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09 Gennaio 2025 - 19:00
Il santuario di Levone e il sindaco Gagnor
A Levone, il Santuario della Beata Vergine Consolatrice è chiuso da ormai un anno e mezzo, da quel tragico 3 giugno del 2023, quando, intorno alle 6 del mattino, una Citroen C2, proveniente da Barbania, si schianta contro il porticato destro del santuario, abbattendone una parte. Il conducente, fortunatamente illeso, riferisce di aver perso il controllo del veicolo per evitare un animale, probabilmente una volpe.
Il risultato è drammatico. Il porticato, aggiunto nel 1884 e celebre per gli affreschi ex-voto che raccontano secoli di fede e devozione, subisce danni ingenti. Una parte della struttura non portante collassa, lasciando cumuli di macerie e affreschi distrutti. I vigili del fuoco di Rivarolo Canavese intervengono prontamente per mettere in sicurezza l’area, mentre i carabinieri della compagnia di Venaria Reale avviano le indagini per ricostruire la dinamica dell’incidente.
Di fronte a una situazione così grave, l’amministrazione comunale si mobilita immediatamente. Il sindaco Massimiliano Gagnor firma un’ordinanza urgente per interdire l’accesso all’area, considerata pericolosa, e collabora con la Curia e la Sovrintendenza per avviare i primi passi verso il recupero. Tuttavia, il percorso appare da subito complesso. Il Comune, pur offrendo il supporto di un geometra per la parte logistica, non può intervenire direttamente nel contenzioso civile che vede coinvolti la Curia, proprietaria del santuario, e i responsabili dell’incidente.
Oggi, a gennaio 2025, a un anno e mezzo dall’incidente, il santuario rimane chiuso. La vicenda è nelle mani del tribunale civile, che dovrà definire l’entità dei danni e valutare la congruità dei costi per il restauro. Intanto, Levone si trova privata del suo principale punto di riferimento spirituale e culturale.
Il Santuario della Beata Vergine Consolatrice, costruito nel 1774, non è solo un edificio religioso, ma il cuore pulsante della vita del paese. Qui, generazioni di levonesi hanno celebrato matrimoni, battesimi e momenti di preghiera. Gli affreschi ex-voto, ora parzialmente distrutti, raccontavano storie di speranza e riconoscenza, un legame indissolubile con la comunità.
La chiusura del santuario ha avuto conseguenze che vanno ben oltre l’aspetto religioso. Le feste patronali, che attiravano visitatori e rappresentavano un’occasione di aggregazione, sono state annullate. Altre iniziative culturali e tradizionali, che ruotavano attorno al santuario, sono state cancellate, lasciando il paese senza i suoi momenti di unità e celebrazione.
Le transenne ormai arrugginite e le crepe visibili sulle pareti continuano a ricordare ai levonesi ciò che è stato perso. Ogni giorno, passando davanti a quelle macerie, si rinnova il senso di smarrimento. Il sindaco Massimiliano Gagnorha più volte sottolineato come questa vicenda tocchi non solo questioni di giustizia civile, ma anche l’identità stessa della comunità.
L’anno giubilare del 2025 si avvicina, ma è ormai evidente che il santuario non potrà riaprire in tempo per accogliere pellegrini e visitatori. Questa è una perdita doppia: spirituale, per la mancanza di un luogo di culto vitale per i fedeli, e turistica, per un’occasione di rilancio mancata in un territorio che già fatica a valorizzare il proprio patrimonio.
Ora tutto dipende dai tempi della giustizia e dalle perizie tecniche che definiranno i costi di restauro. La sensazione, tuttavia, è che ci vorrà ancora molto tempo prima che Levone possa riabbracciare il suo santuario. Mentre i documenti passano da un ufficio all’altro, il paese resta in attesa, sperando che la rinascita del santuario possa trasformarsi in un simbolo di resilienza per una comunità che non ha mai perso la propria fede e il senso di appartenenza.
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