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Vergogna a Barone Canavese: profanato il Telefono del Vento, rubati i sentimenti di chi soffre

Un gesto vile e incomprensibile a Barone Canavese: i quaderni del Telefono del Vento sono stati rubati, privando la comunità di un luogo di conforto e memoria. Un furto che calpesta sentimenti, ricordi e rispetto per il dolore altrui

 profanato il Telefono del Vento, rubati i sentimenti di chi soffre

Vergogna a Barone Canavese: profanato il Telefono del Vento, rubati i sentimenti di chi soffre

Hanno rubato i sentimenti. Hanno strappato via l’essenza stessa di un luogo sacro, non per brama di denaro, ma per un'insensata dimostrazione di forza. Il Telefono del Vento di Barone Canavese, nato dal sogno e dalla determinazione di Matteo Gamerro, non era un semplice oggetto, ma un ponte verso l’invisibile, un varco attraverso cui migliaia di persone hanno trovato conforto, lasciando parole e pensieri dedicati a chi non c’era più. Ora, quegli scritti sono stati cancellati, strappati via come se le emozioni non avessero valore.

La denuncia di un utente Facebook arriva come una pugnalata nel petto: “Non hanno rubato un oggetto, ma i sentimenti di moltissime persone”. La cabina è vuota. I due quaderni, testimoni silenziosi di dolore e speranza, sono spariti. Un gesto ignobile che calpesta la memoria e la spiritualità di chi ha trovato in quel telefono un modo per colmare l’assenza.

La storia di questo progetto ha radici profonde. Il 5 novembre 2022, Matteo Gamerro, un uomo che combatte con la sclerosi multipla da quando aveva 19 anni, ha donato alla comunità un’opera dal significato straordinario. La cabina telefonica, ispirata alla tradizione giapponese del Kaze no Denwa, non serviva a chiamare qualcuno dall’altra parte di una linea telefonica, ma a stabilire un contatto con ciò che il cuore rifiuta di perdere. Non è una reliquia di un'epoca passata, ma un portale simbolico dove il vento si fa messaggero delle parole non dette, dei saluti interrotti, dei ricordi sospesi.

Non è solo Barone Canavese ad aver compreso la potenza di questa idea. Il 21 dicembre 2023, un secondo Telefono del Vento è stato installato a San Pietro Belvedere (Pisa) grazie al fotografo Marco Vanni. Anche lì, una cabina telefonica senza fili attende chiunque voglia sussurrare un pensiero a chi non può più rispondere. Ma mentre l’iniziativa toscana viene celebrata con clamore, il pionieristico telefono di Barone Canavese è stato derubato e oltraggiato nel più totale silenzio.

Il telefono del vento di Barone Canavese

Chi può essere così miserabile?

Resta una domanda senza risposta: perché? Cosa spinge qualcuno a sottrarre non un bene materiale, ma il contenuto di due semplici quaderni, custodi di messaggi intrisi di dolore, amore e memoria? È un atto di vandalismo fine a se stesso? Un gesto di sfida nei confronti di chi ancora crede nella bellezza? O forse una meschina dimostrazione di superiorità, come se cancellare la voce degli altri potesse dare a qualcuno l’illusione del potere?

La speranza è che quei quaderni vengano restituiti. Ma il danno è già fatto. Ogni parola scritta in quei fogli era una ferita curata, un legame ritrovato, un addio mai pronunciato. 

Questa vicenda non può chiudersi con un silenzio. Il Telefono del Vento non è solo un’opera d’arte o un progetto emotivo: è una testimonianza di umanità in un mondo sempre più cinico. Se lasciamo che il gesto di pochi distrugga il valore di molti, stiamo accettando l’idea che tutto sia sacrificabile, anche il dolore, anche la speranza.

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