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Qualcosa di sinistra
26 Novembre 2024 - 09:16
Facciata della Manifattura Tabacchi. Photo by www.artribune.com
In questi giorni, l’Agenzia del Demanio ha presentato il progetto vincitore del concorso internazionale per la riqualificazione della ex Manifattura Tabacchi.
Collocata nel quartiere Regio Parco, a metà del Settecento la fabbrica per la produzione del tabacco prese il posto della grande dimora sabauda con annesso parco destinata a luogo di «delizie», poi decaduta in seguito all’assedio dei francesi. I basamenti in granito che delimitano la piazza Abba, separata dalla Manifattura dalla via Regio Parco, sono lì a ricordarci l’antico palazzo del Viboccone. La cortina su via Regio Parco è ciò che resta di originario della Manifattura, intorno alla quale crebbe il borgo omonimo. Vi si produssero sigari, trinciato da pipa e sigarette.
La manodopera fu a prevalenza femminile, le sigaraie appunto; bombardata nel 1943 riportando lievi danni, nella fabbrica si organizzò un nucleo di Resistenza. Nell’immediato dopoguerra, lo stabilimento occupò 1500 dipendenti; progressivamente vennero dismesse le produzioni: una lenta agonia che culminò nel 1996 con la cessazione di ogni attività.
L’area interessata dall’intervento oggetto del concorso internazionale, delimitata dal Po e dalla confluenza Stura-Po, è pari a 46 mila metri quadri sulla quale tutt’ora insistono 25 fabbricati di cui 6 sottoposti a tutela monumentale; nelle immediate vicinanze è presente una fabbrica d’isolanti inattiva da anni e il vivaio comunale. Dopo diversi tentativi di vendita andati a vuoto, quello della Manifattura sembra destinato ad essere uno dei principali interventi di rigenerazione urbana, ma cruciali sono i collegamenti, resi possibili con la realizzazione della metro 2.
Della soluzione progettuale, ai committenti è piaciuta «la connessione paesaggistica con la natura circostante rappresentata da una nuova rete di percorsi immersi nel verde e da un forte legame con l’area fluviale». Cambierà lo sguardo sull’area: sarà interrotta la continuità sulla via Regio Parco, creando un varco nel muro di recinzione; la vecchia ciminiera invece sarà conservata, un segno forte del passato industriale. Chissà se piacerà ai torinesi.
Le destinazioni sono già definite: un polo culturale che includa un centro universitario e uno archivistico per i Ministeri della cultura e della giustizia. I due nuovi complessi destinati agli archivi saranno uniti da uno spazio coperto con funzione aggregativa, forse con aree espositive. Intanto, per poter procedere a bonifiche e demolizioni, sono stati stanziati 15 milioni di euro.
Per le grandi aree industriali dismesse, preda del degrado, Torino sta cercando un altro destino. La rigenerazione urbana, vale a dire i programmi di recupero e riqualificazione del patrimonio immobiliare alla scala urbana che puntano a garantire qualità e sicurezza dell’abitare sia dal punto di vista sociale sia ambientale, è un tema cruciale nelle città metropolitane.
Come avrebbe detto Bastiano, il barista di Ceccano, un personaggio inventato da Nino Manfredi e portato sul piccolo schermo nel 1959, per la Manifattura Tabacchi «fusse che fusse la vorta bbona».
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