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Torino

Poste taglia, cittadini soffrono: “Un bancomat al posto di un presidio sociale?”

Torino e Novara perdono sette presidi essenziali. Le proteste degli anziani, la delusione delle istituzioni e le soluzioni di Poste non convincono

Chiusura di cinque uffici postali a Torino: una decisione che divide la città

poste italiane

La chiusura di cinque uffici postali a Torino e due a Novara ha acceso un acceso dibattito, alimentato dal malcontento di cittadini e istituzioni. Poste Italiane Spa, giustificando la decisione come parte di un piano di razionalizzazione a livello nazionale, ha confermato che i presidi di via Nizza 88, via Francesco Guicciardini 28, via Verres 1/a, corso Casale 196 e via alla Parrocchia 3/a, a Torino, chiuderanno definitivamente il prossimo 16 dicembre.

Lo stesso destino toccherà a due sedi nella città di Novara. Una mossa che, secondo molti, penalizza soprattutto le fasce più fragili della popolazione, a partire dagli anziani.

Le istituzioni locali non hanno tardato a manifestare il proprio dissenso. "Siamo molto rammaricati di non aver incontrato disponibilità a una rivalutazione o un rinvio delle chiusure", ha dichiarato Michela Favaro, vicesindaca di Torino, al termine dell’incontro con i vertici di Poste Italiane. "Abbiamo insistito per soluzioni meno drastiche, come la riduzione degli orari di apertura, ma l’azienda è rimasta ferma sulle sue posizioni." Inutile dire che questa rigidità ha suscitato indignazione tra i residenti, già impegnati in raccolte firme e mobilitazioni per difendere i loro uffici.

L'incontro di questa mattina tra la Regione Piemonte, i Comuni di Torino e Novara e Poste Italiane Spa si è svolto nel tentativo di trovare una mediazione. Al tavolo erano presenti l’assessore regionale agli Enti Locali, Enrico Bussalino, insieme ai rappresentanti istituzionali locali e ai dirigenti di Poste Italiane. Un appuntamento che, pur avendo portato a qualche piccolo spiraglio, non ha scongiurato le chiusure annunciate. "Abbiamo chiesto a Poste di valutare alternative che potessero conciliare le esigenze aziendali con quelle della cittadinanza, ottenendo almeno un impegno per soluzioni integrative", ha affermato Bussalino.

Tra le misure proposte per mitigare l’impatto della chiusura, Poste Italiane ha annunciato l’installazione di nuovi sportelli Postamat nei quartieri coinvolti e la creazione di punti di servizio postale presso negozi di vicinato, come tabaccherie e farmacie, attraverso il sistema "PuntoLIS". Tuttavia, queste soluzioni sono state accolte con scetticismo dalle istituzioni locali. "Non si può pensare di sostituire un ufficio postale con un bancomat o un servizio parziale in un negozio. Questi presidi rappresentano molto di più per i cittadini, soprattutto per gli anziani, che spesso trovano difficoltà anche solo a spostarsi", ha ribadito Favaro.

Alberto Avetta

La polemica si estende anche a livello regionale. I consiglieri Nadia Conticelli e Alberto Avetta del PD hanno puntato il dito contro la decisione di Poste Italiane, definendola "calata dall’alto e priva di considerazione per la realtà sociale ed economica dei territori coinvolti". Entrambi hanno sottolineato l'importanza di mantenere aperti gli uffici, anche con orari ridotti, e hanno ricordato come i servizi postali siano un elemento fondamentale per la coesione sociale. "Poste Italiane non può ignorare la mobilitazione che coinvolge istituzioni e cittadini. Su questi stessi territori sono in corso importanti progetti di riqualificazione, sostenuti da fondi nazionali ed europei: chiudere gli uffici postali è un controsenso assoluto", hanno dichiarato in un comunicato congiunto.

Non mancano le proteste dei cittadini. Solo ieri, oltre mille firme sono state raccolte contro la chiusura dell’ufficio postale di Cavoretto, un punto di riferimento essenziale per l’intero quartiere. "L’ufficio postale non è solo un servizio, è un luogo di incontro, un presidio sociale", hanno dichiarato alcuni residenti, sottolineando come la decisione rischi di isolare ulteriormente le fasce più fragili della popolazione, già provate dagli effetti della pandemia.

Il confronto con Poste Italiane ha portato a un impegno generico a mantenere un dialogo con le amministrazioni locali, ma resta da vedere se alle parole seguiranno fatti concreti. "Poste non è solo un’azienda, è un presidio sociale fondamentale per le nostre comunità", ha ricordato Bussalino, aggiungendo che la Regione continuerà a monitorare la situazione per assicurare che i cittadini non vengano abbandonati.

La vicenda solleva interrogativi più ampi sul futuro dei servizi postali in Italia. Da un lato, la digitalizzazione offre opportunità innovative per migliorare l’efficienza; dall’altro, la transizione non può ignorare le esigenze delle comunità locali, soprattutto di quelle più vulnerabili. La chiusura degli uffici postali a Torino e Novara, se non accompagnata da misure concrete e inclusive, rischia di rappresentare l’ennesima prova di una modernizzazione che dimentica le persone.

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