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06 Febbraio 2025 - 01:21
Ci sono modi e modi per lasciare il segno. Quello scelto da un uomo tra i 40 e i 50 anni nella chiesa di San Pietro in Vincoli a Cavoretto, sulla collina torinese, è decisamente fuori dal comune. Prima ha pensato bene di urinare sulla fonte battesimale, poi – evidentemente non soddisfatto – ha deciso di defecare in un angolo della chiesa. Ma siccome ogni grande opera ha bisogno di un gran finale, ha utilizzato i vestitini bianchi dei battesimi per pulirsi, lanciandoli poi, elegantemente sporchi, direttamente sull’altare.
A scoprire il piccolo capolavoro è stato don Maurizio De Angeli, che, trovandosi davanti a questo spettacolo, ha dovuto prendere atto di una realtà ormai insostenibile. Dopo aver fatto ripulire il santuario, ha alzato bandiera bianca e deciso di chiudere la chiesa, appendendo sulla maniglia un cartello più eloquente di un’omelia: "La chiesa rimane chiusa a causa di atti vandalici. Sarà aperta solo in occasione delle Sante Messe e di altre celebrazioni". Insomma, si entra solo per funzioni ufficiali, con tanto di lasciapassare divino.
Non si tratta nemmeno di un caso isolato. Anzi, il parroco ha spiegato che negli ultimi due anni la chiesa è stata "sporcata" almeno venti volte, sempre dallo stesso individuo, un habitué della blasfemia che sembra aver scambiato il luogo sacro per un’area di sosta autostradale. L’uomo è noto in zona: spesso prende il bus 47, scende a Cavoretto e passeggia per i vicoli, prima di decidere di fare una capatina in chiesa per lasciare il segno. Un ospite decisamente ingombrante, che il parroco aveva persino provato ad accogliere, invitandolo a consumare un pasto caldo e a utilizzare i bagni del santuario. Ma niente da fare: il messaggio non è stato colto e si è finiti direttamente all'arte concettuale.
Il problema, tra l’altro, non è solo estetico. In più occasioni le addette alle pulizie hanno dovuto affrontare vere e proprie missioni impossibili, cercando di rendere la chiesa presentabile prima delle celebrazioni. In almeno un caso sono dovuti intervenire i vigili urbani, senza però riuscire a risolvere la situazione. A nulla sono valsi i tentativi di parlargli: chi lo conosce racconta di una persona con forti fragilità psichiche, che rifiuta qualsiasi aiuto.
L’ultimo episodio risaliva alla scorsa primavera, quando il parroco si era visto costretto a chiudere la chiesa per venti giorni. L’uomo, per un po’, era sparito. Poi è tornato, con il suo solito repertorio, fino alla decisione drastica di don Maurizio: la chiesa resterà chiusa per settimane. Quando riaprirà, non è ancora chiaro, ma una cosa è certa: se il parroco continua a incassare pazientemente, le signore delle pulizie potrebbero benissimo candidarsi per il Premio Nobel per la Resistenza.
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