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Yazaki: 52 licenziati, azienda senza scrupoli, Regione senza risposte

Subito cassa integrazione o lavoratori gettati nella disperazione

La manifestazione di oggi

La manifestazione

Spiragli di speranza per i 48 lavoratori in esubero dello stabilimento Yazaki di Grugliasco, che potrebbero accedere a una cassa integrazione straordinaria, sebbene la partita resti tutt’altro che semplice. La multinazionale giapponese, specializzata in cablaggi per l’automotive, ha infatti avviato lo scorso 4 dicembre la procedura di licenziamento collettivo, dichiarando la crisi irreversibile del sito produttivo torinese. La decisione ha scatenato proteste tra i lavoratori, che ieri hanno presidiato il Grattacielo della Regione, mentre al suo interno si svolgeva l’incontro tra vertici aziendali, Regione e sindacati.

Dopo un confronto serrato durato oltre un’ora e mezza, la Regione Piemonte si è impegnata a sottoporre il dossier al Ministero del Lavoro, cercando di ottenere l’accesso a un ammortizzatore sociale attraverso il fondo per le aree di crisi industriale complesse. Tuttavia, il cammino appare in salita: Yazaki non rientra nei criteri per la cassa integrazione ordinaria, e l’azienda ha già escluso qualsiasi possibilità di rilancio dell’attività produttiva sul territorio.

All’esterno, i lavoratori hanno manifestato il proprio dissenso con striscioni e fischi, esponendo un chiaro messaggio: «Yazaki licenzia 52 dipendenti! Vergogna!». Un’escalation di tensione che riflette la crescente preoccupazione per il futuro occupazionale degli addetti, molti dei quali ultracinquantenni e con scarse possibilità di reinserimento nel mondo del lavoro.

Oltre alla cassa integrazione, la multinazionale ha proposto un incentivo all’esodo, soluzione che i sindacati giudicano insufficiente. «Non copre neanche un anno», ha denunciato Stefania Zullo di Fisascat Cisl, mentre Giuseppina D’Agostino di Filcams Cgil ha sottolineato che alcuni lavoratori sarebbero vicini alla pensione e rischiano di trovarsi senza tutele. Fonti interne alla trattativa riferiscono che l’incentivo coprirebbe 18 mesi, ma la questione resta controversa.

Il tavolo negoziale non ha sciolto i dubbi nemmeno sul futuro degli altri 19 lavoratori non coinvolti nei licenziamenti. «Non sappiamo nulla su di loro», ha dichiarato Pietro Bello, rappresentante RSU di Yazaki. L’azienda non ha mai mostrato interesse a misure che garantissero la continuità occupazionale a Torino, e dalla chiusura delle commesse Maserati, lo stabilimento di Grugliasco è considerato un peso economico da tagliare.

 

A portare solidarietà ai lavoratori sono stati i consiglieri regionali Valentina Cera di AVS e Alberto Unia del Movimento 5 Stelle, che ha attaccato frontalmente l’operato della giunta Cirio. «La Regione non può lasciare soli questi lavoratori. Presenteremo un atto in Consiglio per chiedere al governo di non abbandonarli», ha dichiarato Unia, aggiungendo che il Piemonte sta affrontando una crisi occupazionale senza precedenti, con il settore dell’automotive particolarmente colpito.

L’assessora al Lavoro Elena Chiorino ha risposto con fermezza, respingendo le accuse: «Non accettiamo lezioni da chi, nei suoi programmi elettorali, proponeva di ridurre il numero delle auto, mettendo a rischio proprio i lavoratori dell’automotive e dell’indotto. Noi stiamo lavorando per garantire loro accesso a misure strutturali».

Nel frattempo, AVS ha annunciato un emendamento alla legge di Bilancio per sbloccare i 720mila euro del fondo regionale per i disoccupati senza ammortizzatori sociali, al fine di includere anche i lavoratori Yazaki. «È assurdo che questi soldi rimangano inutilizzati nelle casse di Finpiemonte», hanno dichiarato i rappresentanti dell’alleanza rosso-verde.

Il prossimo incontro tra le parti è stato fissato per il 13 febbraio, ma il clima rimane teso. Tra speranze e tensioni, i lavoratori della Yazaki attendono risposte concrete per un futuro che appare sempre più incerto.

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