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28 Gennaio 2025 - 22:25
Donald Trump
Google Maps rinominerà il Golfo del Messico in “Golfo d’America” negli Stati Uniti, in linea con l’ordine esecutivo del presidente Donald Trump. Lo ha riportato il Guardian, sottolineando come al di fuori degli Stati Uniti la piattaforma mostrerà entrambi i nomi, mentre in Messico il nome resterà invariato. La misura si inserisce nell’ambito di una serie di modifiche toponomastiche sostenute dall’amministrazione Trump, che coinvolgono anche la cima dell’Alaska: la montagna più alta del Nord America, nota ufficialmente come Denali, verrà di nuovo indicata come Monte McKinley nelle mappe degli Stati Uniti.
In un post su X (ex Twitter), Google ha spiegato la propria posizione: “Abbiamo una prassi consolidata di applicare i cambiamenti di nome quando sono stati aggiornati dal governo ufficiale. Quando i nomi ufficiali variano tra i Paesi, gli utenti di Maps vedono il loro nome locale ufficiale. Tutti nel resto del mondo vedono entrambi i nomi. Ciò vale anche qui”.
La decisione di Google Maps di adeguarsi alle disposizioni emanate dalla Casa Bianca mette in luce una questione ricorrente: la geografia, spesso considerata una disciplina neutrale, può trasformarsi in terreno di confronto politico. Non è la prima volta, infatti, che governi influenti tentano di affermare una propria lettura storico-culturale attraverso la toponomastica.
Nel caso del Golfo del Messico (o “Golfo d’America”, come lo chiameranno negli Stati Uniti), il dibattito potrebbe riflettere non solo un atto di orgoglio nazionalista ma anche la volontà di lasciare un’impronta dell’attuale amministrazione su documenti e servizi di uso quotidiano. Allo stesso modo, la scelta di tornare a chiamare la montagna più alta del Nord America “Monte McKinley” negli USA – nonostante Denali sia il suo nome ufficiale per lo stato dell’Alaska e a livello federale dal 2015 – evidenzia come le decisioni politiche possano scavalcare la storia locale e la sensibilità degli abitanti di una regione.
È interessante notare come Google abbia voluto specificare che fuori dai confini statunitensi continuerà a mostrare entrambe le denominazioni. Questa soluzione sembra voler tutelare la credibilità del servizio in un contesto internazionale, pur assecondando le richieste delle autorità americane a livello nazionale. Resta da vedere quale sarà la reazione del pubblico, specialmente sui social, dove c’è chi critica tali interventi come un inopportuno tentativo di riscrivere la geografia a scopi politici.
In definitiva, l’aggiornamento di Google Maps solleva interrogativi sulla neutralità delle piattaforme digitali, sempre più influenzate da dinamiche politiche. I nomi dei luoghi non sono soltanto coordinate su una mappa, ma parte dell’identità collettiva di un popolo: cambiarli, in un contesto delicato come quello odierno, può innescare polemiche accese e aprire il dibattito sulla dimensione politica della cartografia.
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