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Il Canavesano
06 Dicembre 2024 - 18:54
Nordio
Investiti da telegiornali e talk show demenziali sempre più invadenti, assistiamo ad un’altalena, spinta fra scomposizioni, convulsioni e riaggregazioni, i cui ritmi sono scanditi dalle notizie e dai commenti sui governi che si insediano e traballano; su elezioni vicine e poi lontane; su nuove pandemie, già pronte a entrare in azione; su quanto è giusto aiutare l’Ucraina; su quanto è onesto l’annientamento del popolo palestinese e su avvenimenti annunciati con fragore e poi, troppo spesso, smentiti sottovoce. Tutto mentre la storia scorre e diventa sempre più difficile da raccontare. Gli avvenimenti si susseguono con una velocità tale che inseguirli per riuscire a capirli diventa sempre più difficile. Le televisioni macinano pezzi di attualità, che vengono presentati in un unico minestrone, che mette insieme guerre, attentati, immigrazione, commedie, festival musicali, satira, reality di ogni genere, richieste di donazioni di denaro da parte delle O.N.L.U.S. più disparate, gare sportive e chi più ne ha, più ne metta.
Tutto questo, a ben sentire la gente, sempre più confusa da tale eccesso di notizie, opinioni, assurdità e informazioni disordinate, provoca agitazione, disorientamento e turbamento. Tutto questo, però, evidenzia anche la fine dell’epoca in cui i fatti, correttamente, erano separati dalle opinioni. Opinioni, questa la triste realtà, molto appetite dagli ascoltatori, felici di non doversene fare una propria ricorrendo all’analisi degli avvenimenti raccontati nudi e crudi. Opinioni che si traducono nel pensiero delle masse; opinioni strampalate, riforma del codice della strada docet, che diventano leggi. Leggi sempre più condizionanti, tendenti a ridurre gli spazi vitali ed a restringere la gabbia, che i nostri “bravi” e “attenti” politici cercano di rendere sempre più piccola e inospitale, fregandosene, molto probabilmente in malafede, della difficile realtà nella quale sono costretti a dibattersi gli italiani che vivono di onesto lavoro.
Non so, forse la maggioranza dei cittadini non ci ha fatto neanche caso, troppo impegnati a postare su Facebook le pietanze ordinate al ristorante o le foto dell’ultimo viaggio; troppo presi da Instagram o TikTok, ma ormai l’aumento esponenziale dei prezzi, che colpisce alimentari, servizi, carburanti, abbigliamento, assicurazioni, affitti e tutto ciò che è indispensabile per vivere, ha frantumato il fragile patto sociale che, faticosamente e con crescente difficoltà, ha sin qui caratterizzato e disciplinato il rapporto fra i cittadini e le istituzioni.
È in questo clima di fine regime partitocratico che si sta consumando, sempre più a spese della libertà degli italiani, l’ultimo atto di una deplorevole commedia durata anche troppi anni. Nei fatti, sono circa sei milioni gli italiani che vivono in stato di povertà assoluta ed altri 4-5 milioni sono quelli che temono, a breve, di fare la stessa fine.
È bene far presente che, secondo i calcoli ISTAT, una famiglia di due persone con a disposizione meno di 1.150 euro al mese non è in grado di sopperire a tutte le esigenze fondamentali della vita, ed è anche bene ricordare che sono milioni i lavoratori che mensilmente si trovano in busta paga meno di 850 euro.
Insomma, ci sarebbe stato bisogno e ci sarebbe urgenza di qualcosa di diverso. Credo, infatti, che aumentare in maniera esponenziale gli importi delle multe per le infrazioni al codice della strada non aiuti nessuno, certamente non i lavoratori, costretti a muoversi su strade dissestate, corredate di una segnaletica stradale inadeguata e insufficiente. Credo che solo un insieme di idioti potesse pensare di combattere la povertà riducendo i diritti e le garanzie sociali, aumentando le spese militari e praticando l’austerità di bilancio. Credo siano i soldi dei poveri ad ingrossare il fiume di denaro che si riversa dal basso verso l’alto e che rende i ricchi più ricchi ed i poveri più poveri, diversamente non si spiegherebbe come i profitti delle banche siano potuti aumentare, nell’ultimo anno, dell’80%.
Poi, una chicca per chi si sta indebitando in nome della salvaguardia del pianeta; per chi anela di veder ricoperto il proprio tetto di pannelli fotovoltaici; per chi non vede l’ora di andar per funghi in boschi di pale eoliche e per chi brama il possesso di una splendente auto elettrica: un recentissimo studio di OXFAM (Confederazione internazionale no profit) ha rivelato come l’uno per cento dei ricchi inquini quanto il 66% della popolazione mondiale non ascrivibile al club dei ricconi.
Intanto, non fosse altro che per placare la rabbia montante fra la popolazione, ad uso e consumo di chi, ancora e inspiegabilmente, in Italia riesce ad intravedere una differenza fra “destra” e “sinistra”, il confronto fra i due blocchi, soprattutto quello televisivo, assume sempre più i toni dello scontro, tanto che sono le zuffe, i litigi e gli alterchi ad essere divenuti la forma più frequente di confronto politico. Cosa che evidenzia come nella nostra società, a nessuno, né al Governo né alle opposizioni, importi legiferare o battersi in nome dell’interesse collettivo, ma piuttosto, tanto a “destra” quanto a “sinistra”, paiono più che mai impegnati a “regolare” il gioco tra i numerosi poteri diffusi, relegando il resto dei cittadini al ruolo di spettatori, sempre paganti, o al massimo ai ruoli di tifosi o di gregari.
È proprio per compiacere il tifo, non quello che ancora riempie le curve degli stadi, ma quello, sempre ed in costante diminuzione, che ancora trova le motivazioni per votare, che i nostri politici continuano ad inventarsi fantomatiche, inutili e farsesche strutture, pomposamente chiamate “Autority”, “Commissioni Tecniche di Esperti” o “Commissioni Parlamentari d’Inchiesta”, l’ultima, tanto inutile, quanto costosa e stupida, quella battezzata: “COMMISSIONE PARLAMENTARE DI INCHIESTA SULLA GESTIONE DELL'EMERGENZA SANITARIA CAUSATA DALLA DIFFUSIONE EPIDEMICA DEL VIRUS SARS-COV-2 E SULLE MISURE ADOTTATE PER PREVENIRE E AFFRONTARE L'EMERGENZA EPIDEMIOLOGICA DA SARS-COV-2”.
L’ennesima Commissione Parlamentare d’Inchiesta che, come le tante del passato, non porterà a niente, ma ovviamente, non porterà a niente in maniera “salomonica”. Insomma, io credo che, se i politici fossero davvero i rappresentanti della gente, se i magistrati amministrassero la giustizia senza fare politica e se i governi curassero gli interessi della collettività, ci si accorgerebbe che per costruire una società più giusta, più attenta ai bisogni dei cittadini e alle aspettative dei lavoratori, che poi sono quelli che la mantengono, non servirebbero nuove regole, nuovi decreti e soprattutto non servirebbero nuove leggi sempre più limitative delle libertà individuali. Basterebbe rispettare quelle già esistenti, che sono già tante e che pongono l’Italia sul podio più alto per essere il Paese con più leggi al mondo. Basterebbe, soprattutto, che i primi a rispettarle fossero i politici ed i magistrati.
Invece no, la partitocrazia romanocentrica, in questo maestra, è capace di individuare sempre negli altri i responsabili dei suoi ripetuti ed innumerevoli fallimenti, quindi, fedele alla strategia, nemmeno tanto originale, secondo la quale il colpevole è sempre il maggiordomo, quando tutto va a puttane, la colpa è sempre del popolo italiano.
Ma poi, la cosa assurda, che ci rende veramente lo zimbello d’Europa e del mondo è che in verità nessuno sa quante leggi sono in vigore in Italia. Un esempio? Era il 12 dicembre 2022 quando il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, sostenendo che in Italia ci fossero 250 mila leggi, dichiarava in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: “Più uno Stato è corrotto, più sforna leggi”. Ma poi, in Italia ci sono davvero 250 mila leggi? Non si sa. Fra gli “addetti ai lavori” c’è chi sostiene siano circa 10.000, chi 20.000, chi 71.000, chi 89.000 e chi, avvicinandosi di più a quanto dichiarato da Nordio, sostiene che le leggi italiane siano 160 mila. Insomma, non è dato sapere. E quel che è peggio: si continuano a sfornare leggi come se i nostri governi fossero infarciti di ministri che soffrono di gravi disturbi della personalità.
Leggi figlie di un’Assemblea legislativa caratterizzata da comportamenti antisociali e dalla mancanza estesa o completa di empatia e rimorso. Un’Assemblea legislativa che mostra tratti audaci, disinibiti ed egocentrici, mascherati da un fascino superficiale e da un’apparente normalità. Assemblea che, in tutti i suoi membri, è specialista nel mentire e nell’utilizzare l’inganno con facilità, senza mai provare senso di colpa o empatia.
Un confronto? In Francia la vita dei cittadini e delle istituzioni è regolata da 7.000 leggi; in Germania da 5.500 e nel Regno Unito da 3.000, per un totale di 15.550 leggi. Che dire? Sembra quasi che le tante leggi italiane, alle quali vanno aggiunte le 164 sin qui approvate dal Governo Meloni, servano, fra una selva inestricabile di complicazioni giuridiche, a creare il caos istituzionale, propedeutico e indispensabile al sempre crescente bisogno di scuse dei governi di turno. Un caos necessario per soffocare le libertà individuali dei cittadini e rendere la vita impossibile agli Enti Locali.
Diciamoci la verità: non siamo una democrazia compiuta. L’Italia non è caratterizzata da istituzioni democratiche, bensì da un gigantesco, farraginoso e inefficiente settore pubblico, prodotto di una società sapientemente organizzata in maniera disorganizzata, che ci obbliga a percorsi tortuosi, palesemente irrazionali e senza sbocchi, solo per soddisfare logiche senza logica, dettate da legislatori e burocrati malati.
Ma poi, vi sembra una cosa normale che quelli che ricevono un vitalizio dopo quattro anni e sei mesi, dopo aver dato prova di incapacità o di malafede, siano gli stessi che impongono più di quarant’anni di contributi previdenziali ai lavoratori, che li mantengono e che avranno una pensione, quando va bene, appena superiore alla soglia di povertà? Io, di normale in tutto questo, non ci vedo niente.
Ma probabilmente, visto che le cose peggiorano giorno dopo giorno, la maggior parte degli italiani le ritiene normali. Intanto, sono ancora qui ad aspettare che qualcuno mi spieghi perché l’elettricità per l’aria condizionata è sporca e guerrafondaia, mentre quella per ricaricare le auto elettriche è pulita e pacifista.
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