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15 Gennaio 2025 - 21:41
Scomuniche e sospensioni: il caso "Minutella e fra Celestino" scuote la Chiesa piemontese
I vescovi piemontesi prendono posizione sull'attività di Alessandro Maria Minutella e fra Celestino della Croce, che, pur senza titolo, portano avanti servizi religiosi. Il caso è stato uno dei temi dell'assemblea della Conferenza episcopale di Piemonte e Valle d'Aosta, al termine della quale è stata diffusa una nota in cui i vescovi riferiscono che Minutella e fra Celestino della Croce (don Pietro Follador), pur essendo stati, il primo scomunicato nel 2018 e dimesso dallo stato clericale nel gennaio 2022, e il secondo sospeso dal vescovo nel 2023, "nelle scorse settimane hanno inaugurato e 'benedetto' un centro denominato Casa Betania a Savigliano (Torino) e hanno svolto e svolgono celebrazioni e attività di predicazione anche in altri luoghi nelle nostre diocesi".
Minutella, sacerdote a Palermo, aveva creato la comunità Piccola Nazareth a Carini e si era scagliato contro la chiesa di Papa Francesco e l'arcivescovo di Palermo Corrado Lorefice, che ne aveva dichiarato la scomunica "per il delitto di eresia e per il delitto di scisma". Follador aveva ricevuto la sospensione dal vescovo di Patti (Messina), Guglielmo Giombanco, "a motivo dei suoi continui atteggiamenti pubblici di non comunione con la Chiesa Cattolica, con il Santo Padre Francesco e con il Vescovo diocesano, senza manifestare alcun segno di ravvedimento".
Minutella, sacerdote a Palermo, aveva creato la comunità Piccola Nazareth
"Pur ritenendosi il 'piccolo resto cattolico' (gruppo fondato da Minutella, ndr) - precisa la nota -, né il signor Minutella, né i sacerdoti o i consacrati e le consacrate che con lui agiscono, sono in comunione con la Chiesa cattolica, il Papa e i vescovi: di conseguenza, non sono autorizzati a presiedere o animare celebrazioni dei sacramenti o altre funzioni liturgiche, così come non è loro permesso di tenere predicazioni o incontri di catechesi. Inoltre, quelli tra loro che sono sacerdoti non possono assolvere validamente dai peccati nel caso in cui fossero stati privati della debita facoltà, eccetto il caso di pericolo di morte".
I vescovi della Cep auspicano dunque che, "non solo i sacerdoti, i diaconi, i consacrati e le consacrate, ma anche tutti i fedeli e le fedeli delle nostre Diocesi possano essere consapevoli del pericolo che corrono seguendo insegnamenti che non hanno fondamento, e soprattutto aderendo e partecipando a queste e simili manifestazioni e celebrazioni che feriscono la comunione ecclesiale".
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