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Il Cardinale "taglia" la messa di mezzanotte... Dio provvede

Niente celebrazioni in paese per due comunità canavesane, costrette a spostarsi a Rocca Canavese. Repole: "Le parrocchie non devono coincidere con i paesi, stiamo riorganizzando"

La Riorganizzazione delle Parrocchie: La Visione del Cardinale Repole

messa di mezzanotte

La Chiesa, si sa, è maestra di simboli. A Natale, poi, dovrebbe essere un faro di vicinanza e speranza per le comunità. Ma quest’anno, per i fedeli di Barbania e Levone, il messaggio sembra essere un altro: "Arrangiatevi". Niente parroco, niente messa sotto casa, ma un viaggio a Rocca Canavese, sperando che la notte sia davvero “silenziosa” e non costellata di disagi per spostarsi al buio e al freddo.

Il cardinale Roberto Repole, durante la sua conferenza stampa di fine anno, ha spiegato la decisione con un tono quasi filosofico, citando Cavour e riflettendo sul "silenzio" e sulle "solitudini". Certo, il silenzio si può apprezzare anche senza un parroco, ma per chi rimane nelle frazioni senza una celebrazione natalizia, rischia di diventare un po’ troppo assordante.

Secondo il cardinale, le parrocchie non devono per forza coincidere con i paesi. "Del resto vedo che spariscono gli uffici postali e anche quelli bancari. Noi stiamo provando a riorganizzare la nostra presenza ecclesiale", ha dichiarato. Insomma, se gli uffici postali e le banche chiudono, perché non dovrebbero farlo anche le chiese? Una logica che sembra più da manager di una multinazionale che da pastore di anime. Del resto, se ormai tutto si accorpa, perché non farlo anche con le parrocchie? Magari, il prossimo passo sarà dotare i fedeli di un’app per prenotare le messe, con la possibilità di scegliere il pacchetto “premium” per un posto vicino all’altare.

Repole

Il Cardinale

A chi protesta per la decisione, Repole risponde con un’alzata di spalle e un progetto di “ministri battezzati”.

Saranno loro, questi laici moderni e debitamente formati, a garantire la presenza della Chiesa sul territorio.

"Abbiamo iniziato quest’anno e contiamo già 80 iscritti", ha spiegato il cardinale, quasi a rassicurare. Ma basteranno a colmare il vuoto lasciato da un parroco?

I fedeli di Barbania e Levone, per ora, rimangono scettici e, soprattutto, senza risposte.

Non che il cardinale non abbia a cuore le solitudini. Nella stessa conferenza stampa, ha parlato a lungo della sua visita al carcere di Torino e del dramma che vi ha trovato.

"Il nostro carcere è popoloso, l’ho visitato l’altro giorno e sembra una realtà estranea alla nostra città. Ho visto il dramma dei carcerati, ma anche quello delle guardie", ha raccontato.

Eppure, le solitudini delle comunità lasciate senza un punto di riferimento spirituale sembrano passare in secondo piano. Anche il Natale, dopotutto, si può celebrare con una trasferta a Rocca Canavese,

perché no? Del resto, basta guardare oltre le apparenze, come ci invita a fare il cardinale. Forse dietro questa decisione c’è una grande lezione di adattamento, un invito alla resilienza spirituale che solo chi ha una grande fede potrà apprezzare.

La citazione di Cavour, che il cardinale ha voluto ricordare, sembra più che altro un invito a non fare troppe domande.

"Libera Chiesa in libero Stato", ha detto. La Chiesa è libera di riorganizzarsi come meglio crede, anche se questo significa lasciare le piccole comunità a interrogarsi sul significato di “prossimità”. Una libertà che, però, rischia di suonare come indifferenza. Se le parrocchie non devono più coincidere con i paesi, forse è giunto il momento di chiedersi se i fedeli devono continuare a coincidere con la Chiesa.

“Restiamo in attesa, con fiducia”, ha aggiunto il cardinale, riferendosi a Stellantis e, implicitamente, anche alle trasformazioni della Chiesa. Un messaggio di speranza che, però, suona un po’ vuoto per chi, a Barbania e Levone, sperava in una messa di Natale senza dover prendere la macchina. Insomma, mentre il mondo evolve e si reinventa, sembra che la Chiesa abbia scelto di seguire la scia, dimenticando che, talvolta, il vero progresso sta nel restare vicini, non nel riorganizzarsi.

E così, il Natale si avvicina, ma per due piccole comunità, il messaggio sembra più che altro un invito alla riflessione solitaria. Perché, alla fine, forse il silenzio di cui parla Repole è proprio quello che risuonerà nelle chiese vuote di Barbania e Levone. Un silenzio che, quest’anno, sarà più eloquente di qualsiasi predica.

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