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Ambiente
23 Gennaio 2025 - 09:26
Greenpace "sgancia la bomba": in Piemonte, beviamo acqua avvelenata ogni giorno?
L'acqua, fonte di vita e risorsa preziosa, si trasforma in un veicolo di preoccupazione quando contaminata da sostanze pericolose come i PFAS. Un recente studio di Greenpeace ha acceso i riflettori su una realtà inquietante: la presenza pervasiva di questi composti chimici nell'acqua potabile in Italia, con il Piemonte tra le regioni più colpite. Ma cosa sono i PFAS e perché destano tanto allarme?
I PFAS, acronimo di sostanze perfluoroalchiliche, sono composti chimici utilizzati in una vasta gamma di prodotti industriali e di consumo grazie alle loro proprietà idrorepellenti e antiaderenti. Tuttavia, la loro struttura chimica li rende estremamente persistenti nell'ambiente e capaci di accumularsi nell'organismo umano. Le conseguenze per la salute sono preoccupanti: danni epatici, disturbi della tiroide, problemi di fertilità e un aumento del rischio di patologie oncologiche sono solo alcune delle criticità associate alla loro esposizione.
Tra settembre e ottobre 2024, Greenpeace ha analizzato 260 campioni di acqua potabile prelevati in 235 comuni italiani. I risultati, presentati a Roma, hanno rivelato che il 79% dei campioni conteneva PFAS. In Piemonte, le situazioni più critiche sono state riscontrate a Bussoleno, nel Novarese e nell'Alessandrino. La mappa della contaminazione evidenzia una significativa presenza di PFOA, TFA e PFOS, composti noti per la loro pericolosità.
Le cause di questa contaminazione sono molteplici: scarichi industriali non trattati adeguatamente, utilizzo di prodotti contenenti PFAS e una gestione inefficace delle risorse idriche. Questi fattori hanno trasformato alcune aree del Piemonte in veri e propri epicentri della crisi ambientale legata ai PFAS.
Qualità dell'acqua in Piemonte
Non è la prima volta che Greenpeace solleva il problema. Già nel 2023, l'organizzazione aveva presentato esposti alle procure di Torino, Ivrea, Alessandria e Novara, accusando le autorità regionali di gestione inadeguata e sottovalutazione del problema. Gli esposti chiedono di verificare reati di disastro ambientale e omissione di atti d'ufficio, puntando il dito contro il mancato rispetto della normativa sull'accesso agli atti e la mancanza di trasparenza.
Le istituzioni piemontesi, dal canto loro, hanno dichiarato di aver intensificato i controlli e avviato progetti di monitoraggio ambientale. Tuttavia, secondo Greenpeace, le misure adottate finora non sono sufficienti a contrastare un problema così radicato e complesso.
Il Piemonte non è un caso isolato. L'indagine di Greenpeace ha messo in luce una contaminazione diffusa in quasi tutte le regioni del centro-nord e in Sardegna. Milano, ad esempio, ha registrato livelli elevati di PFAS in molti campioni prelevati. L'unica regione che sembra esente da contaminazione è la Valle d'Aosta, ma ciò non riduce la portata del problema a livello nazionale.
I PFAS rappresentano una sfida ambientale e sanitaria su scala globale. La loro presenza nell'acqua potabile sottolinea l'urgenza di interventi strutturali e politiche preventive per tutelare la salute pubblica.
La battaglia contro i PFAS richiede un approccio integrato che coinvolga istituzioni, cittadini e industria. La prevenzione passa attraverso:
Maggior consapevolezza dei rischi da parte della popolazione.
Adozione di tecnologie più sicure nei processi produttivi industriali.
Monitoraggio costante della qualità dell'acqua.
Trasparenza e accesso alle informazioni per garantire la fiducia dei cittadini.
A livello locale, ARPA Piemonte gestisce una rete di monitoraggio che copre 598 corpi idrici fluviali e 37 lacustri, classificandoli in base allo stato ecologico e chimico. Tuttavia, è necessario intensificare gli sforzi per garantire la salvaguardia delle risorse idriche.
La contaminazione da PFAS è un problema complesso, ma affrontabile. Con una strategia condivisa e interventi decisi, è possibile ridurre l’impatto di queste sostanze e garantire un futuro più sicuro e sostenibile. Il Piemonte, così come il resto d’Italia, deve cogliere questa sfida come un’opportunità per ripensare la gestione delle risorse idriche e rafforzare la tutela della salute pubblica. La posta in gioco è alta: è in gioco la salute delle generazioni future.
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