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18 Dicembre 2024 - 18:20
Il Buon Samaritano che ha salvato tre vite con un solo gesto (foto di repertorio)
“Perché ho deciso di donare? Per riconoscenza e gratitudine verso la vita, con la V maiuscola”. Così l'anonimo donatore samaritano, che ha scelto di donare il proprio rene da vivente, ha raccontato il motivo profondo del suo gesto. Grazie a questa donazione, si è attivata una catena che ha permesso di salvare la vita di tre pazienti. La testimonianza è arrivata durante la conferenza stampa organizzata dal Centro Nazionale Trapianti presso l’Istituto Superiore di Sanità.
“Ho ricevuto salute, soddisfazione professionale, amore e amicizia. Mi sono chiesto: posso fare qualcosa perché questo grazie diventi concreto?”. Con queste parole, il donatore ha spiegato l'origine del suo gesto, definendolo come una naturale conseguenza di un’esistenza colma di doni ricevuti. “È stata una vittoria collettiva, come in una partita di calcio: abbiamo giocato tutti insieme e vinto 3 a 0!”.
Il donatore samaritano, che mantiene rigorosamente il suo anonimato, ha raccontato come abbia percepito la possibilità di andare oltre gesti già compiuti in passato, come la donazione di sangue o le attività di volontariato. “Saputo della possibilità di donare un rene, ho capito che era possibile fare di più, come il Buon Samaritano del Vangelo. E per me, che sono un credente, è stata una grande opportunità”.
Durante il ricovero, il donatore ha avuto l’opportunità di conoscere i pazienti trapiantati e di osservare il lavoro del personale sanitario, che ha descritto come “attento e competente”
La decisione del donatore è stata ispirata da una conversazione con la familiare di un trapiantato. “Inizialmente ho cercato informazioni contattando delle associazioni. Poi ho trovato accoglienza presso il Centro Trapianti di Padova, dove ho trascorso cinque giorni in ospedale per un controllo completo della mia salute”.
Durante il ricovero, il donatore ha avuto l’opportunità di conoscere i pazienti trapiantati e di osservare il lavoro del personale sanitario, che ha descritto come “attento e competente”. La sua idoneità è stata confermata e, tramite un processo di incrocio, è stato individuato il ricevente del suo rene.
Il donatore ha voluto sottolineare l’importanza della solidarietà insita nel gesto della donazione samaritana. “Non destini il tuo rene a un singolo individuo legato a te affettivamente, ma alla comunità. È quest’ultima, attraverso criteri sanitari, a decidere chi lo riceverà”. Ha poi citato papa Francesco, ricordando il commento del pontefice alla parabola del Buon Samaritano: “È meglio non fare da soli”. Questo principio, aggiunge, vale ancora di più quando si sceglie di acconsentire alla donazione degli organi dopo la morte.
“Donare gli organi è una scelta di fiducia e solidarietà che tutti possiamo compiere. E alla fine costa davvero poco”. Con queste parole, il donatore ha concluso il suo racconto, lanciando un appello a riflettere sull'importanza del dono. Grazie al suo gesto, tre persone hanno ricevuto una nuova possibilità di vita, trasformando il suo atto di gratitudine in un esempio di altruismo concreto.
La storia del Buon Samaritano moderno non è solo un racconto di generosità, ma un invito a riflettere sul valore della donazione come atto d’amore verso la comunità. Un piccolo sacrificio che può cambiare per sempre la vita di chi riceve.
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