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Processo per stalking: vittima sviluppa disturbo post traumatico da stress

Telefonate notturne, messaggi minacciosi e monitoraggio degli spostamenti: i dettagli emersi in aula

Processo per stalking

Processo per stalking: vittima sviluppa disturbo post traumatico da stress (foto di repertorio)

Si è tenuta oggi in tribunale un’udienza delicata nel processo per stalking che vede coinvolti una 27enne come vittima e il suo ex compagno, un uomo di 31 anni, imputato per una serie di atti persecutori. La giovane, che ha accusato l’ex di comportamenti oppressivi e minacciosi tra il 2023 e il maggio 2024, ha sviluppato un disturbo post traumatico da stress (DPTS), come confermato in aula da una psicologa chiamata a testimoniare.

La psicologa, intervenuta come testimone e consulente tecnico, ha spiegato che la 27enne l’ha contattata per la prima volta il 3 ottobre 2024, dichiarando: “Voglio sistemare la mia vita”. Durante le prime sedute, la donna ha raccontato una storia così complessa da rendere difficile per la specialista "tenere insieme tutto". La diagnosi di disturbo post traumatico da stress con ansia generalizzata è stata attribuita alle esperienze vissute durante la relazione e successivamente, a causa dei comportamenti persecutori attribuiti all’imputato. Tra i sintomi riportati ci sono tachicardia, paure costanti e un’ansia pervasiva.

Secondo quanto emerso in aula, l’imputato avrebbe perseguitato la donna con una serie di telefonate notturne, messaggi minacciosi, insulti e persino aggressioni rivolte ad amici e parenti. Inoltre, avrebbe monitorato i suoi spostamenti, alimentando un clima di paura e insicurezza. Tutto questo, secondo la vittima, sarebbe avvenuto nonostante la relazione fosse terminata da tempo.

La donna, costituitasi parte civile con l’avvocato Silvia Lorenzino, ha rievocato con emozione quanto vissuto. Ha parlato di un’escalation di comportamenti oppressivi che hanno segnato profondamente la sua quotidianità e il suo equilibrio psicologico.

L’imputato, difeso dall’avvocato Alessandro Paolini, ha negato tutte le accuse. Durante il suo interrogatorio, ha dichiarato: “Il nostro fu un rapporto con andamento altalenante. Ma io non ho mai fatto quelle cose. Si tratta di invenzioni o di esagerazioni”. L’uomo ha inoltre giustificato alcune sue azioni affermando di essere preoccupato per il figlio di 4 anni, nato dalla relazione con la vittima. Ha accusato il nuovo compagno della donna di fare uso di cocaina, sostenendo che la sua apprensione derivava dal non voler che il figlio viaggiasse in auto con lui.

Il 31enne è noto alle autorità per una vicenda parallela. Dal giugno 2024, è indagato per un caso di sequestro di persona aggravato dal metodo mafioso, nell’ambito di un’inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) che coinvolge un imprenditore enogastronomico noto come il "re dei mercatini di Natale di Torino". Questo elemento aggiunge un ulteriore livello di complessità alla sua posizione giudiziaria.

Mentre il processo per stalking prosegue, il caso ha acceso i riflettori sulla gravità delle conseguenze psicologiche che simili comportamenti possono avere sulle vittime. Il tribunale di Torino dovrà ora valutare le testimonianze e le prove presentate, decidendo se le accuse mosse dalla 27enne siano fondate o, come sostiene l’imputato, frutto di esagerazioni e invenzioni. La prossima udienza sarà cruciale per fare luce su una vicenda che intreccia violenza, relazioni personali e problematiche sociali.

La giovane, che ha accusato l’ex di comportamenti oppressivi e minacciosi tra il 2023 e il maggio 2024, ha sviluppato un disturbo post traumatico da stress (DPTS), come confermato in aula da una psicologa chiamata a testimoniare

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