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Qualcosa di sinistra
13 Gennaio 2025 - 12:02
Hundertwasserhaus
Per superare in modo definitivo il degrado dei fabbricati popolari di via Foglizzo e via don Gnocchi la soluzione c’è: abbattere le quattro palazzine e ricostruirle in un contesto del tutto differente. L’idea di demolire il complesso residenziale costruito nei primi anni Ottanta e che, fin da subito, ha mostrato tutti i difetti dell’edilizia a basso costo, è stata avanzata dalla sindaca in un’intervista comparsa sul quotidiano torinese nel dicembre scorso.
Via Artom, Torino
Per la rinascita si prenderebbe a modello il recupero urbano di via Artom, attuato dal Comune di Torino per riqualificare i prefabbricati costruiti negli anni Sessanta. «Nell’area ERP di via Artom – si legge in una tesi di dottorato del Politecnico di Torino – si optò per un intervento di manutenzione straordinaria degli spazi aperti e di sei degli otto blocchi residenziali. I restanti due edifici furono invece demoliti, un’operazione che assunse un enorme valore simbolico per il quartiere e non solo». Nel corso dei lavori si mantenne un «costante confronto con gli abitanti». Il tema è appassionante e la soluzione potrebbe apparire temeraria.
Del degrado d’interi quartieri popolari abbiamo numerosi esempi, soprattutto nelle periferie delle nostre città più grandi. Un destino inevitabile? No, non è sempre così.
Quasi coevo alla riqualificazione di via Artom è il fantasioso e coloratissimo esperimento viennese, noto in tutto il mondo, Hundertwasserhaus (casa di Hundertwasser), un complesso di alloggi popolari costruiti nel 1986 a Vienna dall’architetto Josef Krawina e dall’artista Friedensreich Hundertwasser. Fin dagli anni Venti del Novecento, la città di Vienna s’interessò di edilizia sociale, realizzando grandi complessi residenziali che assicurassero buone condizioni di vita a costi contenuti. Un esempio per tutti: il noto Karl-Marx-Hof, con i suoi 1.272 appartamenti su una superficie complessiva di 156 mila metri quadri.
Sessant’anni dopo la costruzione del primo complesso di edilizia popolare a Vienna, Krawina e Hundertwasservennero incaricati dal consiglio comunale della capitale austriaca di elaborare un progetto pilota di edilizia popolare ecologica. Non se ne può dar conto qui, ma il risultato è a dir poco stupefacente, un complesso edilizio «divertente», direi visionario.
Oggi il Comune di Vienna (2 milioni di abitanti) possiede 220 mila appartamenti e il 62 per cento dei residenti vive in alloggi popolari: con l’offerta di case pubbliche ad affitto calmierato e a contratti indeterminati, ha condizionato il mercato immobiliare (nel complesso quasi la metà della popolazione è in affitto), dando luogo a un reale mix sociale.
Nei progetti viennesi, però, vi è anche la costruzione di una città satellite, Seestaldt-Aspern, già in parte edificata: a regime ospiterà 25 mila abitanti. Collocata in una landa vuota (un ex aeroporto) e costruita intorno ad un lago artificiale, pare fatichi a trovare una propria identità. Insomma, una cornice urbana per quanti cercano rapporti di vicinato, ben lontana però dal vivace ambiente cosmopolita della metropoli viennese.
C’è da studiarci un po’.
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