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Silvio Viale alle colleghe: "Tornate a fare le casalinghe"

Il ginecologo e consigliere di +Europa scatena la polemica con una frase sessista. L’Aula insorge, le consigliere abbandonano, e Viale si difende: «Non sono sessista, era una battuta»

Silvio Viale

Silvio Viale

Il ginecologo e consigliere comunale di +Europa e Radicali, Silvio Viale, ci ricasca. Questa volta è bastata una frase, «Se l’antipatia personale supera la questione politica, avete sbagliato lavoro. Tornate nei vostri quartieri a fare le casalinghe», per far saltare i nervi all’intera Sala Rossa. L’uscita di Viale, destinata a lasciare il segno, ha provocato un vero e proprio terremoto politico, con accuse di sessismo da ogni angolo del Consiglio comunale.

La consigliera del Pd, Ludovica Cioria, ha bollato le parole di Viale come «un inaccettabile doppio insulto», sottolineando come l’attacco non solo denigri le sue colleghe, ma anche tutte le donne impegnate nel lavoro domestico. A rincarare la dose ci ha pensato l’assessore al Welfare, Jacopo Rosatelli, definendo l’espressione «sessista e inaccettabile» e invitando il consigliere a chiedere scusa.

Silvio Viale

Non è bastata la sospensione della seduta, decisa dopo l’abbandono dell’Aula da parte della maggioranza e delle consigliere del M5S, per spegnere la polemica. La frase incriminata è nata durante una discussione su una delibera legata al gruppo delle donne migranti della Consulta femminile, quando Viale ha accusato Elena Apollonio, capogruppo di Demos, di aver «scopiazzato» un documento firmato da lui.

Secondo la ricostruzione di Cioria, Viale aveva già cominciato a distribuire appellativi poco lusinghieri a tutte le colleghe, per poi colpire con la battuta sulle casalinghe. L’intervento di Apollonio è stato durissimo: «È un’uscita inaccettabile che condanniamo e per cui pretendiamo scuse pubbliche. Tentare di zittire le donne è una pratica ancora in voga».

«Al massimo devo chiedere scusa alle casalinghe. Per me essere una casalinga non è un’offesa, mia moglie lo è. Non sono sessista, era una battuta».

Come spesso accade, Viale ha cercato di ridimensionare l’accaduto, ma il suo tentativo non ha fatto altro che peggiorare la situazione: «Al massimo devo chiedere scusa alle casalinghe. Per me essere una casalinga non è un’offesa, mia moglie lo è. Non sono sessista, era una battuta». E ha aggiunto che il suo intento era semplicemente sottolineare che il Consiglio non è il luogo per attacchi personali.

Secondo Sara Diena, capogruppo di Sinistra Ecologista, l’episodio è solo l’ennesima dimostrazione di un problema più ampio: «Il personale è politico, e contro chi urla serve più di una regolamentazione. Cambiare il regolamento sarebbe un primo passo». Le fa eco Rosatelli, che rilancia l’idea di un codice di comportamento in Consiglio: «L’episodio dimostra che occorre costruire le condizioni per una crescita collettiva anche nelle istituzioni rappresentative».

La polemica ha riportato in auge una discussione nata dopo le accuse di molestie avanzate da alcune consigliere ai colleghi della Circoscrizione Due. Questa volta, il dibattito si sposta sulla necessità di un codice etico o di corsi di formazione obbligatori per garantire un linguaggio rispettoso nelle istituzioni.

Silvio Viale, però, non sembra intenzionato a scusarsi davvero. La sua difesa si riduce a un ulteriore paradosso: «Le critiche erano personali, non politiche». Una dichiarazione che, a detta di molti, riassume perfettamente lo spirito di una giornata in cui la politica ha ceduto il passo alle polemiche sterili.

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