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Barone Canavese

Al telefono con l'aldilà: nel bosco c'è una cabina speciale

A un anno di distanza dalla sua installazione, sono numerosissime le persone, grandi e piccini, che hanno visitato la cabina ed hanno affidato i propri pensieri e ricordi al vento.

Barone Canavese

Il "telefono del vento" è in un bosco di Barone

Ve lo ricordate il “Telefono del vento”, anche noto come la “Cabina del vento”? È già passato un anno dalla sua inaugurazione ed installazione in una parte boschiva verdeggiante di Barone Canavese. Non è una semplice “cabina” ma un simbolo pregno di significato, sia mistico sia valoriale.Oggi – ha fatto sapere il primo cittadino di Barone Alessio Bertinato - alla cabina del vento viene fatta l’adeguata manutenzione, come al bosco che la circonda. In questi mesi – ha proseguito il sindaco - ci sono stati molti eventi come il presepe dello scorso Natale, le camminate, un incontro con letture a tema e musica. In sintesi – ha concluso Alessio Bertinato - possiamo dire che è a tutti gli effetti un’opera che potremmo considerare ‘viva’”.

Il "telefono del vento”, anche noto come la “Cabina del vento”.

Ma che cos’è il “Telefono del vento”?

L’opera ha la forma di una di quelle bellissime cabine telefoniche lignee di un tempo, ma ha la sostanza di un luogo in cui raccogliere i pensieri e poterli esternare in un ambiente, protetto dalla natura circostante, che offre la vista del lago di Candia, a pochi passi dal "Sentiero delle Pietre Bianche". All’interno della cabina vi è un telefono e un quaderno su cui, volendo, è possibile trasporre e lasciar scritto il proprio pensiero. È  stata creata su iniziativa privata di Matteo Gamerro, residente a Barone Canavese, nata dall’ascolto di alcune storie tristi e funesti che, in un lontano passato, avevano segnato la vita della sua famiglia e che lo hanno – in un certo senso – spinto a creare una ‘valvola di sfogo’ a tutto quel dolore che si era accumulato nella sua anima.

L’anima a contatto con il vento

Il "Telefono del Vento" è pura poesia. Grazie a quest’opera è possibile riallacciare un rapporto affettivo con i propri antenati, trasponendo il tutto su un piano raggiungibile solamente attraverso il vento, per usare una metafora. In sostanza, rappresenta un modo simbolico e emotivo per esprimere pensieri e sentimenti a persone che non sono più con noi fisicamente. L'immagine di parlare con il vento, in un ambiente tranquillo e sereno, aggiunge un tocco di magia e consolazione: una rappresentazione originale, creativa ed estremamente positiva che aiuta ad affrontare la mancanza e trovare, in qualche modo, una soluzione per contrastare l’oggettiva impossibilità di comunicare con coloro che non sono più fisicamente tra noi.

Matteo Gamerro, grazie a lui il "Telefono del vento" è stato riprodotto anche a Barone Canavese.

L’idea

È un’idea originaria del Giappone e che a Barone ha preso forma grazie al 43enne Matteo Gamerro. La storia di Matteo, affetto da sclerosi multipla dall'età di 19, ha qualcosa dell’incredibile: è un viaggiatore, uno scrittore, autore di diversi libri, e le sue imprese durante un viaggio di 1.200 chilometri lungo la Via dell'Angelo sono diventate un docufilm per dimostrare, citando il titolo stesso, che “sì può fare”.

Facendo delle ricerche sui nostri avi – ci ha raccontato Teresina, la madre di Matteo, che ha prestato la voce a Matteo in quanto lui non riesce più a parlare a causa della malattia - aveva scoperto dei drammi, dei traumi subiti dai nostri antenati fino alla settima generazione. Con l’aiuto di una psicoterapeutica, che segue la teoria della psicogenetica - che è un modello esplicativo in cui sono stabilite le relazioni tra la mente e l'origine dei processi evolutivi che si sviluppano nell'individuo – abbiamo approfondito il passato incontrando persone che avevano conosciuto questi antenati”.

“A distanza di anni – ha fatto sapere Teresina – il dolore che si portavano dentro era ancora molto vivo. A seguito di tutte queste considerazioni, il caso ha poi voluto che Matteo sentisse alla radio di questo “Telefono del vento” e decidesse di costruirne uno nei pressi di casa sua. I nostri amici volontari si sono attivati praticamente fin da subito. Hanno ricercato con lui e poi ripulito l’angolo di bosco individuato, poi l’amico falegname ha costruito la cabina ed abbiamo installato il telefono, che non è collegato ad alcuna linea terrena ovviamente: la sua funzione è quella di consegnare al vento i pensieri”.

Le testimonianze

Abbiamo con gioia constatato che nel corso di quest’anno vi sono stati molti passaggi, lo spirito del “Telefono del vento” è stato colto in pieno. A distanza di un anno, a settembre, abbiamo organizzato lì una serata intitolata “Parole e musica”. Sono stati letti poesie e brani, anche tratti dall’ultimo libro di Matteo “4 uguali”. Matteo aveva scoperto la scrittura verso il 2010 – ha spiegato Teresina – Per lui è una sorta di catarsi”. 

Teresina, la mamma di Matteo, intenta a leggere le toccanti dediche lasciate dai visitatori del "Telefono del vento" destinate a chi non è più tra noi.

Tra i messaggi ritrovati nel quaderno riposto all’interno della cabina – ha fatto sapere la mamma di Matteo – vi sono tantissimi  ringraziamenti rivolti a mio figlio per aver creato questo spazio dove poter scrivere dei loro cari che non ci sono più, nonché bellissime e toccanti dediche a chi non è più tra noi. Qualcuno ha avuto un’idea geniale ed ha installato, accanto a quello già esistente, un telefono giocattolo per dare la possibilità anche ai bambini di usare la cabina e poter salutare i nonni e lasciar loro messaggi. In pratica, si tratta di un angolo rilassante e le persone ci tornano molto volentieri”

Se entri nella cabina

“Non devi avere fretta”, come suggerisce Matteo, “devi poi alzare la cornetta e parlare con altri mondi ed altri spazi in una prospettiva unica e poetica che ti connetterà ai ricordi dei cari defunti. Siediti sullo sgabellino e rilassati: il resto verrà da sé”.

 

 

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