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Memorie calpestate: proteste contro il parco avventura nel luogo delle ceneri

Il Comune dà il via libera alla costruzione di un parco avventura nel Bosco di San Giacomo, dove riposano le ceneri di tanti defunti. La protesta di Edoardo Zullo diventa un grido collettivo: “La morte merita rispetto.”

Edoardo Zullo, 24 anni, professione sound designer, abita a Ivrea. Scrive musica per documentari, dando voce a immagini che raccontano storie, emozioni e frammenti di vita.

Da qualche tempo, però, vive con un groppo in gola...

Il motivo? La possibilità di continuare a piangere sua nonna, Maria Bruno, scomparsa il 9 febbraio 2024 all’età di 74 anni.

Le sue ceneri, come quelle di tanti altri, riposano nel Bosco di San Giacomo, un luogo che per molti è diventato un santuario naturale, uno spazio di pace dove natura e memoria si incontrano. Un piccolo angolo di silenzio e raccoglimento, incorniciato da betulle, pietre votive e totem, vicino a una radura che si apre su un parcheggio. Ma questa quiete ora rischia di essere distrutta.

L’amministrazione comunale ha infatti deciso di approvare un progetto per trasformare il bosco in un parco avventura. Edoardo, come tanti altri, non riesce a trattenere l’indignazione: “Le ceneri non le abbiamo buttate lì a caso. Abbiamo chiesto un permesso al Comune, che ce lo aveva concesso. Ora ci dicono che non è un luogo di culto? È una mancanza di rispetto senza precedenti.”

Il dolore di Edoardo ha trovato voce in una petizione lanciata su Change.org, intitolata “La morte merita rispetto”, che chiede lo stop immediato ai lavori e la revisione del progetto. Le sue parole risuonano come un grido: “Non vogliamo ruspe e zip-line dove riposano i nostri cari. Questo è un luogo sacro, non un terreno per fare cassa.”

La battaglia di Edoardo non è isolata. Al suo fianco ci sono altre voci spezzate dal dolore, come quella di Stefania Longo, che ha disperso le ceneri della madre nello stesso bosco: “Questo spazio è un rifugio di ricordi e di pace. Trasformarlo in un parco giochi è inaccettabile. È un affronto a chi qui viene per trovare conforto e silenzio.”

Il Bosco di San Giacomo non è solo un terreno. È una memoria collettiva, un luogo che parla al cuore di chi ha perso qualcuno e cerca un momento di intimità con il ricordo. Per molti, la prospettiva di vedere alberi abbattuti, il silenzio infranto e il sacro sostituito dal rumore è insostenibile. Non si tratta solo di sentimenti personali, ma di un grido contro la mercificazione di un bene comune.

Il progetto del parco avventura, che prevede aree attrezzate e percorsi sospesi, è stato bollato come un esempio lampante di come il profitto possa prevalere sul rispetto per il dolore e la memoria. Per Edoardo e gli altri firmatari, la questione è universale: “Cosa dice di noi una società che non rispetta nemmeno i suoi morti?”

La petizione di Edoardo continua a raccogliere adesioni, mentre il messaggio rimane forte e chiaro: “Restituite al Bosco di San Giacomo la sua pace, la sua funzione di rifugio per il ricordo e la meditazione. Non c’è parco avventura che possa sostituire il silenzio di chi non c’è più.”

La speranza è una sola: che il Comune faccia un passo indietro, ascolti il grido di dolore e restituisca al Bosco di San Giacomo la sua pace. Perché non è solo un bosco, è una casa per i ricordi, per l’eternità.

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