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Ivrea in Azione
24 Novembre 2024 - 16:00
Negli ultimi anni, anche nelle piccole realtà come Ivrea, qualcosa è cambiato. Non possiamo più ignorare l'emergere di fenomeni che un tempo consideravamo estranei alla nostra quotidianità.
Ivrea, una “città cartolina”, che abbiamo sempre considerato a misura d'uomo e quando ne parliamo immaginiamo una realtà che, trent'anni fa, difficilmente sarebbe stata considerata una meta turistica. Oggi, grazie al suo patrimonio industriale riconosciuto dall’UNESCO, al suo castello recentemente riaperto, alle vie del centro storico e al famoso Carnevale è l'orgoglio dei suoi abitanti, anche se, in definitiva, lo è sempre stato. Ma accanto alle bellezze che ci circondano, come il Parco dei 5 Laghi o la Dora Baltea che accompagna le nostre passeggiate, c'è un’altra faccia della medaglia, meno brillante e più preoccupante. Le questioni legate alla sicurezza stanno acquistando un’importanza crescente e necessitano di una riflessione seria da parte di tutti.
Non possiamo limitarci a considerare questi episodi eventi sporadici, frutto di una percezione esagerata. Le cronache locali riportano episodi che ci lasciano senza parole: aggressioni, furti, rapine violente. Fatti che, sino a pochi anni fa, avremmo scambiato per eccezioni sono ora parte di una routine allarmante. Un passante accoltellato, una turista spintonata da un ladro che s'è portato via la sua borsa, un esercente minacciato con un coltello alla gola: queste non sono solo notizie, ma segni tangibili di una problematica in crescente aumento.
C'è chi sostiene che ciò che percepiamo sia solo frutto di allarmismi infondati, ma noi che viviamo Ivrea conosciamo bene la realtà: la microcriminalità ha preso piede in modo subdolo, apparentemente nella completa “indifferenza”, andando a intaccare l’idea di sicurezza che fino a poco tempo fa dava conforto ai cittadini. Quanti altri episodi del genere si verificano ogni giorno, non riportati dai giornali? È difficile fornire una risposta precisa, ma l’assenza di dati chiari e oggettivi non può farci abbassare la guardia.
È imperativo spezzare una lancia a favore delle forze dell’ordine, che operano con dedizione e impegno, nonostante siano spesso sotto organico e con mezzi limitati. Sono i primi a sentire il peso della responsabilità e della pressione sociale, eppure le soluzioni non possono ricadere solo sulle loro spalle. Anche le amministrazioni locali hanno un ruolo cruciale da svolgere, ed è inaccettabile che, di fronte a un problema così evidente, si continui a navigare a vista, senza piani d’azione concreti.
“Perché sono legati a ideologie che evidentemente li limita, eh, mica possono affrontare questa emergenza? Se ne deve occupare il ministero”, dice l’assessore al bilancio con delega al commercio. È evidente che non possiamo continuare a discutere su chi abbia torto o ragione, se si tratti di una percezione esagerata o di una consuetudine allarmante. Occorrono politiche preventive che portino a risultati tangibili. Migliorare l’illuminazione pubblica, installare sistemi di sorveglianza e colonnine anti-aggressione, aumentare il numero di pattuglie sul territorio sono passi necessari che bisogna pianificare. Ma ci dev'essere la volontà politica.
Siamo seriamente preoccupati e non dobbiamo arrivare a dire: “Che mandino l'esercito se occorre.”
Un’illuminazione scarsa rende i luoghi vulnerabili, mentre la presenza visibile delle forze dell’ordine può fungere da deterrente efficace contro comportamenti delittuosi. Non possiamo più permetterci di essere divisi su questo tema; la sicurezza non ha colore politico ed è ora che la sinistra lo comprenda. È un obiettivo che deve unire tutte le forze politiche verso una direzione comune.
L’amministrazione comunale ha il dovere di agire con fermezza e coerenza, inviando messaggi chiari e inequivocabili alla cittadinanza. Bisogna evitare ambiguità, perché la fiducia dei cittadini è un bene prezioso che va preservato e alimentato. E questa amministrazione sta andando inesorabilmente verso i minimi storici in quanto a fiducia e sicurezza.
Le politiche sociali, nonostante gli sforzi profusi, spesso non riescono a mitigare i fenomeni di marginalità. È fondamentale analizzare le cause di questi fallimenti, valutando la mancanza di integrazione tra servizi sociali e necessità reali delle comunità vulnerabili. Nonostante ci siano ragioni oggettive, siamo davanti ad un fallimento reale e per tutta risposta non si può fare appello sulle ceneri di questo fallimento.
Ivrea deve tornare ad essere una città ospitale, capace di riconoscere e affrontare le marginalità sociali, ma la persuasione non può diventare uno strumento di gestione dell’insicurezza.
In conclusione, Ivrea ha sempre avuto il potenziale per essere non solo una cartolina, ma anche un esempio di vivibilità e sicurezza. È giunto il momento di affrontare la realtà senza veli, di prendere atto che la sicurezza è un diritto fondamentale di ogni cittadino e che le parole, se non accompagnate da azioni concrete, restano solo buone intenzioni. La vera sfida è fare in modo che Ivrea torni a essere non solo bella, ma anche sicura.
Ciao!!
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