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"Non fatemi morire assiderato!". L'appello disperato di Marco

Sessantadue anni, disabile e senza parenti, Marco vive in un appartamento fatiscente a 13 gradi. Tra abbandono istituzionale e la solidarietà degli amici, il suo grido disperato rimane senza risposte concrete

Marco Bonacina

Marco Bonacina

“Non fatemi morire di freddo! Cambiate i radiatori! È il vostro dovere e un mio diritto!”.

Parole disperate di Marco Bonacina, 62 anni, una vita segnata dalla disabilità e dalle difficoltà, Marco affronta l’ennesimo inverno in condizioni che definire disumane sarebbe quasi un eufemismo.

Abita in via Gazzera, a Ciriè, in un appartamento dove la temperatura non supera i 13 gradi.

“Guarda qui”, dice mostrando il termometro, “con 13 gradi non si può né stare né pensare. I radiatori sono vecchi, pieni di ruggine, e non funzionano. Le finestre sono marce e lasciano entrare il vento”.

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Le sue mani sono screpolate, il piede destro, bloccato dalla paresi, non gli dà tregua.

“Non è possibile vivere così. La dignità umana, la sicurezza, la salute devono essere sempre tutelate!”

A raccontare questa storia sembra di immergersi in un romanzo ottocentesco, ma per Marco è la realtà quotidiana.

Ha lavorato per più di 25 anni come dipendente comunale, conosce bene il valore del servizio alla comunità. Eppure, quella stessa comunità sembra essersi dimenticata di lui.

La sua disabilità grave lo costringe a vivere con una pensione di 1.115 euro al mese, mentre l’affitto dell’appartamento – un contratto capestro – gli costa 460 euro. Nonostante il freddo insopportabile, le segnalazioni inviate all’amministratore dello stabile sono rimaste senza risposta.

“Mi hanno detto che interverranno dopo le feste. Dopo le feste? Io rischio di morire prima!”

Marco non si arrende, anche se la sua vita è un susseguirsi di battaglie. Dal 2007, quando gravi crisi epilettiche lo costrinsero a lasciare il lavoro, ha affrontato quattro sfratti. Ogni volta, tra ricorsi e soluzioni provvisorie, è riuscito a rimanere a galla.

Ma il prezzo da pagare è stato alto. Dopo l’ultimo sfratto, gli assistenti sociali lo hanno spostato per mesi da una struttura all’altra: prima a San Maurizio, poi in un albergo a Front, infine a Lanzo.

“La sistemazione me l’hanno trovata loro, ma il conto – più di 14 mila euro – l’ho pagato io”.

Le sue condizioni di salute peggiorano con il passare dei giorni. Paresi spastica al braccio e alla gamba destra, crisi epilettiche, problemi alla schiena, e piedi distrutti.

“Ogni notte rischio l’assideramento. Ho avvisato i Carabinieri, i Vigili del Fuoco, ma non si muove nulla...”.

Le foto che allega alle sue email raccontano un appartamento fatiscente, con radiatori arrugginiti e un bagno che definire indecente sarebbe riduttivo.

A Ciriè, tutti conoscono Marco Bonacina. È un uomo che ha sempre lottato con dignità, nonostante tutto.

“Quando non avevo soldi per mangiare, l’ex sindaco Luigi Chiappero mi diede 50 euro di tasca sua. Un signore, davvero”, ricorda con gratitudine.

Eppure, oggi si sente solo, abbandonato da chi dovrebbe proteggerlo.

“Nel 2012 ho vinto una causa contro il Cis e l’Asl, ma non mi hanno mai versato un euro. E ora non riesco neanche a ottenere l’assegno di cura che mi spetterebbe per le mie patologie gravissime”.

Il Natale è alle porte, ma per Marco non ci saranno luci né calore. Le sue email sono un grido disperato, un tentativo di richiamare l’attenzione su una situazione che non dovrebbe esistere in un Paese civile.

“Empaticamente, pensate di essere voi nella mia situazione. Non chiedo altro che una casa dove non debba morire di freddo”.

Marco non si arrende. Nonostante tutto, continua a lottare. Perché sa che la dignità non è un lusso, ma un diritto.

E questo Natale, mentre il mondo festeggia, qualcuno dovrebbe ricordarsi di lui. Non con le parole, ma con i fatti.

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