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26 Novembre 2024 - 09:46
Cromo esavalente 88 volte oltre i limiti: allarme sanitario e ambientale!
Torino è ancora costretta a fare i conti con l'eredità ingombrante dell'ex area ThyssenKrupp, un sito industriale dismesso che continua a minacciare l'ambiente e la salute pubblica. Con una concentrazione di cromo esavalente ben 88 volte superiore ai limiti di legge – 450 milligrammi per litro rispetto ai 5 consentiti – l'area si conferma un'emergenza ambientale e sanitaria, simbolo di una ferita che non si rimargina.
Durante il consiglio comunale del 25 novembre 2024, il cittadino Salvatore Pino ha riportato la questione sotto i riflettori con un’interpellanza accorata. “Da ben 17 anni questa porzione di territorio cittadino rappresenta una ferita aperta per la nostra comunità,” ha dichiarato, evidenziando come il sito continui a inquinare il suolo con idrocarburi e a contaminare la falda acquifera con il cromo esavalente, una sostanza altamente tossica e cancerogena.
L'urgenza di risanare l’area si lega indissolubilmente al ricordo di una tragedia: il 6 dicembre ricorre l’anniversario dell'incendio del 2007 nello stabilimento ThyssenKrupp, in cui persero la vita sette operai. La memoria di quel drammatico episodio amplifica l’indignazione per il degrado ambientale, trasformandolo in una questione etica oltre che sanitaria.
Dal 2013, sono stati avviati interventi per la bonifica del sito, ma il percorso si è rivelato lungo e complesso. L’assessora Chiara Foglietta ha illustrato i progressi: “Da ottobre la proprietà ha avviato un progetto di messa in sicurezza dell’area che durerà sei anni, con un investimento di 4,5 milioni di euro.” Tuttavia, ha riconosciuto che l’area rappresenta ancora una fonte di insalubrità per i cittadini e un simbolo di incuria.
Cromo esavalente
Secondo il piano, i lavori dovrebbero mitigare la contaminazione, ma il completamento entro il 2030 lascia molti dubbi e insoddisfazione. “Non basta bonificare parzialmente,” ha affermato Pino, esortando il comune a garantire un monitoraggio costante e un intervento su tutta l’area, per scongiurare ulteriori compromessi.
Il cromo esavalente, sostanza protagonista della contaminazione, è noto per i suoi effetti devastanti sulla salute umana. Inalazione o ingestione prolungata possono causare tumori, danni al sistema respiratorio e complicazioni renali. La sua presenza nelle falde acquifere non solo minaccia chi vive nei pressi del sito, ma pone interrogativi sull’intero ecosistema urbano.
Anche l’ambiente non è immune: il suolo circostante è ormai compromesso, e i ritardi negli interventi di bonifica aggravano la dispersione degli inquinanti, aumentando il rischio di contaminazione delle aree limitrofe.
Guardando oltre la bonifica, resta aperta la questione di cosa diventerà l’ex area Thyssen. Alcuni cittadini propongono di trasformarla in un parco urbano, un simbolo di riscatto e un polmone verde per Torino. L’idea di rigenerare un luogo segnato dal dolore e dall’inquinamento in uno spazio pubblico a beneficio della comunità è suggestiva, ma richiede uno sforzo coordinato tra istituzioni, cittadini e investitori.
L’ex area Thyssen è più di un problema locale: rappresenta un caso emblematico di come le eredità industriali possano intrecciarsi con la memoria collettiva e le sfide ambientali contemporanee. La bonifica in corso è un passo necessario ma insufficiente per restituire dignità al territorio. Solo un impegno deciso e trasparente potrà garantire un futuro libero da contaminazioni e capace di trasformare una tragedia in un’opportunità per la comunità.
La domanda resta: quante altre generazioni dovranno convivere con i danni del passato prima che venga scritta la parola fine?
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