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Silvia e Marco: due eroi al centralino dell'ospedale di Chivasso

Sono un esempio di come nonostante le difficoltà non ci si debba arrendere e ci mostrano come è possibile essere autonomi e felici anche con un handicap perché la vita merita di essere vissuta, sempre, completamente!

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Marco e Silvia al lavoro

Sarà capitato a tanti di noi, se non a tutti, di aver chiamato almeno una volta il centralino dell'ospedale di Chivasso per un'informazione su un esame da prenotare o già prenotato, per poter parlare con il medico di un reparto o per chiedere notizie su un proprio caro ricoverato. Bene, sicuramente non ci saremo accorti se ci ha risposto un operatore normovedente o non vedente. Sì, perché ogni giorno al centralino del nostro nosocomio rispondono due giovani, una ragazza e un ragazzo, ciechi. Abbiamo incontrato Patrizia Segato, educatrice e orientatrice per i Servizi al Lavoro di CampusLab, che ha condiviso con noi la loro storia.

“Io che ho avuto il privilegio di vederli e, soprattutto, sentirli all'opera, sono rimasta colpita dalla loro professionalità e dalla dimestichezza con cui utilizzano gli strumenti messi a disposizione dalla Direzione, che gli permettono di svolgere al meglio una professione delicata e che richiede prontezza e precisione” – ha iniziato a spiegare. “Ma voglio raccontarvi meglio la storia di questi due eroi della vita. Si chiamano Silvia e Marco e hanno rispettivamente 27 e 25 anni. Entrambi fanno parte di Apri (Associazione Pro Retinopatici Ipovedenti), che, insieme a CampusLab (Agenzia per i Servizi al Lavoro), li ha supportati nella formazione per accedere alla professione, e alla quale fanno affidamento per diverse attività sportive e sociali”.

Marco

Questo percorso di inserimento lavorativo è stato reso possibile grazie al progetto DiversInsieme, finanziato dalla Regione Piemonte attraverso il Fondo Regionale Disabili. CampusLab, capofila del progetto in collaborazione con Apri, si impegna a favorire l'inclusione socio-lavorativa di persone con disabilità, garantendo opportunità concrete e sostenibili.

Ma come sono arrivati Silvia e Marco a questo risultato?

“Silvia, all'età di 18 anni, ha iniziato ad avere sintomi di malessere intenso, che l'hanno costretta a fare accertamenti. La diagnosi è stata terribile: un tumore al cervello che si appoggiava sui nervi ottici e metteva in pericolo non solo la sua vista, ma anche la sua vita” – racconta Patrizia. “Dopo due interventi, entrambi riusciti, la sua vista si è gradualmente spenta. In un momento di disperazione, ha chiamato Apri dicendo: ‘Io non ci vedo e ho bisogno di aiuto’. Da lì è iniziato il suo viaggio di rinascita. Ha reimparato a muoversi, truccarsi, usare il pc e gestire le chiamate al centralino. Ora vive con il fidanzato, frequenta amici e parenti e ha un lavoro che le garantisce autonomia economica. È una persona vitale, ironica e intelligente. Quando ci siamo salutate, mi ha chiesto se volevo un abbraccio... ed era proprio ciò di cui avevo bisogno”.

Silvia

La storia di Marco è diversa: nato prematuro a 25 settimane, ha affrontato la cecità e problemi motori dovuti alla rigidità muscolare. “Ha studiato lingue, suona la chitarra e si è formato come centralinista grazie a Enaip e CampusLab. Oggi, con una tastiera braille, gestisce il centralino con professionalità. È un esempio di determinazione e di come si possa vivere pienamente nonostante le difficoltà”, prosegue Patrizia.

Patrizia conclude con un messaggio importante: “Non voglio suscitare compassione, ma mettere in luce la forza di due persone che non si sono mai arrese. Silvia e Marco ci dimostrano che la vita merita di essere vissuta, sempre e comunque”.

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