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13 Gennaio 2025 - 11:41
Rori Sforza
“I piccoli comuni possono davvero rinascere, ma solo se si adotta una visione coraggiosa e concreta: la fusione. Continuare a credere in soluzioni assistenzialistiche è un’illusione che non porta a nulla di duraturo”, così Rori Sforza, presidente di OltreStura Futura e coordinatrice FCCN per Piemonte e Liguria, interviene sulla questione del mancato finanziamento ai piccoli comuni, una decisione che sta generando malumori tra i sindaci e preoccupazioni per il futuro dei territori.
Il dibattito nasce dal mancato arrivo di fondi promessi negli anni precedenti. Sforza, nel suo intervento, ha voluto ripercorrere le principali tappe legislative di questa vicenda. La legge 158 del 2017, emanata per introdurre misure urgenti a sostegno dei piccoli comuni, rappresentava un primo passo verso il riconoscimento delle difficoltà che queste realtà affrontano quotidianamente. Successivamente, il Decreto Lamorgese del 2020 ha definito i criteri di accesso ai fondi, ma è stato solo con il DPCM del 2022, firmato dall’allora presidente del Consiglio Mario Draghi, che si era preannunciata l’erogazione degli stanziamenti per gli anni successivi. Oggi, quegli stessi fondi sono stati negati, lasciando le amministrazioni locali nell’incertezza.
Sforza, però, non si limita a evidenziare il problema: critica apertamente la logica che ha ispirato queste leggi.
“Questi finanziamenti non hanno mai avuto la possibilità di risolvere i problemi strutturali dei piccoli comuni. Un contributo statale di poche decine di migliaia di euro è del tutto insufficiente a contrastare fenomeni complessi come il basso indice di occupazione e lo spopolamento delle aree interne”.
Secondo la presidente di OltreStura Futura, è necessario un cambio di paradigma, abbandonando interventi palliativi per abbracciare soluzioni strutturali e a lungo termine.
Tra queste, la fusione dei piccoli comuni emerge come la proposta più concreta e rivoluzionaria. Sforza sottolinea che il processo di fusione non solo garantisce incentivi finanziari significativi, ma offre anche una nuova efficienza gestionale che sarebbe impossibile da ottenere mantenendo l’attuale frammentazione.
“Un caso emblematico è quello dell’Unione Montana della Val Chisone e Germanasca, che oggi conta 17.550 abitanti e ben 14 sindaci, con una spesa annuale di circa 800.000 euro solo per sindaci e segretari comunali. Trasformando questa unione in un Comune Unico, i costi per l’erario si ridurrebbero drasticamente a un decimo dell’attuale, con un incentivo di 2 milioni di euro all’anno per i successivi 15 anni. Queste somme, gestite con una visione unica e coordinata, potrebbero davvero invertire il processo di spopolamento, rilanciare l’economia locale e aumentare i tassi di occupazione”.
L’efficacia di queste fusioni è già stata dimostrata in altri territori. “Nessuno dei sindaci che ha guidato un processo di fusione si è mai pentito della scelta. Al contrario, i cittadini hanno generalmente riconfermato la fiducia nei confronti di quegli amministratori che hanno avuto il coraggio di proporre soluzioni innovative. Questo è il segno che, se adeguatamente informati, i cittadini comprendono i vantaggi di una gestione unificata e votano per il cambiamento”.
Il Piemonte rappresenta uno degli epicentri di questa emergenza, con 940 comuni sotto i 3000 abitanti, di cui ben 570 con meno di 1000 abitanti. Addirittura, 31 comuni piemontesi contano meno di 100 residenti. “Questi numeri parlano da soli. È evidente che l’attuale frammentazione amministrativa non è sostenibile né dal punto di vista economico né da quello gestionale”, spiega Sforza.
La proposta di OltreStura Futura non si limita però a sollecitare i sindaci. Sforza ha infatti chiamato in causa la Regione Piemonte, invitandola a giocare un ruolo attivo nella promozione delle fusioni. “La Regione potrebbe avviare un piano strategico per incentivare queste trasformazioni. L’esperienza dimostra che le Unioni tra piccoli comuni, prive di risorse da condividere, non funzionano. Continuare a sostenerle significa ignorare la realtà e agire in cattiva fede”.
Rori Sforza vuole rassicurare chi teme che le fusioni possano cancellare l’identità locale.
“Con la fusione non muore alcun comune. Al contrario, le comunità rinascono, mantenendo nomi, tradizioni e usanze, che diventano parte integrante del nuovo comune unico. È una rinascita, non una perdita”.
Infine, lancia un appello ai sindaci, invitandoli a dimostrare con i fatti di avere a cuore i loro territori: “Ora è il momento del coraggio. Abbandoniamo i lamenti sterili e adottiamo soluzioni che abbiano un impatto reale e duraturo. La storia dimostra che è possibile fare la differenza”.
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