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Per chi suona la campana
19 Gennaio 2025 - 02:05
Don Marco Ghiazza, parroco di Volpiano
La Conferenza episcopale piemontese (CEP) ha nominato, nella sua ultima riunione in cui ha messo in guardia dalle attività dell'ex prete don Alessandro Minutella, il parroco di Volpiano, don Marco Ghiazza, assistente regionale del settore adulti dell'Azione Cattolica per un quinquennio. L'incarico si aggiunge a quello di consigliere spirituale delle Acli provinciali di Torino e di collaboratore della delegazione regionale del gruppo su fede e politica.
La notizia ha suscitato vari commenti fra i parrocchiani volpianesi, preoccupati che i tanti impegni privino la parrocchia del tempo dedicato da don Marco alle cure pastorali.
Certamente, il nuovo incarico prelude ad altri, forse ancor più prestigiosi, e mette in luce la stima di cui gode nelle gerarchie dell'arcidiocesi di Torino.
Don Marco è un prete assai simpatico: suona il trombone nella banda musicale e a Carnevale si veste da antico romano, soffiando e marciando con il suo strumento.
Qualcuno dice che egli appartenga a una corrente, o a una cordata, denominata «Il patto delle catacombe», riferimento a quello che fu firmato da alcuni vescovi, soprattutto latino-americani, pochi giorni prima della fine del Concilio Vaticano II, e di cui faceva parte anche il compianto monsignor Luigi Bettazzi. Il nuovo patto, rinnovato nel 2015, vuole, come l'antico, una Chiesa «serva e povera» e riunisce preti e laici orientati verso una riforma radicale dell'apparato ecclesiastico.
Secondo alcuni, sarebbe però anche una specie di «massoneria clericale di sinistra», un po' come lo era la misteriosa Opus Angeli, il cui capo occulto era monsignor Helder Camara, arcivescovo di Recife in Brasile e uno dei firmatari del «patto delle catacombe» del 1965.
All'inizio del suo ministero, don Marco ebbe l'onore delle cronache per aver messo in luce i presunti debiti lasciatigli dal suo predecessore, don Claudio Bertero, ma la vicenda, finita sui giornali, non si sa come si sia conclusa, anche se si sussurra che sia stata sopita e poi troncata dall'intervento della Curia.
A don Bertero, che alcuni fedeli rimpiangono per il suo attivismo, si deve, fra le sue altre opere, l'edificazione, davanti alla chiesa parrocchiale, di una statua di San Giovanni Paolo II, di cui era devotissimo, e che fu inaugurata e solennemente benedetta dal vescovo di Alba, monsignor Marco Brunetti, nel 2017.
Oggi, ai piedi della statua, invece dei fiori, crescono le erbacce, e sul fronte della casa parrocchiale sventola una bandiera che non è certo quella della Santa Sede e che avvolge pure uno dei confessionali della chiesa. Piccoli segni (ma la Chiesa vive di simboli) che raccontano come l'uniformità – non di sensibilità o carattere, ma teologica e culturale – del clero cattolico sia ormai un ricordo del passato.
Basterebbe leggere, in tal senso, un libro esemplare di qualche anno fa: La fede dei preti del sociologo Giuseppe Bonazzi, con postfazione dell'allora don Roberto Repole, edizioni Rosemberg e Sellier. Un'indagine che dimostra come i preti della diocesi di Torino, su questioni fondamentali come la risurrezione di Cristo, la Presenza reale, il Magistero, l'aborto, l'omosessualità, ecc., la pensino non in modo diverso – in dubiis libertas – ma radicalmente opposto. Non più quindi in necessariis unitas, ma tot capita, tot sententiae.
* Frà Martino
Chi è Fra Martino? Un parroco? Un esperto di chiesa? Uno che origlia? Uno che si diverte è basta? Che si tratti di uno pseudonimo è chiaro, così com’è chiaro che ha deciso di fare suonare le campane tutte le domeniche... Ci racconta di vescovi, preti e cardinali fin dentro ai loro più reconditi segreti. E non è una santa messa ma di sicuro una gran bella messa, Amen
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