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Politica
03 Dicembre 2024 - 12:06
Manolo Maugeri e Nicolò Farinetto
Alla fine sono volate minacce di querele. E ci piacerebbe davvero vederli, Manolo Maugeri ed Nicolò Farnietto, segretari cittadini di Lega e PD, davanti a un giudice. Immaginiamoli intenti a raccontare di quella giornata epica in cui, a suon di post e commenti, sui social se ne sono dette di tutti i colori.
“Signor giudice,” esordisce Maugeri, “mi hanno accusato di essere liberticida!”. “Ma ha iniziato lui!” ribatte Farinetto. “No ha iniziato lui!”. "Lui", "voi", "noi...".
E come su Forum il giudice li guarda, poi guarda il verbale, sbuffa e si lascia sfuggire un ironico: “Ma davvero fate? Tutto questo per Facebook? Sembra di stare all'asilo....”. Dopo averli congedati con un’alzata di spalle e un cenno verso l’uscita, conclude che il fatto non costituisce reato. Solo puro e semplice esibizionismo. Perché, diciamolo, la politica settimese è ormai un reality show: nessuna soluzione, tanto spettacolo.
La miccia di questa ultima polemica è un post pubblicato sul gruppo Facebook del Partito Democratico di Settimo Torinese, dove il PD risponde in modo tagliente ad alcune dichiarazione rese in consiglio comunale dal segretario cittadino della Lega, Manolo Maugeri.
Il messaggio è chiaro e affilato: “Segretario e capogruppo della Lega, forse al liceo sarebbe bene che lei tornasse. A studiare!”. Il tono non lascia spazio a dubbi: è guerra aperta.
L’oggetto del contendere? Lo sciopero della scuola di venerdì scorso. Maugeri aveva liquidato la mobilitazione definendola un “flop”, aggiungendo che gli scioperi scolastici non sono altro che un’occasione per “saltare scuola”. Parole che, secondo il PD, ridicolizzano un diritto sancito dalla Costituzione e offendono insegnanti e lavoratori. Nel post, i democratici settimesi sottolineano però anche “la deriva liberticida che caratterizza questo governo e grave che anche i rappresentanti locali si scaglino contro i diritti dei lavoratori della scuola e le loro rivendicazioni.”
E siccome Maugeri non è tipo da lasciarsi intimidire, in men che non si dica, risponde con un post e con un titolo urlato: “+++ LA PAGINA DEL PD DI SETTIMO? UNA MACCHINA DEL FANGO CONTRO CHI NON LA PENSA COME LORO +++”.
Maugeri non lesina accuse ai democratici, accusandoli di fomentare odio e di distorcere le sue parole. Secondo Maugeri, il suo intervento non era contro il diritto di sciopero, ma contro l’uso improprio di questo strumento: “Quando andavo al liceo, molti sfruttavano gli scioperi per evitare di andare a scuola. Oggi, vedendo le immagini, mi sembra di essere tornato a quei tempi.”
La polemica non si ferma qui. Tra i protagonisti di questo teatrino si distingue Lorenzo Ravinale, segretario della Lega Giovani. Aggiunge benzina sul fuoco con un commento che non lascia spazio a interpretazioni: “Andate a parlare con gli agenti feriti per colpa di quelle stesse persone che voi e i vostri ‘compagni’ difendete. E poi fatevi un esame di coscienza.”
Una frase che il PD definisce “un ennesimo esempio di strumentalizzazione”, ma che, sui social, trova diversi sostenitori.
I toni si alzano ulteriormente.
Il PD accusa Maugeri e Ravinale di offendere gli scioperanti e di generalizzare: “Non confondete alcuni facinorosi con chi manifesta pacificamente. Ridicolizzare chi esercita i propri diritti è inaccettabile.”
La Lega, dal canto suo, ribadisce che i democratici preferiscono attaccare loro invece di condannare le violenze accadute a Torino durante le manifestazioni. “Non una parola dal PD contro chi ha devastato il Campus Einaudi. Ma attaccare me sembra essere la loro priorità.” si lamenta Maugeri:
In mezzo a questo caos, i cittadini non restano a guardare. I commenti si moltiplicano, trasformando la polemica politica in un vero e proprio dibattito. C’è chi si schiera con Maugeri, accusando il PD di incoerenza (Dove eravate quando Landini difendeva l’articolo 18? Ora siete dalla parte dei lavoratori?”) altri contro (“Ma come potete parlare di diritti dei lavoratori quando li calpestate sistematicamente?”).
Il risultato? Un muro contro muro che non porta da nessuna parte. La discussione si sposta ben presto dai temi concreti – il diritto di sciopero, le motivazioni della protesta – a un confronto puramente personale, fatto di accuse reciproche e recriminazioni. La politica, quella vera? Ridotta a caciara, dove l’unica battaglia da vincere è quella a colpi di like e condivisioni.
E intanto, lo sciopero? Quello vero, quello fatto da lavoratori che chiedono condizioni migliori e rispetto per il proprio lavoro? Resta lì, sullo sfondo, come un dettaglio trascurabile. Perché, a quanto pare, ciò che conta davvero è chi ha l’ultima parola su Facebook.
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