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Pesci piccoli, vita grande: il segreto della longevità arriva dal mare

Un recente studio svela come l'abitudine giapponese di mangiare piccoli pesci interi possa allungare la vita

Pesci piccoli, vita grande

Pesci piccoli, vita grande: il segreto della longevità arriva dal mare

Qual è il segreto per una vita lunga e sana? È una domanda che l'umanità si pone da secoli, cercando risposte in diete miracolose, esercizi fisici e stili di vita alternativi. Ma se la soluzione fosse più semplice e, soprattutto, più gustosa di quanto pensiamo? Secondo una recente ricerca scientifica, la chiave per vivere più a lungo potrebbe trovarsi in un alimento insolito per la colazione occidentale: i piccoli pesci, da mangiare interi, senza rimuovere testa e lische.

La pratica di consumare piccoli pesci interi è comune in Giappone, un paese noto per l'alta aspettativa di vita dei suoi abitanti. Lo studio, condotto dalla Nagoya University Graduate School of Medicine e pubblicato sulla rivista "Public Health Nutrition", ha analizzato le abitudini alimentari di oltre 80.000 persone per quasi un decennio. I risultati sono sorprendenti: il consumo regolare di piccoli pesci interi è stato associato a una significativa riduzione del tasso di mortalità, in particolare per il cancro.

Ma cosa rende questi pesci così speciali? Sardine, bianchetti e sperlani sono ricchi di calcio e vitamina A, nutrienti essenziali che contribuiscono al benessere generale. In Giappone, questi pesci fanno parte della dieta quotidiana fin dal mattino, spesso consumati essiccati, fritti o aggiunti ad altri piatti. "L’abitudine di mangiare piccoli pesci essiccati è tipica delle popolazioni costiere, come quella giapponese", ha spiegato Takashi Tamura, autore dello studio. "Tuttavia, riteniamo che questa pratica possa avere benefici ovunque, contribuendo ad aumentare l’aspettativa di vita".

Longevità e alimentazione

Un'opportunità per la dieta italiana

In Italia, il consumo di piccoli pesci interi non è una novità, ma il loro utilizzo è diverso: si trovano spesso nelle fritture, più che nei pasti quotidiani. La ricerca suggerisce che integrarli con maggiore frequenza nella dieta, anche in modi diversi, potrebbe portare vantaggi per la salute. I ricercatori hanno osservato che le donne che consumavano questi pesci 1-3 volte al mese, 1-2 volte a settimana o più di tre volte a settimana, avevano un rischio di mortalità inferiore fino al 32% rispetto a chi non li mangiava affatto. Per gli uomini, invece, i dati non sono stati altrettanto chiari, probabilmente a causa di differenze nelle porzioni e in altri fattori alimentari.

Senza bisogno di rivoluzionare le proprie abitudini, questa scoperta apre uno spiraglio su nuove possibilità per una colazione più salutare. In fondo, se i giapponesi sono tra i popoli più longevi al mondo, un motivo ci sarà. E magari quel motivo inizia proprio dalla tavola, fin dal primo pasto della giornata. Integrare piccoli pesci nella nostra dieta potrebbe essere un passo semplice ma efficace verso una vita più lunga e sana.

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