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Giudiziaria

Askatasuna sotto assedio: processo o condanna annunciata?

A poche settimane dalla sentenza, il centro sociale torinese denuncia un attacco politico, giornalistico e istituzionale. Sul banco degli imputati anche il ruolo del Csm e le richieste milionarie dello Stato

Askatasuna

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Un "tentativo spudorato" di condizionare i giudici del processo Askatasuna. A poche settimane dalla sentenza, il centro sociale torinese denuncia di essere vittima di un assalto politico, giornalistico e istituzionale, al quale si è aggregato anche un componente del Csm, per "costruire un mostro" e "tirare il tribunale per la giacchetta". Sui 28 imputati pesano richieste di condanne per complessivi 88 anni di carcere e non solo: la Presidenza del Consiglio e i ministeri dell'Internoe della Difesa hanno invocato indennizzi per 6,8 milioni di euro.

La procura di Torino afferma che all'interno di Askatasuna si è creata una "associazione per delinquere" che da un decennio abbondante coordina e dirige gli scontri di piazza in città e gli attacchi ai cantieri del Tav in Valle di Susa. Gli imputati negano e, udienza dopo udienza, numerosi testimoni (un esempio è il fumettista Zerocalcare) si sono alternati in aula per difendere 'Aska' come polo di aggregazione culturale.

Ad affiancare il processo c'è un aspro dibattito sull'iniziativa del Comune di portare il centro sociale nell'alveo della "legalità" attraverso un meccanismo di co-gestione dell'immobile occupato. Il progetto è sostenuto dal sindaco, Stefano Lo Russo (Pd), e tenacemente osteggiato dal centrodestra e dai sindacati di polizia, che vorrebbero lo sgombero.

Oggi nella maxi aula del Palazzo di Giustizia subalpino ha preso la parola uno degli avvocati difensori, Gianluca Vitale, che si è espresso con sobrietà ma non ha risparmiato le critiche verso quel componente del Csm, il laico Enrico Aimi(Forza Italia), che all'inaugurazione dell'anno giudiziario aveva parlato di "rischio di un ritorno agli anni di piombo" e aveva applaudito alla richiesta della Presidenza del Consiglio e dei Ministeri. "È stata - ha osservato il penalista - una sgrammaticatura istituzionale. In quella occasione si era espressa anche il procuratore generale Lucia Musti, e non avrebbe dovuto. Ma è ancora più grave che un membro del Csm abbia sollecitato i giudici a pronunciare una condanna esemplare anche dal punto di vista economico".

Il centro sociale askatasuna

Ancora più diretta è stata Dana Lauriola, esponente storica di Askatasuna, intervenuta oggi con una dichiarazione spontanea. Innanzitutto verso gli organi di informazione: a suo giudizio il recente proliferare di articoli e trasmissioni tv non proprio accomodanti "non è spontaneo ma indotto". "Quando ogni giorno - ha poi osservato - ministri del governo in carica fanno il nome di Askatasuna, quando i nostri nomi e i nostri volti vengono sbattuti in televisione senza alcuna possibilità di contraddittorio, quando chi è detentore di un potere politico e giudiziario ci addita pubblicamente come colpevoli senza attendere l'esito del processo, vorrei chiedere a voi giudici che fine ha fatto la nostra presunzione di innocenza".

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