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17 Gennaio 2025 - 16:04
L’Associazione Aranceri a Piedi, presieduta da Alberto Perro, che riunisce tutte le squadre protagoniste della spettacolare battaglia delle arance dello Storico Carnevale di Ivrea, ha deciso di proteggere con il pugno di ferro i propri simboli. I loghi, le insegne, gli stemmi e ogni elemento identificativo delle squadre – dall’Asso di Picche alla Pantera Nera, passando per i Tuchini del Borghetto e gli Scorpioni d’Arduino – sono stati registrati come marchi, conferendo all’Associazione il diritto esclusivo di utilizzarli e di autorizzarne l’uso a terzi.
La produzione di qualsiasi oggetto che utilizzi riferimenti alle squadre dovrà passare al vaglio dell’Associazione e delle squadre stesse.
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Insomma per chi sperava di poter fare come ha sempre fatto, da decenni, di cavalcare l’entusiasmo del Carnevale per vendere felpe, sciarpe o gadget, arriva ora una stretta: “L’Associazione ha il compito di impedire che qualunque soggetto, pubblico o privato, utilizzi immagini e riferimenti alle squadre per qualunque fine pubblicitario,” si legge nel comunicato ufficiale.
La procedura prevede che i produttori interessati sottopongano un prototipo alla valutazione dell’Associazione, che si riserva di decidere chi può o meno usare i simboli. Un passo che l’organizzazione definisce necessario per tutelare l’identità delle squadre e la qualità dei prodotti legati alla manifestazione. “Ci poniamo in un atteggiamento collaborativo,” rassicura il comunicato, ma resta da vedere quanto sarà semplice ottenere il nulla osta per continuare a produrre i beni più richiesti dal pubblico.
Tra i primi a sentirsi colpiti da questa decisione ci sono le sarte locali, che da anni confezionano felpe e accessori ispirati ai colori e ai simboli delle squadre, talvolta personalizzati su richiesta. Questi piccoli laboratori artigianali, spesso a conduzione familiare, si ritrovano ora a dover fare i conti con nuove restrizioni.
“Se non ci lasciano utilizzare i loghi, rischiamo di perdere gran parte della clientela o addirittura di chiudere...” commenta una di loro, preferendo restare anonima.
Non mancano i dubbi anche tra i cittadini e gli appassionati del Carnevale: è giusto vincolare simboli che appartengono alla storia e alla tradizione collettiva della città a un uso esclusivamente controllato?
“Questa decisione protegge il Carnevale o lo allontana dalla sua comunità?” si chiede qualcuno.
Dietro la tutela legale c’è sicuramente l’intento di evitare che i marchi vengano sfruttati da chiunque per scopi commerciali o speculativi. Tuttavia, la misura rischia di essere percepita come un tentativo di monopolizzare un patrimonio culturale condiviso, lasciando fuori chi ha contribuito negli anni a mantenere viva la tradizione attraverso l’artigianato e la creatività.
Insomma se l'obiettivo era tenere fuori i "cinesi" o le produzioni industriali è un conto, fa sorridere se si finisce con il pestare i piedi per pochi euro.
"Se le sarte producono felpe senza loghi o simboli specifici ma con colori e stili generici ispirati alle squadre - ci dice un legale - non violano il diritto di marchio. Il problema sta nell'inclusione di qualsiasi elemento identificativo delle squadre (loghi, stemmi, scritte, immagini). Il mio consiglio? Confezionare felpe, magliette e altro senza toppe...".
Tra le pieghe di questa decisione si intravede anche un tema più ampio: il rapporto tra tradizione e modernità, tra tutela e apertura. Riusciranno le squadre degli Aranceri a trovare il giusto equilibrio, senza trasformare il Carnevale in una questione di diritti d’autore? Boh!
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