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Costume & Società
01 Febbraio 2025 - 00:36
Il Festival di Sanremo, da sempre vetrina di nuove tendenze e custode delle nostre tradizioni musicali, quest’anno porta sul palco un inaspettato intreccio generazionale con due artisti le cui radici affondano nella provincia di Torino: da un lato Willie Peyote, all’anagrafe Guglielmo Bruno, originario di Leini, e dall’altro Johnson Righeira, alias Stefano Righi, cresciuto in Barriera di Milano a Torino. Due nomi che, pur appartenendo a epoche e generi diversi, hanno in comune la capacità di sperimentare, provocare e innovare, portando nella loro musica l’anima di un territorio che, tra fabbriche, locali underground e una tradizione musicale in continua evoluzione, ha saputo forgiare talenti fuori dagli schemi.
Willie Peyote, classe 1985, è uno di quei rari artisti capaci di mettere d’accordo pubblico e critica con una miscela perfetta di rap, funk e cantautorato. Cresciuto tra le periferie torinesi e la scena alternativa cittadina, ha fatto della parola la sua arma principale, usando ironia e sarcasmo per raccontare le contraddizioni della società contemporanea. Il grande salto verso la notorietà arriva proprio a Sanremo, quando si presenta con “La locura”, brano che gli vale il prestigioso Premio della Critica Mia Martini, riconoscimento che ne certifica il valore non solo come rapper, ma come cantautore a tutti gli effetti. La sua scrittura, mai banale, mescola riferimenti alla cultura pop con riflessioni acute sulla politica, l’intrattenimento e la quotidianità. Chi lo ha visto esibirsi nei club torinesi sa bene che Willie Peyote non è un semplice rapper, ma un musicista capace di mescolare generi e linguaggi con una fluidità unica, senza mai perdere la sua anima caustica e dissacrante.
Dopo il successo della sua prima partecipazione, torna sul palco dell’Ariston con un nuovo brano dal titolo “Grazie ma no grazie”, che promette di mantenere quello stile diretto e irriverente che ha reso il suo nome una garanzia di qualità e originalità. In un festival spesso dominato dalle solite dinamiche, la sua voce rappresenta una boccata d’aria fresca per chi cerca testi incisivi e spunti di riflessione dentro la cornice dell’intrattenimento musicale.
Tutto un altro universo, ma altrettanto carico di energia creativa, è quello di Johnson Righeira, figura iconica della musica pop elettronica italiana. Stefano Righi, 64 anni, oggi residente ad Agliè, in Piemonte, è entrato nella storia della musica italiana negli anni Ottanta come metà del duo Righeira, insieme a Michael Righeira (Stefano Rota), firmando successi immortali come “Vamos a la Playa” e “L’estate sta finendo”. Le loro canzoni non sono solo tormentoni senza tempo, ma veri e propri esperimenti di musica elettronica applicata alla canzone italiana, in un periodo in cui i sintetizzatori e le sonorità internazionali non erano ancora entrati a pieno titolo nel nostro panorama musicale.
Righeira non ha mai smesso di fare musica, mantenendo viva quell’attitudine spensierata e futurista che lo ha reso un’icona di un’epoca. Quest’anno torna a Sanremo in un ruolo inedito, affiancando i Coma Cose, il duo milanese composto da Fausto Lama (Fausto Zanardelli) e California (Francesca Mesiano). Un’accoppiata che incuriosisce e che potrebbe regalare uno dei momenti più originali di questa edizione del Festival. L’elettronica rétro di Righeira si fonderà con lo stile indie e cantautorale dei Coma Cose, in un mix che promette di sorprendere, sia per il pubblico nostalgico degli anni Ottanta che per le nuove generazioni.
Oggi, vedere Willie Peyote e Johnson Righeira insieme a Sanremo è come osservare due facce della stessa medaglia: da un lato la voglia di raccontare il presente con una penna tagliente e disillusa, dall’altro il desiderio di rievocare un’epoca in cui il pop era sperimentazione, divertimento e innovazione sonora. Leini e Settimo Torinese, due centri che a prima vista potrebbero sembrare periferici, si confermano invece culle di un fermento musicale che ha sempre attraversato la provincia torinese, capace di produrre artisti con una propria visione distintiva.
Sanremo diventa così il punto d’incontro tra passato e futuro, tra un artista che ha saputo portare il rap e il cantautorato su nuove strade, e uno che ha reinventato il pop italiano quando ancora nessuno lo immaginava elettronico e internazionale. Da un lato, la metrica incalzante e pungente di Willie Peyote, che smonta i luoghi comuni con testi che restano impressi, dall’altro la nostalgia elettronica di Johnson Righeira, che dimostra come il passato possa ancora sorprendere e coinvolgere nuove generazioni.
In un panorama musicale in continua trasformazione, la presenza di questi due artisti sul palco dell’Ariston è la dimostrazione che la musica non ha confini temporali, e che l’innovazione può assumere molteplici forme: può essere una battuta sferzante su una base hip-hop, oppure un ritornello leggero, ma destinato a restare nel tempo. Il Festival di Sanremo, ancora una volta, celebra questa capacità di mettere insieme anime diverse, di creare incontri inaspettati e di far dialogare generazioni musicali che, pur venendo da strade lontane, trovano nell’Ariston un luogo comune dove raccontare il proprio percorso.
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