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Bagni del Movicentro aperti fino all'ultimo bus? La proposta (amara) di De Stefano

Mentre il Comune celebra la ristrutturazione dei servizi igienici dell’area mercatale, il resto della città resta senza bagni. La stazione ex ferroviaria è una latrina a cielo aperto, il Giardino Giusiana attende ancora la riapertura dei servizi e in corso Nigra l'unica alternativa è un angolo appartato. Tra foto "instagrammabili" e denunce inascoltate, la domanda resta: quando l’Amministrazione affronterà davvero il problema?

Ancora pipì all'aria aperta

Ancora pipì all'aria aperta

Fiato alle trombe, rullo di tamburi: sono finalmente terminati i lavori di ristrutturazione dei servizi igienici nell'area mercatale. Belli, spaziosi, puliti. Un'opera di grande impatto per la città, costata 48.584,19 euro e affidata all'ingegnere Giorgio Salamano. E con questo, un problema è risolto. Uno solo, però.

Perché mentre si festeggia questo traguardo, resta apertissima la questione dei bagni pubblici chiusi da anni nel Giardino Giusiana, che il sindaco ha promesso di riaprire in seguito ad una mozione delle Opposizioni approvata in Consiglio comunale. E soprattutto, resta il disastro dell'ex stazione ferroviaria, ormai divenuta una vera e propria latrina a cielo aperto.

 

Qui la situazione è letteralmente fuori controllo. C'è chi sporca senza ritegno per pura maleducazione e chi, disperato dalla mancanza di servizi igienici, si arrangia come può. In corso Nigra un bagno pubblico non esiste e, come si suol dire, la necessità non conosce ostacoli. Risultato? Muri, angoli e cespugli sono diventati i destinatari di impellenti bisogni fisiologici, con il risultato di una città che, più che "Ivrea la Bella", sembra sempre più "Ivrea la Puzzolente".

A denunciare la situazione da mesi è il consigliere comunale Massimiliano De Stefano. Lo ha fatto con  un’interpellanza in cui consigliava al Sindaco di firmare un’ordinanza per chiedere l'intervento dell'ASL e costringere RFI a ripristinare i bagni esistenti sul primo binario. Lo ha fatto su Facebook dove ha più volte postato foto inequivocabili di chi a destra, a sinistra, un po' più in là e un po' più in qua, tira giù la cerniera e via, qualcuno pure con l'espressione soddisfatta di chi non ce la faceva più.

"La stazione di Ivrea che non è più una stazione, trattata come se lo fosse, compreso i cessi che non ci sono, ma è come se ci fossero, in ogni angolo della stazione non stazione. Sembra uno scioglilingua, invece, ahimè, è pura realtà...", scriveva De Stefano con amara ironia.

Una soluzione, almeno temporanea, De Stefano l’aveva proposta: "Si mettano almeno dei bagni chimici...". 

Tra le altre cose oggi ne suggerisce un’altra. “Visto che oggi il movimento passeggeri c’è sia in corso Nigra sia al Movicentro, nel bando per la concessione di quest’ultimo si metta che chi se lo aggiudica deve garantire l'apertura dei bagni fino all'ultimo treno e bus… Non è un capannone. Non è un bar con l’atrio intorno. E’ il Movicentro! ”.

Una richiesta tanto banale quanto “velenosa”, considerando che De Stefano è tra i più feroci critici della decisione di trasformare la vecchia stazione in un capolinea per gli autobus che fanno la spola con Aosta. 

Un'operazione che, in nome di pochi secondi di risparmio sui tempi di percorrenza, ha sacrificato il Movicentro, quello sì, dotato di bagni pubblici.

Massimiliano De Stefano

La realtà è che Ivrea non ha servizi igienici pubblici. E non si tratta di un dettaglio trascurabile. Anche questa settimana sono arrivate segnalazioni fotografiche. Una è impubblicabile (dettagli anatomici di troppo), un'altra è quasi "instagrammabile": una cacca ben posizionata in un angolino, con tanto di carta igienica accanto. 

Le lamentele non mancano. Una signora, al telefono, racconta sconsolata: "Mio marito soffre di prostata e ogni volta che usciamo dobbiamo pianificare un itinerario breve. Nel 2024, è ridicolo!".

E ha ragione. Come si fa a parlare di qualità della vita quando un bisogno fisiologico diventa un problema logistico?

E allora la domanda rimane: quando l'Amministrazione comunale di Matteo Chiantore deciderà di affrontare il problema? Quand'è che l'Asl To4 si degnerà di farsi un giro per verificare le condizioni igienico-sanitarie della città? 

Un problema riguarda tutti, ma per le donne è ancora più grave. Se per gli uomini la soluzione è, infatti, nel peggiore dei casi, un angolo appartato, per le donne resta solo il bar: una pipì, un caffè e l'economia circolare ringrazia!

E dire che durante la campagna elettorale le promesse piovevano come arance a Carnevale: trasporti più efficienti, parchi verdi, eventi culturali. Peccato che nessuno si sia ricordato dei bagni pubblici.

Il disagio si amplifica durante eventi pubblici come mercatini, fiere e sagre. La gente arriva, si diverte, consuma… e poi? Poi scappa, perché trovare un bagno è un'impresa impossibile.

La verità è che nella pianificazione degli investimenti bisognerebbe ripartire dalle basi. I bagni pubblici sono un servizio essenziale. Non si tratta solo di comfort, ma di rispetto per chi vive e visita la città.

Perché una città senza bagni pubblici è una città che ha dimenticato i bisogni fondamentali delle persone. E la bellezza, senza praticità, resta solo un'illusione.

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