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Il Canavesano
12 Dicembre 2024 - 23:17
Gandhi
A ben vedere ciò che ci capita intorno: i venti di guerra che soffiano impetuosi in Medio Oriente, alle porte dell’Europa, in Birmania, nella regione del Tigray, in Etiopia, nello Yemen, ma anche in Iraq e in Libia e quelli che si stanno gonfiando, pronti a spazzare la provincia ribelle di Taiwan, direi che gli italiani sembrano orientati ad interessarsi molto di cose, invece, di molto scarso interesse. Tutto ciò fra uno sciopero, unicamente utile a lanciare in politica Landini e le ripetute batoste elettorali subite quest’anno nelle regioni andate al voto, dove oltre il 50% dei cittadini, preferendo respirare a pieni polmoni piuttosto che votare turandosi il naso, non si è nemmeno recato ai seggi.
Tutto ciò mentre con “ammirevole” pazienza e coerenza la politica romanocentrica, fedele alla sua mentalità e alla sua arroganza, continua a sistemare i suoi fedeli nelle più stabili e più lucrose cariche direttive degli enti, quasi tutti inutili, controllati dallo Stato.
Tutto è lecito per i “nostri” politici, anche raschiare il fondo del barile, tanto che, ovunque c’è un profitto da trarre, una prebenda da lucrare, un gettone di presenza da riscuotere, una poltrona comoda con molti campanelli sulla scrivania, lì ci sono loro, i baldi rappresentanti dell’italica partitocrazia.
Quello che hanno evidenziato le ultime tornate elettorali non è cosa da poco, infatti, chiamare i Deputati, i Senatori, i Consiglieri Regionali ed i Presidenti di Regione “rappresentanti del popolo” è oggi cosa ardua, si scontra con il rifiuto del popolo elettore e con la matematica. Per lunghi anni tale definizione è stata valida, ma ora sono semplici impiegati, esclusivamente al servizio del partito che li ha candidati o di quello nel quale si preparano a confluire. L’appartenenza non esiste più, così come, almeno nella politica nostrana, non esiste destra, sinistra e centro. I partiti potrebbero tranquillamente essere definiti come organismi costituiti in maniera tale da uccidere nelle anime della gente il senso della verità e della giustizia. Utilizzano il termine democrazia per mistificarne il concetto, nominano chi vogliono e impongono chi vogliono, quasi sempre facce già viste, persone che non mollano, sempre pronte a passare da una poltrona all’altra, da un partito all’altro, sempre impegnate a sventolare il cartello “vendesi” pur di essere confermate, come se non fosse successo nulla in questi anni; come se loro non ci fossero mai stati; come se non avessero mai avuto nessuna responsabilità.
E’ triste? Certo, ma è innegabile, mentre il fuoco si prepara a divampare da sotto la cenere, c’è una gran parte d’Italia abituata, quasi addestrata, ad occuparsi di cose molto poco interessanti.
I mezzi di comunicazione di massa hanno senz’altro contribuito a creare questo clima, propedeutico alla creazione di una società amorfa, priva di carattere e personalità che, visto dal lato di chi il bastone lo impugna dalla parte del manico, però, meritano un grande complimento per aver sin qui ben “educato” la popolazione. Infatti, a loro è stato affidato il compito di definire la gerarchia delle notizie, cosa è significativo e cosa non lo è, cosa è importante, oppure no.
A ben vedere, tutto sommato, alla luce del fatto che per gli italiani pare essere più importante sapere chi vincerà il “Grande Fratello” o chi parteciperà al prossimo Festival di Sanremo, piuttosto che sapere qualcosa di più sulla crisi politica che sta investendo il Governo Francese, sul perché siano state annullate le elezioni in Romania, o sul motivo per cui continuiamo a dilapidare miliardi per le guerre, piuttosto che aumentare le pensioni e ridurre le tasse sul lavoro, forse, è giusto così. In fin dei conti, così facendo, i grandi mezzi d’informazione nazionale, riducono le tante complessità di questo mondo complicato, dove la sopravvivenza sociale e politica è assicurata dal mantenimento delle scelte individuali all’interno delle opzioni previste. Insomma, tanti anni sono passati, ma è ancora forte l’eco delle parole di Benito Mussolini: “Regimi democratici possono essere definiti quelli nei quali, di tanto in tanto, si dà al popolo l’illusione di essere sovrano”.
Ormai, spero di non essere il solo ad averci fatto caso, alla gente è chiesto di “condividere”, di “essere d’accordo”, di lasciare un “like”, di “adeguarsi”, tuttalpiù di essere “resiliente”, oppure l’esatto contrario, ma sempre all’interno di opzioni già preconfezionate.
I mezzi di comunicazione, credetemi, “La Voce” è una mosca bianca, non chiedono e non danno la possibilità di esprimere un parere personale e meditato, in televisione è tutto super filtrato, mentre la carta stampata, spesso e volentieri, si limita a predisporre la pagina dedicata alla posta dei lettori, quella che alla fine viene letta solo da chi aspetta di veder pubblicata la propria lettera. Questo, mentre la menzogna e il malaffare istituzionalizzato sono divenuti i tratti caratteristici e somatici del volto di questa Italia, dove le idee, unici organismi vivi della politica, da tempo immemore, sono state estromesse dai partiti, non a caso, come testimonia la storia più o meno recente del nostro Paese, destinati al ruolo di cadaveri senza gloria.
Nei fatti la vita dei cittadini è definita all’interno di una panoramica di scelte possibili fatte da altri e così, molto semplificando, ci si ritrova oggi a scegliere fra la politica “leguleia”, quella delle alchimie amministrative e la politica “populista”, quella della pancia piena, in realtà senza che esista antitesi perché entrambe faccia della stessa medaglia: la partitocrazia romanocentrica. Abbiamo assistito, soprattutto dopo il reset imposto attraverso l’inchiesta “Mani pulite”, al fenomeno di partiti, movimenti, correnti e strane alleanze che, attribuendosi le stigmate del “cambiamento”, hanno conquistato voti e consenso popolare, tutto messo rigorosamente in ghiacciaia, inutilizzato, in attesa di essere scongelato ad uso e consumo del potere partitocratico.
La verità è che di idee non ne vuole sentir parlare nessuno, vanno spiegate alla gente e si rischia, perché c’è chi non le capisce o non le condivide, poi, cosa non da poco, le idee sono portatrici di valori e principi che, nella loro applicazione, abbisognano di una cosa ormai estinta nella politica italiana: la coerenza.
Coerenza inesistente nei Palazzi, dove la politica ha abdicato in favore dei potentati economici, che hanno riempito il vuoto di idee con i modelli consumistici e con il mito dell’arrivismo. Coerenza, ahimè, inesistente nella gente, soprattutto nei giovani, i quali, come emerso da un recente sondaggio Istat, in gran numero, ritengono utile e auspicabile disporre di raccomandazione per ottenere un posto di lavoro, cosa che testimonia come le esalazioni provenienti dalla putrida palude partitocratica e come la “filosofia” dell’utilitarismo, abbiamo gravemente minato la moralità comune.
Ormai molti anni fa, un giornalista inglese chiese a Gandhi: “Mister Gandhi, cosa ne pensa della civiltà occidentale?”
Il Mahatma rispose: “Credo che sarebbe un’ottima idea!”
Ecco, tanto per essere chiari, credo sarebbe un’ottima idea riempire la politica, quella della nostra Italia, di idee, di valori, di principi e di verità, l’alternativa è questa, quella che viviamo e che ogni giorno ci peggiora le condizioni di vita, è la politica dettata dalle banche, dalle multinazionali, dalle Big Pharma, dai grandi fondi d’investimento, attraverso l’Unione Europea, la B.C.E. e la N.A.T.O.: la “civiltà” occidentale, la degenerazione della “civiltà” occidentale!
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