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25 Gennaio 2025 - 18:21
Elon Musk
A Torino non ci si annoia mai, soprattutto quando si tratta di creatività artistica. Questa volta, sui muri della città sono comparsi manifesti gialli con una figura che non poteva passare inosservata: Elon Musk, il miliardario per eccellenza, colui che manda razzi nello spazio come se fossero cartoline e che decide le sorti del pianeta tra un tweet e un’espressione perplessa.
Solo che, in questa rappresentazione, il visionario di Tesla e SpaceX è stato immortalato con un fez in testa – sì, proprio il copricapo del Ventennio fascista – e con il braccio teso in un gesto che non ha bisogno di spiegazioni. Il tutto accompagnato dalla scritta: “O Marte o Morte”.
Per chi non avesse colto la citazione, è tratta dal geniale film satirico “Fascisti su Marte” di Corrado Guzzanti e Igor Skofic, che ironizza sull’assurdità del regime e sulle sue fantasie di conquista.
Ma mentre nel film tutto è volutamente grottesco, qui il confine tra parodia e realtà si fa sottile. Perché proprio Musk? Forse perché, tra un’acquisizione di social network e una lotta contro l’umanità in nome dell’intelligenza artificiale, il nostro imprenditore globale sembra sempre un passo più vicino a trasformare il pianeta (o Marte) nella sua personale startup.
Gli ignoti autori di questa piccola provocazione urbana hanno scelto di non firmarsi. Una decisione che apre a molte interpretazioni.
Sarà un omaggio ironico alle ambizioni spaziali di Musk, sempre più simili a un’epopea futurista? O forse una critica alle sue derive autoritarie? Del resto, il riferimento al gesto compiuto da Musk alla Capital One Arena di Washington, durante la cerimonia per l’insediamento di Donald Trump, non è casuale.
In quell’occasione, il saluto romano – pardon, un “malinteso gestuale”, come lo hanno chiamato i suoi fedelissimi – aveva già fatto il giro del mondo, scatenando indignazione e meme a non finire.
E così, Torino si è trasformata in una galleria a cielo aperto di satira politica. I passanti osservano, fotografano, commentano. Qualcuno ride, qualcun altro si scandalizza. “Elon Musk con il fez? Non mi stupisce. Se potesse, colonizzerebbe anche il passato,” ha detto un giovane studente di scienze politiche, mentre scattava una foto per Instagram. Un anziano, invece, scuote la testa: “Non capisco se questi qui lo stanno criticando o lo stanno celebrando. Ai miei tempi, le cose erano più chiare.”
In ogni caso, il messaggio dei manifesti sembra essere chiaro: Elon Musk è ormai un’icona globale, capace di suscitare ammirazione e repulsione con la stessa intensità. Ma il richiamo alla satira guzzantiana suggerisce che, forse, gli autori vogliono semplicemente ridicolizzare l’idea che un uomo, per quanto potente, possa ergersi a salvatore dell’umanità. Perché, diciamocelo, “O Marte o Morte” è un motto perfetto per chi vive nel mondo delle startup: o arrivi primo, o non esisti più.
Insomma, i manifesti hanno centrato il loro obiettivo: far parlare. E se c’è una cosa che Musk sa fare meglio di chiunque altro, è stare al centro dell’attenzione, anche quando non c’entra direttamente. Forse stavolta gli ignoti artisti di Torino hanno persino superato il maestro. Ma niente paura: basterà un tweet di Musk per ribaltare tutto e trasformare anche questa satira in una nuova opportunità di business. Magari un fez firmato Tesla?
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