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04 Febbraio 2025 - 11:25
Una mucca
Un colpo secco. Un rimbombo nella valle. E poi il silenzio. Il 7 gennaio scorso, a Sparone, due mucche sono state abbattute in circostanze che ancora oggi sollevano una ondata di rabbia e indignazione tra i cittadini del Canavese. Due creature indifese, uccise senza appello, in quello che appare come un intervento frettoloso e disumano, privo di ogni reale tentativo di salvataggio.
La vicenda ha scatenato un moto di protesta che ha trovato espressione in una petizione su Change.org, lanciata da un gruppo di cittadini determinati a chiedere giustizia. Ad oggi, la raccolta firme ha superato le 41.000 adesioni, un numero impressionante che conferma quanto questa storia abbia toccato profondamente la sensibilità collettiva. "Non siamo solo animalisti, siamo persone che credono nella giustizia e nel rispetto della vita", affermano i promotori della petizione, che chiedono con forza alle istituzioni di intervenire affinché simili atrocità non diventino la norma.
Ma cosa è successo davvero quel giorno? Possibile che non esistessero alternative? Secondo le segnalazioni ricevute, le autorità competenti avrebbero preso la decisione estrema dell’abbattimento senza esplorare soluzioni alternative. Nessuna cattura, nessun tentativo di trasferimento, nessuna possibilità di affidare i bovini a strutture adeguate. Solo la scelta più semplice, più rapida, più crudele.
I firmatari della petizione denunciano una gestione superficiale e priva di umanità. Perché l’intervento si è concluso con l’abbattimento anziché con un piano di recupero? Chi ha dato l’ordine? E soprattutto: perché tanta leggerezza nel trattare due esseri viventi come un problema da eliminare?
QUI LA PETIZIONE: CLICCA
L’appello lanciato dai cittadini del Canavese è chiaro: "Non vogliamo che questi crimini diventino routine. Gli animali devono essere tutelati e rispettati, non abbattuti come rifiuti ingombranti". Il dolore e l’indignazione di chi ha firmato la petizione si traducono in una richiesta di trasparenza, responsabilità e un cambio radicale di mentalità.
Il numero delle firme continua a crescere, segno che la battaglia per la giustizia non è finita. Ma chi si prenderà la responsabilità di questa decisione? Chi risponderà del sangue versato? Per ora, a Sparone resta solo un’eco di spari. E il peso di una scelta che nessuno dimenticherà.
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