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Ceneri dei defunti nel parco avventura del Canavese. Il sindaco: "Ho disperso lì anche mia mamma"

In Canavese c'è un posto dove da generazioni le persone si recano per disperdere le cenere dei propri cari. Proprio lì a gennaio verrà inaugurato un parco divertimenti. Per il sindaco non c'è nulla di scandaloso

Il parco avventura verrà realizzato dove si disperdono le ceneri dei defunti

Il parco avventura verrà realizzato dove si disperdono le ceneri dei defunti

Il Bosco di San Giacomo non è un luogo sacro. Non è stato mai benedetto. Lì si va a funghi, si fanno picnic e si vola in parapendio. Nessuno ha mai posto una lapide o una croce. Questo parco avventura è nella logica delle cose.” Con queste parole decise, il sindaco di Andrate, Enrico Bovo, risponde alle polemiche sorte attorno alla decisione dell’amministrazione comunale di trasformare una parte del Bosco di San Giacomo – luogo tradizionalmente destinato alla dispersione delle ceneri – in un parco avventura per attrarre turisti.

Il progetto, realizzato dalla società Sport e Studio Fratelli Zanchetti, prevede una struttura di 300 metri quadri con una zip-line e un ponte tibetano, che verrà inaugurata nel gennaio 2025. Il sindaco respinge con fermezza le accuse di chi considera la decisione un’offesa alla memoria dei defunti: “Chi sceglie di disperdere le ceneri lo fa per non lasciare tracce. Altrimenti si sceglie il cimitero, con tomba e lapide. Questo è un terreno comunale, non uno spazio sacro. Chi ha sollevato queste polemiche evidentemente non capisce lo spirito della dispersione.”

Il Bosco di San Giacomo è stato per anni un luogo speciale per gli abitanti di Andrate, un angolo di natura silenziosa dove molti hanno scelto di disperdere le ceneri dei propri cari. Lo stesso Bovo racconta di aver disperso qui le ceneri di sua madre, Mariuccia, otto anni fa, considerandola una tradizione della comunità. Tuttavia, per il sindaco non vi è alcuna incompatibilità tra la funzione del luogo e il progetto del parco avventura: “Tutto è stato progettato per rispettare la natura, utilizzando legni e strutture che non danneggiano le piante. Questa è un’iniziativa che dà vita alla montagna e attira turismo, l’unico modo per non far morire i piccoli comuni.”

Il sindaco Enrico Bovo 

Il parco è stato affidato in concessione per dieci anni con un canone annuale di appena 369 euro (41 centesimi al metro quadro per 900 metri quadri). La velocità con cui il progetto è stato approvato e il suo basso costo hanno alimentato critiche, ma per Bovo queste scelte sono necessarie per garantire la sopravvivenza della comunità: “Abbiamo meno di 500 abitanti e dobbiamo fare tutto il possibile per attrarre giovani coppie e famiglie. Se non ci muoviamo, la montagna muore.”

Il dolore dei familiari e una petizione contro il progetto

Non tutti condividono questa visione. Tra i più critici c’è Edoardo Zullo, sound designer di Ivrea, che ha disperso nel bosco le ceneri della nonna, Maria Bruno, scomparsa a febbraio. Per Edoardo, il Bosco di San Giacomo è un luogo di raccoglimento e memoria, un santuario naturale che non dovrebbe essere alterato: “Le ceneri non le abbiamo buttate lì a caso. Abbiamo chiesto un permesso al Comune, che ce lo ha concesso. Ora ci dicono che non è un luogo di culto? È una mancanza di rispetto senza precedenti.”

Edoardo ha lanciato una petizione su Change.org, intitolata “Fermiamo il disboscamento e la deturpazione a San Giacomo”, che ha già raccolto centinaia di firme. La sua richiesta è chiara: bloccare immediatamente i lavori e rivedere il progetto. “Non vogliamo ruspe e zip-line dove riposano i nostri cari. Questo è un luogo sacro, non un terreno per fare cassa,” afferma con determinazione.

La petizione ha già raccolto 235 firme. Clicca QUI per visualizzarla.

Anche Stefania Longo, che ha disperso le ceneri di sua madre nello stesso bosco, si unisce al coro di dissenso: “Questo spazio è un rifugio di ricordi e di pace. Trasformarlo in un parco giochi è inaccettabile. È un affronto a chi qui viene per trovare conforto e silenzio.”

Il bosco di San Giacomo

Per il sindaco Bovo, queste critiche rappresentano un fraintendimento della natura del Bosco di San Giacomo e del suo regolamento: “Non è una zona delimitata, non è benedetta, e non ci sono segni che ricordino i defunti. La dispersione delle ceneri è un atto di libertà, non di conservazione. Inoltre, il parco avventura non modifica l’anima del luogo: sarà una piccola struttura che porterà benefici economici e nuovi servizi alla comunità.

L’amministrazione punta anche a realizzare un’area camper in primavera, con l’obiettivo di consolidare Andrate come destinazione turistica. “Abbiamo già farmacia, negozi, scuola e asilo. La montagna è un luogo ideale per vivere, ma dobbiamo continuare a investire per non perdere abitanti,” conclude Bovo.

La questione del Bosco di San Giacomo solleva interrogativi più ampi su come bilanciare tradizione, memoria e sviluppo economico. Se per il sindaco il parco avventura è un passo verso la modernizzazione, per altri rappresenta una ferita al cuore della comunità. Il dibattito è aperto, e il Bosco di San Giacomo, un tempo simbolo di pace e raccoglimento, è ora il centro di una controversia che mette a confronto due visioni opposte del futuro della montagna.

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