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19 Novembre 2024 - 18:49
Elena Piastra e Pino dei Palazzi
“Pomeriggio di presentazione di progetti importanti: a Milano, per illustrare alla CEB, la Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa, il piano sull’abitare per Borgo Nuovo,” scrive entusiasta la sindaca Elena Piastra su Facebook e subito ci è venuto in mente "Pino", quello di Zelig, in questo caso l'evoluzione è tutta racchiusa in "Elena dei palazzi".
Fiato alle trombe, rullo di tamburi, ecco l’ennesimo post, sui piani strategici, sugli investimenti epocali. Un altro tassello di quella che sembra ormai una vera e propria ossessione per le politiche abitative europee.
Sì, perché la sindaca, da sempre affascinata dagli alti tavoli di discussione continentali, ha deciso di portare il nome di Settimo Torinese in giro per l’Italia (e forse un giorno per l’Europa), dimenticandosi che il Comune che amministra ha qualche problemino ben più urgente.
E trattandosi di un convegno durato 7 ore, in cui si è solo parlato in lingua inglese, ci sarebbe davvero piaciuto ascoltare la "chiacchierona" incantare il pubblico con un linguaggio non a lei congeniale. Abbiamo cercato il suo intervento ma non lo abbiamo trovato! Peccato... "I'm Piastra. I come from Settimo Torinese... We do housing, not roads, not lights, just housing,” immaginiamo abbia detto con grande sicurezza...".
Perchè Piastra, negli ultimi anni, ha abbracciato con fervore la missione dell’“abitare dignitoso”, con un occhio di riguardo al Borgo Nuovo.
“Abbiamo portato sul quartiere investimenti per quasi 20 milioni di euro, che lo cambieranno profondamente,” scrive nel suo post.
Ma leggendo tra le righe, si capisce che quei cambiamenti “profondi” altro non sono che la nuova scuola di via Fantina e il Comando dei vigili, che lei chiama Civic Center (per darsi un tono internazionale) al posto dell'ex supermercato abbandonato di via Schiapparelli...
“Mancano ancora alcuni tasselli importanti,” ammette lei stessa, un po’ come dire che il quadro è bellissimo, ma la cornice è scadente.
E proprio sulla cornice vale la pena soffermarsi. Perché mentre Elena Piastra si sbraccia per costruire nuove case e attirare investimenti privati, il resto della città cade a pezzi. Strade dissestate che sembrano percorsi da rally, pali della luce che svettano inutilmente come sculture postmoderne (perché tanto non funzionano), fogne che traboccano alla prima pioggia, topi e pantegane che ballano ovunque e un verde pubblico che ormai è un ricordo sbiadito di ciò che dovrebbe essere.
Siamo sicuri che la sindaca sappia tutto questo? O la sua agenda è così fitta di “bandi difficili da superare” e presentazioni in grande stile che il tempo per fare un giro nei quartieri di Settimo è ormai sparito?
Certo, andare a Milano per illustrare il progetto di Borgo Nuovo alla Banca di Sviluppo del Consiglio d’Europa è sicuramente una priorità. Ma forse, tra un viaggio e l’altro, potrebbe dedicare un pomeriggio per farsi un giro in città. Magari scoprirebbe che a Settimo non servono nuove case, ma marciapiedi praticabili e lampioni funzionanti per quelle che già ci sono.
“Un programma complesso tra pubblico e privato, strategico e irrinunciabile,” lo definisce lei. Strategico, certo, ma irrinunciabile per chi? Per i cittadini che convivono con buche e degrado quotidiano, forse no. A loro servirebbe meno propaganda sui social e più risultati tangibili.
Chissà, magari un giorno vedremo un post su un palo della luce che funziona. Sarebbe un miracolo da raccontare a Housing Europe. Una ventata d’aria fresca in mezzo a tanta teoria, poca pratica e un mucchio di "racconti non raccontati o raccontati a metà".
Intanto, i residenti aspettano: meno Europa, sindaca, e più Settimo.
Il 18 novembre 2024, Milano ha fatto da cornice all’European Responsible Housing Finance Summit, organizzato da Housing Europe in collaborazione con Legacoop Abitanti. Un evento che ha radunato una nutrita schiera di stakeholder del settore abitativo e finanziario, pronti a discutere delle grandi sfide legate all’edilizia pubblica, sociale e cooperativa. Tra i temi affrontati, immancabili le iniziative come la Renovation Wave e il New European Bauhaus, giusto per mantenere alti i toni e l’aria di internazionalità.
Durante il summit è stata ribadita – se ce ne fosse bisogno – l’urgenza di un impegno finanziario dell’Unione Europea per garantire alloggi dignitosi e accessibili nei 27 Stati membri. “Fondi dedicati” è stata la parola magica, accompagnata dall’ormai imprescindibile richiamo all’“impatto sociale duraturo” e alla protezione delle comunità da quegli insidiosi interessi speculativi, che a quanto pare stanno ovunque tranne che nelle grandi sale convegni.
Non poteva mancare il momento delle strategie innovative: si è parlato di partenariati pubblico-privati dal nome altisonante, di fondi rotativi che suonano futuristici e di modelli di business sostenibili, tutti pronti per essere replicati, magari un giorno. Nel frattempo, però, ci si è concentrati soprattutto sugli approcci creativi alla gestione e al monitoraggio, perché nessun summit che si rispetti può fare a meno di nuove terminologie.
Tra i grandi nomi presenti, Mario Nava della DG EMPL ha rassicurato il pubblico con una dichiarazione che trasuda ottimismo: “Con un nuovo Commissario dedicato all’abitazione, possiamo finalmente affrontare il problema in modo strutturato.” Un’affermazione che lascia intendere che finora il problema non sia stato affrontato... in alcun modo strutturato, per così dire. Anche il vicepresidente della BEI, Ioannis Tsakiris, non si è risparmiato, sottolineando che “aumentare l’accessibilità abitativa è una priorità per il nostro gruppo.”. Sembra quasi che sia una scoperta recente.
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