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Sanità

Nuovi ospedali piemontesi: tanto fumo ma dov'è l'arrosto?

Annunciato un piano da 2,257 miliardi con fondi Inail, ma l’opposizione attacca: "Solo propaganda e rischi finanziari a carico della Regione". Incertezze e smentite sulla progettazione di Alessandria e Cuneo

In foto l'assessore Riboldi e il consigliere Valle

In foto l'assessore Riboldi e il consigliere Valle

Fiato alle trombe e rullo di tamburi, c'è una novità! Il decreto ministeriale che dovrebbe finalmente sbloccare i fondi per i nuovi ospedali piemontesi è stato firmato dai tre ministri competenti ed è ora in attesa di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.

Un traguardo? Forse. Ma per ora ci accontentiamo di un altro atto burocratico.

Se n'è parlato durante una seduta congiunta delle Commissioni Bilancio e Sanità.

L’assessore regionale alla Sanità Federico Riboldi ha trionfalmente annunciato che il Piemonte riceverà 602,9 milioni di euro aggiuntivi, portando il totale dei fondi a 2,257 miliardi di euro. A patto, evidentemente, che si superino tutti gli ostacoli che la realtà, sempre poco collaborativa, potrebbe frapporre tra i progetti e il loro completamento.

Riboldi ha anche spiegato che questi fondi copriranno l’aumento dei costi per gli ospedali in progetto grazie a un tasso d’interesse "calmierato" del 4%, cifra che, in effetti, sembra davvero generosa... per gli standard di un mutuo. Inoltre, l’Inail starebbe addirittura organizzando unità operative regionali per monitorare gli appalti, un'idea che, per dirla con le parole dell’assessore, dovrebbe garantire maggiore controllo sui lavori. Cosa potrebbe mai andare storto?

L’assessore ha poi dipinto uno scenario di entusiasmo quasi commovente: 180 cantieri, 4,5 miliardi di euro di investimenti complessivi e persino un portale online per permettere ai cittadini di seguire i progressi.

Come se guardare un sito web con i grafici dei lavori in ritardo fosse sufficiente a guarire le ferite del sistema sanitario piemontese.

Non è tutto: per la progettazione sono stati stanziati 82 milioni di euro, leggermente sopra la previsione di 73 milioni. “Per prudenza abbiamo accantonato risorse superiori”, ha specificato Riboldi, facendo intuire che, almeno su questo fronte, l’assessorato ha imparato a non esagerare con l’ottimismo.

Ma è proprio qui che finiscono gli applausi e iniziano i fischi.

Gianna Pentenero e Domenico Rossi, del Partito Democratico, hanno smorzato l’entusiasmo definendo le dichiarazioni di Riboldi “un’operazione di pura propaganda”.

“Al momento, i progetti sono solo valutabili, non approvati. E il rischio finanziario resta interamente a carico della Regione”, hanno dichiarato, aggiungendo che “questa Giunta non è riuscita a concretizzare nulla negli ultimi anni”. Insomma, tanto fumo e neanche l’ombra di un mattone.

La città della salute

Dai banchi del Movimento 5 Stelle, Sarah Disabato, Alberto Unia e Pasquale Coluccio hanno rincarato la dose: “Un buco nell’acqua la seduta congiunta delle Commissioni Sanità e Bilancio. Nonostante gli annunci trionfali, siamo ancora all’anno zero”.

Loro malgrado, la situazione sembra avvalorare questa tesi. Dei famosi 2,250 miliardi di euro, per ora, non c’è traccia concreta. Tutto si riduce a progetti “valutabili” e lunghissime procedure di approvazione.

Nel frattempo, i costi per la progettazione ricadranno inizialmente sulla Regione, che dovrà anticipare ben 73 milioni di euro, sperando che poi l’Inail restituisca il favore.

“Il rischio è che alla fine i cittadini restino con il cerino in mano”, hanno aggiunto i consiglieri pentastellati

Daniele Valle, vicepresidente della Commissione Sanità, ha espresso altrettanti dubbi: “Restituire i fondi in vent’anni al 4% costerà alla Regione circa 120 milioni di euro l’anno. Una cifra che si aggiunge ai costi dei partenariati pubblico-privati per gli ospedali di Torino e Novara, rischiando di compromettere i servizi sanitari attuali”.

E come se non bastasse, Valle teme che le nuove unità operative dell’Inail, pensate per monitorare gli appalti, si trasformino in un ulteriore freno: “Partire da zero con strutture non ancora operative è un azzardo che potrebbe rallentare tutto”.

Il suggerimento? Coinvolgere SCR e Azienda Zero, strutture già esistenti, ma evidentemente non abbastanza "fashion" per il progetto.

L’ultimo affondo è arrivato dal vicepresidente del Consiglio regionale, Domenico Ravetti, che ha sottolineato le incongruenze di Riboldi: “Aveva dichiarato che non sarebbero servite risorse aggiuntive per la progettazione degli ospedali di Alessandria e Cuneo. Ora emerge che quei fondi dovranno essere coperti interamente dal bilancio regionale”. Ravetti non si è fatto mancare una stoccata finale sull’ospedale di Alessandria: “Dire oggi che sarà pronto nel 2032 è quanto meno ottimistico. Forse sarebbe meglio concentrarsi prima sul posare un solo mattone”.

Insomma, tra proclami altisonanti, cifre miliardarie e dubbi persistenti, il piano per l’edilizia sanitaria in Piemonte sembra più un esercizio di retorica che una concreta roadmap.

Mentre la Giunta Cirio tenta di rassicurare tutti, le opposizioni avvertono: il rischio di ritrovarsi con tanto fumo e niente arrosto è, purtroppo, ancora molto alto.

I progetti

La Regione Piemonte ha avviato un ambizioso piano di edilizia sanitaria, con investimenti complessivi che superano i 4,5 miliardi di euro. Questo piano prevede la costruzione di nuovi ospedali, la rigenerazione di strutture esistenti e l'implementazione di case e ospedali di comunità.

Principali progetti ospedalieri:

  • Nuovi ospedali: Sono previsti 11 nuovi ospedali, tra cui quelli di Alessandria, Cuneo, Torino Nord, Ivrea, Vercelli, Savigliano, nell'ASL TO5, Biella, Novara Verbania e Asti. Questi progetti mirano a sostituire strutture obsolete con edifici moderni e funzionali.

  • Rigenerazioni e ampliamenti: Quattro ospedali esistenti saranno sottoposti a interventi di rigenerazione e ampliamento per migliorare l'efficienza e la qualità dei servizi offerti.

Strutture territoriali:

  • Case di comunità: Sono in programma 91 case di comunità, strutture sanitarie di prossimità destinate a fornire servizi integrati e a facilitare l'accesso alle cure per i cittadini.

  • Ospedali di comunità: Saranno realizzati 30 ospedali di comunità, con l'obiettivo di offrire assistenza sanitaria intermedia tra il domicilio e l'ospedale, supportando la degenza di pazienti con necessità di cure a bassa intensità.

  • Centrali operative territoriali: Sono previste 43 centrali operative territoriali per coordinare i servizi sanitari e sociali sul territorio, migliorando la continuità assistenziale e l'integrazione tra ospedale e territorio

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