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04 Gennaio 2025 - 15:10
Il Governatore Alberto Cirio ha incontrato il neo ministro francese Tabarot
Se fosse una gara di velocità, la Francia starebbe arrancando con il freno a mano tirato. Dopo anni di ritardi, rinvii e promesse disattese sul Tunnel del Tenda, ecco finalmente una "sorpresa": il neo ministro dei Trasporti, Philippe Tabarot, ha deciso di uscire dal letargo istituzionale e fare una visita ufficiale. Un gesto che, a due settimane dal suo insediamento, vuole sembrare di grande impatto. Peccato che arrivi tardi. Molto tardi.
Il sopralluogo, sbandierato come un segnale di attenzione, ha visto la partecipazione del presidente del Piemonte, Alberto Cirio, e del sindaco di Limone Piemonte, Massimo Riberi, che hanno ribadito l'urgenza di riaprire il tunnel, vitale per il Nord Ovest italiano. "Il ministro conosce il nostro territorio", hanno sottolineato con un velato ottimismo. Ma quanto conoscano davvero il territorio i cugini d’Oltralpe lo raccontano anni di incomprensibili ritardi.
Mentre il lato italiano dei lavori è finalmente in dirittura d'arrivo – come confermato dal commissario straordinario Nicola Prisco – il versante francese sembra ancora in balia di complesse "tempistiche burocratiche". I collaudi, annunciati per marzo con una durata di 75 giorni, dovrebbero portare all’apertura del tunnel entro giugno. Un traguardo che fa tirare un sospiro di sollievo a metà, considerando che l’Italia ha più volte dimostrato di aver fatto la propria parte. Eppure, ogni volta che si pensa di essere giunti alla fine, spunta un nuovo intoppo o una nuova promessa francese, sempre più simile a una scusa.
Non è certo una novità che la Francia tenda a rallentare progetti strategici che interessano l’Italia. Dal Tenda al Frejus, fino alla Torino-Lione, le infrastrutture di collegamento con il Nord Ovest sembrano spesso essere vittime di lungaggini che vanno ben oltre il ragionevole. E mentre il neo ministro Tabarot si affretta a garantire che la nuova canna autostradale del Frejus aprirà entro giugno, la pazienza di chi vive e lavora in questa parte di confine si sta esaurendo.
“Continueremo a vigilare con determinazione e rigore sul rispetto dei tempi”, hanno assicurato Cirio e Riberi. Ma quante volte queste parole sono state ripetute, senza che nulla cambiasse realmente? La sensazione è che i ritardi francesi siano ormai diventati un’abitudine, quasi una strategia per diluire responsabilità e tempi di intervento. Intanto, le comunità piemontesi continuano a subire i disagi di un collegamento che, in teoria, sarebbe dovuto essere pronto già da tempo.
Insomma, mentre si attende l’ennesima promessa francese che forse verrà mantenuta, il Piemonte e l’Italia non possono che fare i conti con un partner poco affidabile e ancora meno veloce. Un tunnel che unisce due paesi dovrebbe rappresentare un simbolo di collaborazione, non una fonte infinita di frustrazione.
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