Università di Torino ci ha inviato un preventivo di 27.000 euro e non possiamo metterli noi perché si tratta di Spesa Corrente, sulla quale i comuni sono sottoposti a molte restrizioni. Dobbiamo trovare un bando adatto”.
È stato ancora Bozzello Verole ad offrire la soluzione: “Usate i soldi dei BIM!” Gli introiti derivanti dai cosiddetti Sovracanoni dei Bacini Imbriferi il Comune di Castellamonte li riceve grazie alle acque di Campo e Muriaglio ed in effetti destina alle due frazioni le somme relative. “Si tratta di 88.000 euro – ha detto Bozzello Verole – ed il nuovo statuto, approvato in dicembre, prevede che se ne possa utilizzare fino al 40% per opere di utilità sociale. Il 40% vuol dire 35.000 euro. Invece di cubettare le strade, destinateli a questo scopo!”.
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