Cerca

Attualità

L'indifferenza che uccide: l'Anpi ricorda le vittime della Shoah

Cerimonia al cimitero ebraico per il Giorno della Memoria. L’Anpi riflette su responsabilità collettive e individuali, tra passato e presente

Anpi al cimitero ebraico

Anpi al cimitero ebraico

Nel Giorno della Memoria, una delegazione dell’Anpi di Ivrea si è raccolta presso il cimitero ebraico per rendere omaggio alle vittime della Shoah. Una cerimonia semplice e composta, ma densa di significati, durante la quale il presidente Mario Beiletti ha sottolineato l’importanza di ricordare non solo la tragedia, ma anche le responsabilità che l’hanno resa possibile.

La parola centrale dell’intervento è stata "indifferenza".

«È questo non-sentimento – ha ricordato Beiletti – che ha isolato gli ebrei nel loro calvario, mentre le leggi razziali del 1938 venivano accolte senza reazioni significative.»Un’indifferenza che continua a essere simbolicamente ricordata accanto al Binario 21 della Stazione Centrale di Milano, da dove partirono le tradotte della deportazione.

La riflessione si è ampliata citando il celebre sermone del pastore Martin Niemöller, che descrive come il silenzio e l’apatia possano rendere complici anche coloro che non agiscono direttamente.

Le parole, spesso attribuite a Bertolt Brecht, hanno ricordato che l’assenza di reazione porta inevitabilmente all’isolamento totale: «Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare.»

Durante l’omaggio si è discusso anche del processo Eichmann, approfondito la sera precedente in un incontro con il professor Pier Paolo Portinaro. Quel processo, che ha portato alla definizione della “banalità del male” da parte di Hannah Arendt, ha mostrato come l’orrore possa radicarsi nell’obbedienza acritica, senza bisogno di mostruosità evidenti.

Anpi

Anpi

Beiletti ha infine sottolineato la necessità di vigilare sulle derive della società attuale, evidenziando come i Tribunali Internazionali, nati per garantire giustizia in casi di crimini contro l’umanità, siano oggi spesso osteggiati. Un esempio recente è stato il caso del libico Almasri, arrestato su mandato della Corte penale internazionale e rimpatriato dall’Italia in circostanze discusse.

«Sapremo riconoscere il momento in cui è necessario dire basta?», ha concluso Beiletti, rivolgendosi ai presenti davanti alle lapidi consunte dal tempo. Un interrogativo che non riguarda solo il passato, ma che richiama alla necessità di difendere i principi di democrazia, libertà e solidarietà sanciti dalla Costituzione.

Insomma, non si tratta solo di ricordare. Come ribadito dalla delegazione, il Giorno della Memoria è anche un invito a interrogarsi sulle proprie responsabilità di cittadini, per evitare che l’indifferenza di ieri si ripresenti in altre forme, oggi.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori