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10 Dicembre 2024 - 09:32
Rifugi per animali al collasso: un'emergenza da Torino al Canavese
La situazione del rifugio di Strada Cuorgnè a Torino è drammatica: con 176 cani ospitati in una struttura progettata per accoglierne solo 100, la gestione è ormai al limite. Durante una commissione a Palazzo Civico, l'assessore Francesco Tresso e Elena Guttaiano, responsabile dell'Ufficio Tutela Animali Comunale, hanno evidenziato numeri allarmanti. "I posti in Strada Cuorgnè sono 100, ma ad oggi abbiamo ben 176 cani presenti", ha dichiarato la Guttaiano, tracciando un quadro che riflette un problema diffuso anche nel resto del territorio.
Il problema principale risiede nella natura degli animali ospitati. Molti sono considerati "morsicatori", ovvero cani che hanno manifestato comportamenti aggressivi, oppure provengono da sequestri e confische. Questi aspetti li rendono meno desiderabili per le famiglie, che preferiscono adottare femmine cucciole rispetto a maschi adulti di taglia media, categoria predominante nei rifugi. Le malattie e i costi associati alle cure veterinarie rappresentano un ulteriore ostacolo, disincentivando le adozioni. “Molti non possono permettersi le cure necessarie e riportano gli animali al rifugio”, ha aggiunto Guttaiano.
A Torino, si stima la presenza di 85.000 cani con microchip, ma molti non sono registrati. Il randagismo è in aumento, specialmente in zone come il Parco dell’Arrivore, dove solo quest'anno sono stati catturati sette randagi. La chiusura del canile sanitario di via Germagnano ha aggravato la situazione, lasciando la città senza una struttura adeguata per gestire le emergenze. Una speranza arriva dai fondi del PNRR, che finanzieranno la costruzione di un nuovo canile sanitario, come confermato dall’assessore Tresso: “Il canile rifugio attuale è sotto-dimensionato e per questo serve una nuova struttura”.
Canili: il problema del sovraffollamento tra Torino e il Canavese
Se Torino lotta contro il sovraffollamento, nel Canavese il panorama è altrettanto critico. La gestione del randagismo e dei canili è affidata a poche strutture che, come quella di Torino, operano al massimo delle loro capacità. I rifugi di zone come Rivarolo e Cuorgnè registrano un afflusso continuo di animali, spesso abbandonati lungo le strade. L’assenza di campagne di sterilizzazione capillari aggrava il problema, con cucciolate non controllate che aumentano il numero di cani randagi.
Anche nel Canavese, la tipologia di cani presenti nei rifugi segue lo stesso schema: maschi adulti e di taglia medio-grande. Le adozioni sono limitate e concentrate su animali ritenuti "più gestibili". Inoltre, l’abbandono degli animali, soprattutto nei periodi estivi, contribuisce a peggiorare la situazione. Molti comuni, come Ivrea, stanno lavorando per sensibilizzare la popolazione sull'importanza del microchip e della sterilizzazione, ma la strada è ancora lunga.
Una problematica condivisa tra Torino e il Canavese è la mancanza di strutture adeguate. Il rifugio di Ivrea, ad esempio, è spesso costretto a trasferire i cani in altre regioni per mancanza di spazio. I costi di gestione sono un ulteriore problema: le associazioni che gestiscono i canili locali si trovano a operare con budget limitati e dipendono dalle donazioni dei cittadini.
La crisi dei rifugi è un problema che non può essere ignorato. Serve un impegno congiunto da parte delle istituzioni, delle associazioni e dei cittadini per affrontare questa emergenza. La costruzione di nuove strutture, come quella prevista a Torino, è un primo passo, ma non basta. È necessario incentivare le adozioni attraverso campagne di sensibilizzazione, educare i cittadini al possesso responsabile degli animali e investire in programmi di sterilizzazione.
Le storie di cani come quelli di Strada Cuorgnè o del Canavese rappresentano un’occasione per riflettere sul nostro rapporto con gli animali e sulla necessità di intervenire con azioni concrete. Adottare un cane non è solo un gesto di amore verso un animale, ma un contributo alla comunità e al benessere collettivo.
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