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13 Gennaio 2025 - 23:04
Ilaria Cucchi
C’è chi si piega al dolore e chi, come Ilaria Cucchi, lo trasforma in una forza inarrestabile. Da quel maledetto 22 ottobre 2009, giorno in cui suo fratello Stefano perse la vita in circostanze drammatiche e sconvolgenti mentre si trovava sotto la custodia dello Stato, Ilaria ha scelto di non rimanere in silenzio. La sua è diventata una battaglia non solo per la verità su Stefano, ma per tutte le persone che si trovano a lottare contro un sistema che spesso sembra dimenticare il significato stesso di giustizia e dignità umana.
"Quello che è successo a Ramy Elgaml nel quartiere Corvetto di Milano è semplicemente la sua morte avvenuta la notte del 24 novembre scorso. La Magistratura deve essere libera di fare il suo corso..." commenta ed è un modo per ricordare l’importanza di lasciare spazio alla giustizia e, al contempo, di rispettare il lutto della famiglia.
Un dolore che lei conosce bene, come sottolinea con una frase che non lascia spazio a interpretazioni: "Questi loro giorni sono stati i miei di 15 anni fa."
Ilaria ha raccontato cosa significhi affrontare una perdita così devastante, accompagnata dalla consapevolezza di essere soli contro un sistema che spesso sembra voltarsi dall’altra parte.
"Ho denunciato in solitudine l’obbrobrio dei depistaggi che atti, conversazioni registrate, testimonianze e video documentano." Parole che pesano come macigni, pronunciate da chi ha imparato a combattere contro l’indifferenza e la mancanza di trasparenza.
In una riflessione che si intreccia con la propria esperienza personale, Ilaria ricorda l’importanza di manifestare, ma di farlo sempre nel rispetto della legalità e della dignità.
"‘Protestate, manifestate ma non fate casino’, è stato costretto a chiedere disperatamente il padre rivolgendosi alla stampa oggi."
Un appello che, nella sua semplicità, racchiude tutta la sofferenza e la compostezza di chi è stato travolto da un dolore inimmaginabile.
"I gravi atti di violenza durante le manifestazioni di protesta per la morte di Ramy sono da condannare senza se e senza ma. Ritengo sciacalli e criminali coloro che usano la violenza, di qualsiasi tipo sia, approfittando dell’immane tragedia che ha distrutto quella famiglia."
Nonostante la ferma condanna, Ilaria ribadisce il suo sostegno ai ragazzi che scendono in piazza per rivendicare i propri diritti. "Provo tanto dolore di fronte alle immagini di ieri di Bologna e Roma, tutta la mia solidarietà agli agenti feriti. Sono e sarò sempre a fianco di tutti quei ragazzi che protestano e rivendicano i propri diritti; per questo, non voglio che vengano oscurate le richieste di giustizia delle comunità che sono scese in piazza."
Un messaggio di speranza, ma anche di responsabilità, rivolto a chi lotta per un mondo più giusto.
***
Ilaria Cucchi, nata a Roma nel 1974, è una delle voci più significative del panorama italiano in materia di diritti umani. Dopo la tragica morte di suo fratello Stefano, ha dedicato la sua vita alla lotta per la verità e la giustizia, sfidando l’indifferenza e l’ostilità di un sistema che inizialmente ha cercato di insabbiare le responsabilità dietro il decesso del giovane geometra romano. Grazie alla sua determinazione, Ilaria è riuscita a ottenere una sentenza storica: due carabinieri condannati per omicidio preterintenzionale. Ma il suo impegno non si è fermato lì. Ha fondato l’Associazione Stefano Cucchi, che si occupa di tutelare i diritti umani, e si è battuta per l’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. Nel 2022 è stata eletta senatrice con l’Alleanza Verdi e Sinistra, portando le sue battaglie direttamente nelle istituzioni.
Dietro la figura pubblica, c’è una donna che ha pagato un prezzo altissimo per il suo coraggio.
"Gli insulti che mi vengono rivolti sui social per la mia dura presa di posizione di oggi assomigliano tanto a quelli ricevuti da sempre per le mie battaglie. Gli haters non pensano. Scrivono."
Eppure, Ilaria non si è mai arresa: "Non abbandonerò la mia strada fino a che mi sarà consentito percorrerla."
Il nome di Ilaria Cucchi è ormai indissolubilmente legato alla lotta per i diritti umani e per una giustizia che non si pieghi ai potenti. Il suo appello, che ieri si è levato ancora una volta con forza, non riguarda solo la vicenda di Ramy Elgaml, ma tutte quelle storie che rischiano di finire nell’ombra. Ilaria è il simbolo di una resistenza che non cede al compromesso, una voce che continua a ricordarci quanto sia importante restare umani anche di fronte al dolore più grande. "La giustizia non è un privilegio, è un diritto. E io non smetterò mai di lottare per questo."
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