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Editoriale
21 Novembre 2024 - 11:47
Giusy: il gatto e la sua proprietaria, Giuseppina Arena, assassinata il 12 ottobre 2022 a Chivasso
Giusy Arena, donna fragile e tormentata, uccisa brutalmente il giorno del suo compleanno, il 12 ottobre 2022, e la sua gatta, ribattezzata “Giusy” dai volontari del rifugio Sfigatte, sembrano condividere più di un nome.
Un legame invisibile, fatto di schivi silenzi e di solitudini spezzate, lega il ricordo di una padrona che nessuno capiva e l’immagine di un animale che nessuno vuole.
Giusy Arena era un’anima inquieta. Cantava mentre pedalava per le strade di Chivasso, riversando nella melodia il peso di un passato che solo lei conosceva. Una donna che, nonostante i tormenti, aveva trovato un rifugio nella cura degli animali.
Due cani, Potty e Ottavia, e otto gatti popolavano il suo piccolo appartamento, creature che erano il suo mondo, la sua famiglia. Quel giorno di ottobre, tre colpi di pistola hanno spento la sua voce in un boschetto di Pratoregio, sotto un cavalcavia dell'Alta Velocità Torino-Milano.
Ora il fratello, Angelo Arena, unico indagato, nega ogni accusa mentre le indagini proseguono tra ombre e interrogativi.
Ma c’è un altro cuore che batte al ritmo della stessa malinconia: quello della gatta Giusy.
Dopo la tragedia, i volontari hanno accolto gli animali rimasti orfani, cercando per loro nuove famiglie. Tutti, tranne lei.
Giusy, la gatta, si rifugia negli angoli del rifugio, lontana dagli sguardi umani. Non si lascia avvicinare, troppo spaventata, troppo segnata. È stata definita inadottabile, e così vive, schiva e guardinga, in un luogo che, pur non essendo casa, le offre sicurezza.
Le due Giusy condividono una storia di incomprensioni e rifiuti. La prima, una donna schivata dai suoi stessi vicini, ricordata più per le sue stranezze che per la sua straordinaria generosità. La seconda, un piccolo animale che porta nel silenzio il peso di un mondo che non l’ha mai scelta. Eppure, entrambe, a loro modo, hanno trovato una forma di pace.
“L’abbiamo chiamata Giusy in suo onore”, scrivono le volontarie del rifugio. E mentre la gatta osserva il mondo da lontano, quasi a ricordare la sua padrona, rimane in attesa di una possibilità.
Forse non sarà mai amata, forse nessuno entrerà mai nel suo cuore spaventato, ma oggi ha un posto dove esistere. “La vediamo serena (e incicciottita)”, aggiungono, un piccolo segno di conforto che racconta una resilienza silenziosa.
Il post facebook del rifugio Le Sfigatte
Il caso di Giusy Arena, la donna, rimane avvolto nel mistero. Ma il destino della gatta Giusy è un altro appello al cuore: un invito a vedere, in quella paura che schizza via, il riflesso di una storia che merita attenzione e comprensione.
Perché, come diceva Victor Hugo, gli animali hanno un’anima. E, forse, in questo caso, quella di Giusy vive ancora, negli occhi spaventati di una gatta che porta il suo nome.
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