Due compatte nel 2028 a Pomigliano, un terzo modello ad alta gamma a Cassino, ibride a destra e a manca e 500 elettriche di nuova generazione a Mirafiori solo nel 2029. Non manca nessuno all’appello, nemmeno i sindacati con le loro consuete “ombre”, i ministri sorridenti e un governo che sventola investimenti miliardari come fossero volantini. Questo, in sintesi, il “piano Italia” di Jean-Philippe Imparato, responsabile Europa di Stellantis, illustrato con grande enfasi al tavolo convocato al ministero delle Imprese e del Made in Italy.

Jean-Philippe Imparato e Daniela Poggio di Stellantis



Soddisfatto, neanche a dirlo, Adolfo Urso, ministro delle Imprese, che accoglie il piano con l’entusiasmo di chi, finalmente, può dire: “Abbiamo ottenuto risultati chiari e specifici”. Chiari forse sì, ma di rapido qui c’è ben poco. Tra piattaforme che arriveranno “dopo domani” e Pandine che resistono fino al 2030 come vecchie glorie del pop italiano, il piano sembra più una promessa a lungo termine che un colpo immediato. Il ministro, comunque, ci tiene a far sapere che il governo metterà sul piatto oltre un miliardo di euro nel 2025 per accompagnare la transizione delle imprese: una cifra distribuita con il bilancino tra fondo automotive e fondi PNRR.
Nel dettaglio, Pomigliano si prepara alla piattaforma Stella Small, con un paio di modelli che vedremo nel 2028. A Melfi, invece, due nuovi modelli garantiranno il futuro della produzione, mentre a Cassino si punta su un segmento di lusso, con un terzo modello che si aggiungerà alle Alfa Stelvio (2025) e Giulia (2026), rigorosamente ibride (se Imparato deciderà di “valutarle” sul serio). Per Mirafiori, il copione è noto: la 500 elettrica si farà attendere fino al 2029. E la Gigafactory di Termoli? Nulla di fatto: si aspetta il responso di Acc nel 2025, come fosse una puntata infinita di una serie TV dal finale sempre rimandato.
Imparato veste i panni del manager prudente e ribadisce: niente proclami sul milione di vetture prodotte. “È un piano di attacco, non difensivo”, proclama. Tradotto? Stiamo lavorando, ma non chiedeteci miracoli. Niente fusione con Renault, tiene a precisare, come se il gossip industriale fosse la vera priorità.
I ministri applaudono, i sindacati meno. Rocco Palombella della Uilm chiede di passare dalle parole ai fatti: “I tempi sono troppo lunghi e c’è troppa cassa integrazione”. Parla chiaro anche Michele De Palma della Fiom: “È un piano di ripartenza, ma il 2025 sarà cruciale per l’occupazione, soprattutto nell’indotto”. Insomma, il piano entusiasma i politici ma lascia i lavoratori con una lunga lista di preoccupazioni. D’altronde, il 2032 sembra un traguardo lontano quando in fabbrica oggi si vive di “tanta cassa” e poche certezze.
Ferdinando Uliano della Fim parla di un “punto di svolta”, ma sottolinea le criticità su Maserati e la solita Gigafactory fantasma. Sullo sfondo, il problema delle produzioni insufficienti: le macchine arriveranno, ma nel frattempo? La risposta più concreta la dà Urso promettendo un “report periodico”. Non sia mai che Stellantis faccia promesse senza qualcuno che le controlli.
Il governo sventola un piano da 1,1 miliardi destinati a contratti di sviluppo e accordi di innovazione per il settore automotive. E Urso si prende l’applauso di rito: “Un impegno chiaro e un miliardo sul piatto”. Peccato che, per molti, l’impressione sia quella di uno sforzo tardivo su una filiera che, negli ultimi anni, ha visto più tagli che rinascite.
Mentre i ministri sorridono e Imparato modula con precisione le sue dichiarazioni, la realtà nelle fabbriche è un’altra. I nuovi modelli arriveranno “tra qualche anno” e le promesse si spalmano fino al 2032, lasciando lavoratori e indotto con un’aria di déjà vu. Per ora, Stellantis non vuole incentivi pubblici, ma dal governo arrivano risorse come piovesse. E mentre la Gigafactory di Termoli resta in stand-by, gli stabilimenti tirano avanti con modelli datati e cassa integrazione. Sembra un piano d’attacco, sì, ma forse la battaglia più dura sarà quella di convincere chi lavora nelle fabbriche a credere davvero in questa ripartenza a orologeria.