AGGIORNAMENTI
Cerca
Il Canavesano
20 Dicembre 2024 - 15:19
Mark Rutte
Mentre si dibatte sul nulla, mentre la classe dirigente, quella scelta da un quarto degli italiani aventi diritto di voto, continua, decisione dopo decisione, legge dopo legge, a farci sempre più sprofondare nel letame, continuamente offertoci a piene mani dai nostri “alleati” americani e dai nostri “amici” dell’Unione Europea, ecco che da un paio d’anni a questa parte sembra essere tornato di moda l’aggiornamento delle liste di leva. Procedura ordinaria, ci tengono a far sapere dal Ministero, che era stata sospesa a causa delle problematiche tecniche generate dal passaggio al digitale, procedura, però, che si traduce in un fatto che più di qualche dubbio lo desta. Il contesto geopolitico nel quale ciò avviene non è certo rassicurante e il clima internazionale, sempre più instabile e militarizzato, non aiuta ad ignorare il potenziale significato che potrebbe nascondersi dietro le rassicurazioni governative. Anzi, la storia del nostro Paese è infarcita di rassicurazioni, poi andate a male, provenienti dalle istituzioni.
E’ vero che il Natale è ormai alle porte ed è meglio lasciar tranquilla la gente, lasciarla discutere sul “sesso degli angeli”, sull’adeguatezza dell’ultimo tailleur della Meloni o sulle scelte dell’armocromista della Elly Schlein, d’altronde siamo il Paese dove il disinteresse per tutto ciò che è importante regna incontrastato; dove una buona parte della popolazione giace tranquilla, anestetizzata dall’illusione di un “Trump salvatore” e un’altra, sempre spensierata, felice che ci sia qualcuno ad evitargli il disturbo di pensare, si perde nell’ebrezza degli aperitivi.
Intanto il “Messaggero” ha già iniziato a spiegare cosa succederà in caso di guerra, chi dovrà partire e cosa rischieranno i disertori. “LA STAMPA”, lo scorso 2 dicembre, a firma Maurizio Maggiani, ha titolato: “Forse sopravviverei a 72 ore di guerra. Di certo sono pronto alla lotta per la pace”, mentre “Libero”, già il 30 novembre, titolava: “Europa, la brochure distribuita dai governi: Come sopravvivere alle prime 72 ore di guerra” e nella stessa data, a firma Enrico Marro, “Il Sole 24 ore” usciva con l’articolo: “Così Germania e Paesi scandinavi preparano la popolazione alla guerra”, non cose da niente, non parole gettate sui giornali tanto per ridere, piuttosto parole che sottolineano come con le nostre mani siamo riusciti a costruire un labirinto nel quale ora ci siamo perduti. Insomma, visto che di rassicurazione in rassicurazione, ci troviamo oggi con le pezze al culo e con una scandalosa censura, che ancora vieta di parlare degli oltre due milioni di morti post vaccinazione anti covid, fatto che precipita l’Italia, secondo i dati Istat riferiti al primo semestre 2024, a poco più di 58 milioni di abitanti, così come impedisce un dibattito serio, proficuo e democratico sul nostro intervento in armi e soldoni a sostegno dell’Ucraina, direi che questa volta, soprattutto questa volta, le rassicurazioni governative, si stagliano all’orizzonte come il più nefasto dei presagi.
Appare evidente, dopo la disfatta Ucraina, anche se i nostri grandi media, quelli specializzati nel leccare il culo dei potenti, sempre “attenti” al pluralismo e al “rispetto” della verità, fanno ancora un’incredibile fatica a parlarne, che l’Unione Europea non è pronta a rispondere a scenari di crisi ed in particolare modo ad attacchi militari nei confronti di un Paese membro.
Eravamo nell’estate del 2022 quando, nel ruolo di Presidente del Consiglio dei Ministri”, Mario Draghi, “economista” e “statista” che tutto il mondo ci “invidia”, dichiarava in quel di Bruxelles: “Le sanzioni alla Russia funzionano e continueremo con l’embargo finché l’Ucraina non avrà vinto la sua guerra di liberazione”.
Parole, ancora una volta “azzeccate in pieno”, infatti, il Fondo Monetario Internazionale ha stimato che a fine 2024 il prodotto interno russo sarà cresciuto del 3,2%, superato solo da quello cinese: +4,6% e da quello indiano: +6,8%, ma superiore a quello statunitense ed a quello delle principali economie europee. Ancora una volta uno strafalcione degno di un mentitore seriale, o di chi, semplicemente, sta alla politica e all’economia come un pinguino al sole della Savana. Un uomo che al meglio, visto all’opera nel ruolo di regista delle grandi e disgraziate privatizzazioni che decretarono la fine politico-giuridica dello Stato Italia; visto all’opera in tempo di covid, quando riuscì a resuscitare la verde tessera fascista, alla bisogna ridenominata “green pass”; descritto come “Vile affarista e liquidatore dell’industria pubblica italiana” in un’intervisita a Rai1, rilasciata nel gennaio 2008 dal Presidente emerito della Repubblica, Francesco Cossiga, potrebbe oggi incarnare la musa perfetta del geniale filosofo e saggista romeno, Emil Cioran, in quella che fu una sua grande parodia metafisica dal titolo “L’orrore testicolare del ridicolo di essere uomini”.
E’ da sempre così, ma oggi è senz’altro più accentuato, il controllo dell’informazione può tutto, o quasi. Televisioni, giornali e anche internet, sempre più oppresso dalla “libera” censura made in U.S.A., esportata in tutti i Paesi in orbita N.A.T.O., hanno concesso ad una moltitudine di individui la grazia di reputarsi intelligenti, cosa quasi mai concessa a chi, attraverso i libri, ci ha regalato pagine bellissime e importantissime che, se lette e capite, ci avrebbero dovuto impedire di ritrovarci oggi di fronte ad una porta aperta che, se appena valicata, ci trascinerà in una guerra disastrosa. Non solo, a ben guardarsi intorno, direi che i moderni mezzi d’informazione, quelli che ci tengono a farci sapere che è “morto il cane più alto del mondo”; che sono pronti “i lupi robot per spaventare e allontanare gli orsi”; che “il ladro resta incastrato nel camino nel tentativo di sfuggire alla polizia”; che una “coppia greca è rimasta senza soldi a New York per colpa della crisi”, o che è pronto un “pallone spaziale per la Tanzania”, sono riusciti là dove i libri, nonostante i 30 secoli di scrittura non sono mai riusciti. Si voleva fidelizzare le masse alle idiozie e po’ alla volta ce l’hanno fatta, si sono spinti sempre più oltre e la cosa incredibile è che ci sono riusciti. Hanno riempito le prime pagine dei grandi quotidiani nazionali e dei telegiornali con le scene catastrofiche ricavate da un videogioco e l’hanno spacciato per vile attacco russo alla popolazione ucraina; hanno parlato a più riprese della grande controffensiva ucraina, ma non hanno detto che è finita in un bagno di sangue per l’esercito di Kiev; hanno raccontato di quanto fosse indispensabile respingere l’invasione russa, omettendo di dire che se i bravi ucraini non avessero trasformato il Donbass in una fabbrica di vedove e orfani, forse, la Russia non sarebbe mai intervenuta; hanno parlato e sparlato di tutto, senza mai citare la promessa non mantenuta dalla N.A.T.O., della quale, come di recente pubblicato dal settimanale tedesco “Der Spiegel”, esiste documentazione scritta, datata 06 marzo 1991, scovata nei “British National Archives” da Joshua Shifrinson, professore statunitense in relazioni internazionali alla “Boston University, secondo la quale la N.A.T.O. si impegnava a non avanzare oltre l’Oder, fiume che segna il confine fra Germania e Polonia.
Intanto il 12 dicembre scorso, effetto Trump, la N.A.T.O. ha comunicato ai suoi membri non statunitensi la necessità di aumentare drasticamente le spese militari e tagliare quelle non ritenute necessarie alla Difesa e all’attività delle forze armate, paventando che la Russia farà loro quello che sta facendo ora all’Ucraina, infatti, scrivono sul “Wall Street Journal” Laurence Norman e Stacy Meichtry: “Trump è contrario all'adesione dell'Ucraina alla N.A.T.O., ma la vuole forte e armata e vuole che l’Europa sostituisca Washington nel ruolo di suo principale sostenitore economico e militare”.
In questo contesto, impietosa, emerge l’immagine di un Occidente, del quale “orgogliosamente” siamo parte, che si sta dissolvendo, caratterizzato da guerre per procura; da interferenze illecite nelle elezioni e nell'insediamento di governi fantoccio in Paesi sovrani; da una transizione ecologica che mira a distruggere il comparto agroalimentare e ad arricchire le multinazionali del “green business”; dalla geoingegneria climatica; dalla sanità distrutta e consegnata nelle “amorevoli” mani delle Big Pharma e dall'intelligenza artificiale che schiavizza e disumanizza anziché emancipare. Un Occidente i cui popoli sono schiacciati dal rullo compressore della propaganda, secondo la quale tutti coloro che rispondono presente alla chiamata dello “Zio Sam” sono i buoni e gli altri sono sempre i cattivi.
Un Occidente, capace di mettere a capo della N.A.T.O. l’olandese Mark Rutte, costretto a dimettersi da Primo Ministro dei Paesi Bassi perché coinvolto nello scandalo dei sostegni familiari, uno che, certamente meglio del suo predecessore, il norvegese socialdemocratico Jens Stoltenberg, rappresenta la totale integrazione tra N.A.T.O. e U.E., quindi, tra la politica guerrafondaia e l’austerità e le privatizzazioni.
Insomma, che peso e che importanza possono avere le rassicurazioni che ci vengono date da un Governo, il nostro, che ha quale unica utilità, visto che dipende totalmente da centri di potere esteri, quello di mistificare alle masse l’immagine illusoria di una sovranità popolare e nazionale di fatto inesistente?
Edicola digitale
I più letti
LA VOCE DEL CANAVESE
Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.