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10 Febbraio 2025 - 10:18
Spaventosa scoperta sul legame tra inquinamento e autismo: la situazione in Canavese
Negli ultimi anni, diversi studi hanno messo in luce un possibile legame tra l’inquinamento atmosferico e l’aumento dei casi di disturbi dello spettro autistico (ASD). Una recente ricerca condotta dall'Università Ebraica di Gerusalemme, pubblicata su Brain Medicine, suggerisce che l’esposizione a particolato fine (PM2.5) e ossidi di azoto durante la gravidanza e la prima infanzia potrebbe aumentare il rischio di sviluppare ASD. Secondo gli studiosi, questi inquinanti sarebbero in grado di innescare processi infiammatori e alterazioni nello sviluppo neurologico del feto, rappresentando un fattore di rischio da non sottovalutare.
Anche in Italia emergono dati preoccupanti. Una ricerca pubblicata su Nature ha focalizzato l’attenzione sulla provincia di Taranto, tristemente nota per le sue problematiche ambientali legate all’industria siderurgica. Lo studio ha evidenziato che i bambini di età compresa tra 6 e 11 anni, residenti nelle aree ad alto inquinamento di Taranto e Statte, presentano una prevalenza di ASD significativamente superiore rispetto ai loro coetanei di zone meno inquinate della stessa provincia. In particolare, si è osservato un incremento del 50% dei casi di autismo nell’area SIN (Sito di Interesse Nazionale) di Taranto e Statte rispetto al resto della provincia ionica, suggerendo un forte impatto ambientale sulla salute dei più piccoli.
Inquinamento ambientale e autismo
Questi dati sollevano interrogativi importanti e sottolineano l’urgenza di approfondire le ricerche sulle interazioni tra fattori ambientali e genetici nello sviluppo dell’autismo. La necessità di promuovere politiche ambientali più rigorose si fa sempre più impellente, al fine di ridurre l’esposizione agli inquinanti atmosferici, specialmente nelle aree industriali. Proteggere le fasce più vulnerabili della popolazione, come le donne in gravidanza e i bambini, dovrebbe essere una priorità assoluta per le istituzioni e la comunità scientifica.
Anche in Piemonte, e in particolare nel Canavese, la qualità dell’aria desta preoccupazione. Secondo i dati dell’Arpa Piemonte, le centraline di monitoraggio situate a Ivrea, Leini e Ceresole Reale hanno registrato ripetuti superamenti dei valori limite per PM10 e biossido di azoto. Tuttavia, la presenza limitata di stazioni di rilevamento rende difficile una valutazione accurata e completa della situazione ambientale nell’intera area canavesana, lasciando incerte molte variabili legate all’inquinamento atmosferico.
Alla luce di queste evidenze, è essenziale che le autorità competenti adottino misure efficaci per migliorare la qualità dell’aria che respiriamo. Interventi mirati, come la riduzione delle emissioni industriali, la promozione di trasporti sostenibili e l’incremento delle aree verdi urbane, possono contribuire in modo significativo a tutelare la salute pubblica e a prevenire i potenziali rischi associati all’inquinamento atmosferico.
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