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Ospedali alla canna de gas. Disastro Scarpetta e sindaci "inutili"... E se arriva di nuovo il covid?

Dal lockdown del 2020 ai ritardi cronici: cantieri fermi, promesse disattese e cittadini abbandonati. I sindacati denunciano l'immobilismo mentre i milioni del PNRR restano un miraggio.

Tre posti letto in più di terapia semi intensiva all'ospedale di Chivasso... C'è da mettersi a piangere!!!

Sono passati quasi 5 anni da quel 9 marzo 2020, quando l'allora Presidente del Consiglio Giuseppe Conte annunciava il lockdown su scala nazionale per fronteggiare l'emergenza COVID-19.

Quella crisi mise a nudo una realtà inquietante: la drammatica scarsità di posti letto in terapia intensiva.

Per rimediare a un disastro consumatosi in anni e anni di "fancazzismo" e finanziamento "occulto" dei privati, arrivò il cosiddetto Provvedimento Arcuri. Prevedeva, tra le altre cose, l'incremento di letti di terapia intensiva e subintensiva su tutto il territorio italiano, comprese le strutture dell'ASL TO4

I lavori si sarebbero dovuti realizzare nel 2020 (pensate a quanta acqua è già passata sotto i ponti) nel bel mezzo della pandemia. 

La domanda è: a che punto siamo?

Se lo chiedono Giuseppe Summa del Nursind e Luciano Perno di Cgil. La risposta è a dir poco sconfortante...

"Se una nuova pandemia colpisse il nostro territorio - commentano - la situazione sarebbe poco diversa rispetto al 2020: sale operatorie da chiudere, reparti da riconvertire e percorsi separati inesistenti. In altre parole, la stessa vulnerabilità che ha messo in ginocchio il sistema sanitario. Nonostante gli annunci e le inaugurazioni, i progressi sono minimi. A Ciriè, i lavori per i due posti letto di terapia intensiva sono in alto mare. Nemmeno quelli relativi alla terapia subintensiva presso Medicina sono stati completati. A Chivasso, i lavori per gli ulteriori dieci posti letto di terapia intensiva vanno a rilento a rilento. A Ivrea la nuova Rianimazione è stata inaugurata con grande enfasi, ma dei letti di terapia subintensiva non c'è traccia. Per non parlare del Pronto Soccorso, il cui cantiere è gravemente in ritardo e crea disagi enormi ai reparti come Oncologia. La situazione è critica anche per la Dialisi, con una struttura che, come sottolineato, "cade letteralmente a pezzi".

I sindacati non nascondono la frustrazione e anni di tentativi di sensibilizzare l’azienda sanitaria, senza ottenere risposte concrete.

“A fronte di un fabbisogno stimato di 15 anestesisti, 50 infermieri e 19 OSS, nessuna di queste risorse è mai stata realmente assegnata... - avvisano -   In una situazione dove ogni cantiere si trasforma in un’odissea e ogni promessa in un miraggio, l’ASL TO4 rischia di pagare caro questo immobilismo. Intanto, i cittadini rimangono spettatori di una sanità che, tra ritardi cronici e strutture fatiscenti, sembra ancora troppo distante dai bisogni reali del territorio."

E la mente va all'aprile scorso, quando in pompa magna, presso l'ospedale di Chivasso, sono stati inaugurati tre nuovi posti letto di terapia semi intensiva (o subintensiva) e nuove apparecchiature per la risonanza magnetica, il mammografo, il radiologico digitale telecomandato e l’arco a “C”: tutte già operative da alcune settimane.

Un investimento complessivo di oltre 2 milioni e 200 mila euro, di cui oltre 1 milione da fondi PNRR.

Un'inaugurazione con l'amaro in bocca, a pochi mesi dalle elezioni che si sarebbero tenute a giugno. Un'inaugurazione che sapeva tanto di presa per i fondelli, non tanto per quel che di buono si era fatto (e meno male che lo si era fatto) quanto per ciò che ci si aspettava si facesse.

Per quattro anni su queste pagine abbiamo parlato  di cifre da capogiro pari a 4,2 milioni di euro per i posti letto delle terapie intensive, che nell’Asl To4 sarebbero dovuti passare da 19 ad un totale di 32 evitando così, nella seconda ondata (è finita la quarta e non c'è ragione di pensare che arrivi la quinta o la sesta), la chiusura delle sale operatorie utilizzate come reparti di rianimazione. 

E sarebbero stati dieci posti letto in più a Chivasso (oggi sono 6), due in più a Ciriè (anche qui attualmente sono 6), uno in più ad Ivrea (erano 7). Quindi, in totale, 16 a Chivasso, 8  a Ciriè e 8 anche ad Ivrea.  

E con quei soldi si sarebbero anche dovuti allestire 18 letti di terapia semi-intensiva, 6 per ognuno dei tre presidi ospedalieri  di cui la metà riconvertibili, all’occorrenza, in posti di terapia intensiva. 

Morale?

A giugno del 2023, presso l'ospedale di Ivrea, con un investimento di circa 2 milioni di euro, di cui 1 milione e 100.000 euro di fondi del Decreto Legge 34 (ex Arcuri) si sono riusciti a ricavare due posti letto in semi intensiva in più e, come da programma, un posto letto in intensiva da aggiungere a quelli che già c'erano (7+1), nulla si sa di Ciriè e a Chivasso si sono riusciti ad attrezzare appena 3 striminziti posti letto in semi intensiva, lasciando tutto il resto al “pian dij babi". 

Domanda. Dei 10 posti letto in intensiva che ne è stato?

Nel 2020 peraltro, s'era deciso anche altro. Si erano, infatti, aggiunti, fondi per altri lavori.

A Ciriè, 2,5 milioni di euro per l’adeguamento degli impianti tecnologici, antincendio e per la sicurezza nei luoghi di lavoro.  A Ivrea 1,5 milioni  per il rifacimento dei montanti elettrici e anche qui per l’impianto antincendio. A Chivasso, 5 milioni e 928mila euro per ristrutturazione del vecchio ospedale, in questo caso in base a un piano che doveva andare avanti sino al 2025.

Di fronte a tutto questo, la domanda a cui il direttore generale Stefano Scarpetta avrebbe dovuto rispondere, se non a noi, di sicuro ai sindaci dell’Asl To4, è "che cos’è che non ha funzionato" o, se si preferisce, dove sta l’imbuto. 

In maniera dettagliata, puntuale e precisa... eventualmente prendendo per le orecchie il funzionario che avrebbe dovuto occuparsi di gestire tutto questo e lo ha fatto aggiungendo agli abituali “tempi morti”, altri “tempi morti”.

Uno scandalo da qualunque parti lo si guardi.

Un’offesa a quei cittadini che han dovuto prostrarsi alle restrizioni in gran parte dovute e provocate proprio dai limiti delle strutture sanitarie. 

Qualche colpa evidentemente ce l’ha anche la politica a cominciare da chi dovrebbe interagire con l’Asl ma non lo fa, forse credendo si possa fare a meno dello scontro totale.

Fin troppo chiara l’allusione al sindaco di Ivrea (Stefano Sertoli fino al 2023 e da lì in avanti Matteo Chiantore), che è anche, come dice lo statuto, presidente dell’Assemblea dei sindaci.

Da dove potrebbe cominciare con le domande?

Beh, dalla Tabella dei tempi di realizzazione delle Opere Pubbliche aggiornata al 31.12.2023 che peraltro è l'unica che si può trovare sul sito dell'Asl To4.

Di bene in meglio, o di peggio in peggio, di ritardi in ritardi ce n'è uno che rischia di non farci dormire la notte....

A che punto sono i lavori al pronto soccorso dell'Ospedale di Ciriè dettagliatamente descritti in una delibera dell'ottobre del 2023 e di cui poi, da lì in avanti, è calato il silenzio?

Si leggeva che la Direzione Generale dell'Asl to4 autorizzava la GUERRATO S.p.A. di Rovigo, Capogruppo in R.T.I. con la EDIL.CO S.r.l. di Matera, che si era aggiudicata l'appalto per i lavori di “Ristrutturazione del Pronto Soccorso" di Ciriè "con l’individuazione di distinte aree di permanenza per i pazienti sospetti COVID-19 o potenzialmente contagiosi" a subappaltare "un pezzo" alla EDILTECH S.r.l di Pieve Emanuele (MI).

Sul banco degli imputati (si fa per dire) oltre alla direzione generale dell’Asl To4 anche l’intero “Sistema Italia”.

In verità, infatti, se l’Asl To4 piange, le altre, non se la passano poi così tanto bene.

I direttori generali “capaci” ci sono ma si contano sulle dita di due mani. Lo ha sottolineato di recente anche la Corte dei Conti sulla base di un monitoraggio condotto dal Ministero dello Salute. Della serie: i soldi ci sono ma i lavori non partono.  Nel frattempo,  l’intero quadro degli interventi previsti con il d.l. 34/2020 (cioè il decreto rilancio) è stato inserito nel PNRR e si è deciso di allungare la realizzazione entro il 2026. 

Ce la faranno i nostri eroi? Boh!!!

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