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15 Dicembre 2024 - 18:46
Jean-Philippe Imparato, capo Europa di Stellantis
Stellantis e il governo sembrano finalmente vicini a un'intesa, dopo un anno e mezzo di relazioni altalenanti. Questa volta, l'accordo appare a portata di mano: il tavolo convocato per martedì 17 dicembre dal ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, potrebbe chiudersi con una firma che rappresenterebbe una svolta significativa nei rapporti tra l'esecutivo e il colosso dell'automotive.
L'importanza dell'incontro è sottolineata dal livello di partecipazione: saranno presenti non solo Urso, ma anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti e quello del Lavoro Marina Calderone, un segnale forte dell’impegno del governo su un settore cruciale per l’economia italiana. Al tavolo siederanno anche i rappresentanti dei sindacati, i presidenti delle Regioni che ospitano stabilimenti Stellantis e l'Anfia, l’associazione di riferimento per l’industria della componentistica automobilistica.
Un clima di ottimismo sembra pervadere le trattative, nonostante la complessità del settore e le sfide poste da un mercato in rapida trasformazione. “Il nostro approccio è molto diverso da quello della sinistra: non abbiamo pregiudizi né facciamo favoritismi,” ha dichiarato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni dal palco di Atreju, la tradizionale manifestazione di Fratelli d’Italia. “Quando si tratta di difendere occupazione e crescita, ci trovate sempre in prima fila. A differenza del Partito Democratico, che non si è mai fatto vedere.” Con una stoccata alla segretaria dem, Meloni ha aggiunto: “A Elly Schlein si inceppa la lingua quando deve dire Stellantis.”
Nel frattempo, dietro le quinte, si lavora senza sosta per definire i dettagli di un piano che potrebbe avere ripercussioni significative sul futuro degli stabilimenti italiani del gruppo. Sarà Jean-Philippe Imparato, capo Europa di Stellantis, a presentare le linee guida del progetto, che si preannuncia ambizioso ma ancorato alla concretezza. Nei giorni scorsi, Imparato ha già anticipato che “non saranno promesse, ma tutto quello che annunceremo sarà realizzato.”
Alcuni dettagli sono già trapelati: il piano dovrebbe includere nuovi modelli per gli stabilimenti di Mirafiori, Pomigliano e Cassino, il ritorno di auto ibride particolarmente apprezzate dal mercato e un ruolo centrale per Atessa, hub strategico per i veicoli commerciali del gruppo. Tuttavia, altri aspetti cruciali restano ancora avvolti nel riserbo, alimentando l'attesa per l'incontro.
Tra le richieste dei sindacati spicca la questione della piattaforma Small, destinata alle vetture compatte, per la quale Stellantis non ha ancora deciso la collocazione. Tra le possibili sedi si fa il nome di Pomigliano, ma la competizione si gioca a livello europeo. Un altro punto chiave riguarda la Gigafactory di batterie per auto elettriche prevista a Termoli, in Molise. Dopo l'annuncio di un importante investimento in Spagna, i sindacati chiedono garanzie sul rispetto degli impegni presi per l’Italia. La joint venture Acc (che coinvolge Stellantis, Mercedes-Benz e TotalEnergies) dovrebbe sciogliere ogni dubbio entro il primo semestre del 2025.
Ma le preoccupazioni non finiscono qui. Il nodo della cassa integrazione resta critico: da una parte Stellantis, che ha appena rinnovato i contratti di solidarietà a Mirafiori, e dall’altra una filiera in sofferenza, con molte aziende dell’indotto che rischiano di esaurire gli ammortizzatori sociali entro il 2025. Secondo le stime sindacali, sono a rischio ben 25.000 posti di lavoro tra il gruppo e i fornitori.
La posta in gioco è altissima, non solo per il futuro industriale del Paese, ma anche per l’impatto sociale di un settore che è stato, e continua a essere, un pilastro dell’economia italiana. Se martedì si riuscirà a trovare un’intesa, potrebbe essere il primo passo verso un rilancio strategico e sostenibile del comparto automotive in Italia. Tuttavia, la strada resta in salita, e molto dipenderà dalla capacità del governo e di Stellantis di tradurre le promesse in azioni concrete.
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