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Famiglia Agnelli: un miliardo non basta, esplode la guerra sull’eredità

Margherita Agnelli accusa i fratelli Elkann di frode fiscale e truffa. In gioco trust, offshore e milioni nascosti. La verità sull'eredità dell'Avvocato è ancora lontana

Margherita Agnelli

Margherita Agnelli

I legali di Margherita Agnelli non hanno dubbi: la questione dell'eredità dell'Avvocato Gianni Agnelli rimane apertissima. Dopo oltre tre ore di udienza presso il Tribunale civile di Torino, il quadro si arricchisce ulteriormente. A dare nuova linfa alla vicenda è stata la richiesta dell’avvocato Dario Trevisan di acquisire il fascicolo dell’inchiesta penale in corso, che vede indagati i fratelli Elkann per frode fiscale e truffa ai danni dello Stato. Il giudice istruttore, Nicoletta Aloj, si è riservata la decisione, ma Trevisan ha manifestato ottimismo: "Siamo confidenti nell'accoglimento della nostra istanza di acquisizione documentale. Attendiamo fiduciosi gli sviluppi di questo processo, ancor più certi delle nostre ragioni, in una vertenza che oggi è più che mai aperta."

L’udienza ha visto la partecipazione esclusiva degli avvocati delle parti in causa, in un processo civile che ruota attorno agli accordi siglati a Ginevra nel 2004, dopo la scomparsa di Gianni Agnelli. Quegli accordi sancirono la rinuncia di Margherita alle partecipazioni nelle società di famiglia, incluse quelle della 'cassaforte' Dicembre, cedute alla madre, Marella Caracciolo, in cambio di beni per un valore equivalente a un miliardo e 275 milioni di euro. Tuttavia, negli anni successivi, Margherita ha disconosciuto quei patti, sostenendo che le reali dimensioni del patrimonio familiare le sarebbero state occultate.

Marella Caracciolo

Marella Caracciolo

I legali di Margherita puntano il dito contro i fratelli Elkann, sottolineando come nuove prove raccolte in sede penale rafforzino la loro posizione: "Siamo convinti che le prove già vagliate dal gip, dal Tribunale del Riesame e dalla Suprema Corte di Cassazione certifichino in modo inequivocabile la fondatezza delle nostre ragioni, con tutte le rilevantissime conseguenze anche rispetto alla causa civile." Secondo la loro versione, è emerso che Marella Caracciolo aveva la residenza abituale in Italia ed era intestataria di ingenti patrimoni finanziari "detenuti all’estero tramite trust, fondazioni e offshore, di cui gli Elkann e il notaio non hanno dato conto in sede civile, violando l’ordine di esibizione del giudice".

I legali di Margherita sottolineano inoltre che gli Elkann non avrebbero contestato il decreto di sequestro preventivo di 74 milioni di euro emesso nei loro confronti. "Prova ne è che gli stessi indagati non hanno neppure ravvisato elementi per impugnare il provvedimento," insistono.

Dal canto loro, i rappresentanti legali di John, Lapo e Ginevra Elkann respingono le accuse al mittente, denunciando un presunto tentativo di strumentalizzare le indagini penali: "Ancora una volta assistiamo al tentativo di utilizzare a proprio vantaggio elementi acquisiti in fase di indagini preliminari. Ad oggi nessun giudice penale si è espresso nel merito, ivi compreso sul tema della residenza di Donna Marella." I legali dei fratelli Elkann ribadiscono la piena validità degli accordi del 2004, evidenziando come tali patti abbiano garantito a Margherita un patrimonio significativo: "Grazie a essi, Margherita ha ricevuto un ingente patrimonio, rinunciando a ogni pretesa sulla successione del padre e della madre."

La vicenda, che si intreccia con questioni patrimoniali, famigliari e ora anche penali, si conferma come uno degli scontri legali più complessi e mediatici degli ultimi anni, destinata a rimanere sotto i riflettori ancora a lungo.

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