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Il Canavesano

Astensione e rabbia: la disfatta della partitocrazia italiana

Tra promesse infrante, privatizzazioni e sovranità ceduta: gli italiani voltano le spalle alla politica e ai suoi teatrini

seggio elettorale

seggio elettorale

Io credo sia necessario fare il punto della situazione. Dopo le elezioni regionali liguri me lo sarei aspettato dalle forze di governo, ma sinceramente anche da quelle attualmente impegnate a recitare il ruolo dell’opposizione. Invece no, tutti impegnati a proclamarsi vincitori, o sconfitti per poco, o per sfiga, nessuno interessato al fatto, che oltre il 54% dei liguri, aventi diritto di voto, ha preferito dedicarsi ad altro piuttosto che recarsi ai seggi elettorali. Insomma, se si facesse una piccola e semplice proiezione a livello nazionale, gli italiani che oggi andrebbero a votare, a stento raggiungerebbero il 40%, quindi, i partiti vincitori, rappresenterebbero, sempre rispettando le proiezioni, molto meno di un quarto della popolazione avente diritto di voto. Praticamente il nulla, o quasi. 

Cosa dire, sta a vedere che la gente si è definitivamente stancata delle leggi speciali, delle vaccinazioni obbligatorie e delle imposizioni “necessarie” a scongiurare sempre nuove “pandemie”?

Sta a vedere che gli italiani non hanno più voglia di sentire promesse e finalmente esigono i fatti?

Sta a vedere che la scelta di dilapidare miliardi a sostegno della guerra, in favore dell’Ucraina, non è piaciuta così tanto e poi, sta vedere che, forse per la prima volta, dietro il rifiuto di votare si nasconde la voglia di democrazia e il rifiuto della partitocrazia?

Insomma, mi sarebbe piaciuto sentire, da chi in Liguria ha vinto, cosa pensa del fatto che tutto può rappresentare, ma non certamente i liguri. Allo stesso modo, mi sarebbe piaciuto sentire, da gente come la Meloni, Salvini o Tajani, personaggi a cui certamente non manca la favella, cosa pensano del fatto che, così continuando, presto si ritroveranno a legiferare sicuri di ricevere in risposta una sonora pernacchia, non solo dalla quasi totalità degli italiani, ma anche da amici e familiari.

Mi sarei anche potuto accontentare di attente disamine in merito ad opera degli addetti all’informazione, ma a quanto pare, grazie alla lottizzazione selvaggia dell’ultimo mezzo secolo, il regime partitocratico conta ancora moltissimi domestici nei “grandi” giornali e nelle televisioni, quindi, nessuno si aspetti niente, anche stavolta faranno finta che nulla è accaduto e così continueranno sino al disastro totale.  

In ogni caso, quello che è successo e quello che, a livello elettorale, inevitabilmente accadrà, credo che affondi le radici nella storia della partitocrazia italiana. Una storia che parte da lontano, arrivata ai giorni nostri attraverso una ignobile serie di compromessi, di violazioni striscianti della Costituzione, di occupazioni arbitrarie, di corruzione e di un totalitarismo sostanziale, che ormai, mal si nasconde dietro la maschera di una sgualcita democrazia.

Ormai dovrebbe essere di dominio pubblico, la “magica roulette”, dove tutti vincevano a spese del “banco”, ha reso sempre più indistinguibili i partiti italiani e la gente, non trovando più nessuna differenza fra la politica di “destra” e quella di “sinistra”, semplicemente, ritenendo “tutti uguali”, non va più a votare e sempre meno pare disposta a seguire i diktat di chi non ha votato.

Le risorse disponibili, non c’è bisogno di aver studiato ad Oxford per saperlo, sono limitate, ma gli italiani sembrano aver capito che sono limitate ed ancor più lo saranno, perché si è accettato di cedere completamente la sovranità nazionale. Abbiamo gas e petrolio e ne abbiamo in abbondanza, ma i nostri “alleati”, “amici”, “fratelli”, chiamateli come volete, quelli che amano definirsi la più grande democrazia mondiale, per intenderci, i nipotini dello Zio Sam, ci vietano di farne uso. Avevamo delle grandi aziende e banche di Stato, che garantivano entrate miliardarie nelle casse pubbliche, ma “competenti” economisti e politici, hanno pensato di privatizzare tutto e di farci entrare “nudi” nell’Europa dell’euro.

Acciaieria di Terni

Acciaieria di Terni

Avevamo acciaierie importanti ed una grande industria pesante e manifatturiera e non c’è rimasto più nulla, se non le fabbriche d’armi. Ora siamo colonia delle multinazionali che da noi hanno fatto spesa e ciò che è sopravvissuto della piccola e media industria, così come il nostro piccolo mondo del commercio, delle professioni e dell’artigianato, è continuamente attenzionato dalle “amorevoli” cure del fisco. Sembra quasi che non rassegnarsi a fallire sia considerata cosa pagana, o eretica dall’inquisizione partitocratica romana.

Gli italiani, da nord a sud, come non mai, sembrano orientati a fregarsene di tutto, ma il menefreghismo di questi ultimi tempi è molto diverso da quello vile e pigro del passato più o meno recente, infatti, dietro questo crescente astensionismo elettorale sta crescendo la disobbedienza. Sta crescendo la voglia di arrivare ad una resa dei conti, magari in ordine sparso, senza dare fiducia a nessun “nuovo che avanza”, soprattutto dopo le ultime scottature prese, quando gli elettori, ingenuamente, riposero grande fiducia, alla fine del secolo scorso, in piena “tangentopoli”, nella Lega Nord e di recente, schifati dai privilegi della classe dirigente, nel Movimento 5 Stelle.

La realtà, spesso e volentieri, supera anche la più fervida immaginazione e qui bisogna fare molta attenzione a leggere correttamente la realtà perché, se è vero che nessun “movimento nuovo” ha forza elettorale per contrapporsi alla casta partitocratica, è altrettanto vero, che il diffuso malcontento, che sta attraversando il Paese, se non canalizzato politicamente, potrebbe diventare molto pericoloso.

La gente, magari in ritardo, pare essersi resa conto che ormai non esiste più nessuna differenza politica fra chi si professa di destra e chi di sinistra, entrambi gli schieramenti sono europeisti; entrambi sono atlantisti; entrambi sono sionisti; entrambi sono favorevoli ad appoggiare l’Ucraina in guerra contro la Russia; entrambi sono favorevoli al nostro crescente indebitamento con la Banca Centrale Europea; entrambi non rinnegano nulla delle folli privatizzazioni che hanno aperto la porta a questa crisi, che da crescente sembra essere diventata infinita ed entrambi sono decisamente e sordidamente più attaccati alle poltrone che non al benessere degli italiani.

Ciò premesso, occorre rilevare che questo clima, assolutamente insalubre, seppur snobbato dai grandi media nazionali, potrebbe costituire un ottimo terreno di coltura per ogni genere di provocazione. La storia del nostro Paese, piazza Fontana e stazione ferroviaria di Bologna docet, mostra come sugli iniqui starnazzamenti di parolai, politologi e sociologi inventati alla bisogna, si sono innescate le strategie criminali di poteri occulti e parti deviate dello Stato, infatti, non a caso la risposta della politica romanocentrica, alla rabbia crescente degli italiani, si sta evolvendo verso il controllo assoluto e capillare dei cittadini. Controllo, spacciato per progresso, che parte dall’introduzione dell’intelligenza artificiale, di “It-wallet”, del portafoglio digitale, della moneta digitale e dell’identità digitale, cose che fanno rima con trappola finale. Stanno costruendo una gabbia e dicono che lo stanno facendo per il nostro bene, tanti ancora ci credono, ma la maggioranza degli italiani non sembra orientata ad accettare di lasciarsi ingabbiare senza colpo ferire. Anche l’ultimo degli zoologi ha ben chiaro, che più si riduce la dimensione della gabbia e più aumenta l’aggressività degli animali intrappolati al suo interno, quindi, in questo clima surriscaldato, non dai cambiamenti climatici, bensì da una politica banditesca, più che mai serva delle lobbies economiche, finanziarie, massoniche e mafiose, qualsiasi cosa può succedere.

Intanto, tutti sembrano affaccendati a far finta di niente, più impegnati a mettersi in fila per prostrarsi di fronte al nuovo inquilino della Casa Bianca, Donald Trump, che non a cercare di fare qualcosa di costruttivo per il Paese. Probabilmente, anzi, certamente, non cambierà nulla rispetto al passato, ancora una volta ci pioverà addosso una legge di bilancio vergognosa, scritta con articoli unici e migliaia di commi e soprattutto, una legge di bilancio, come di rito, che subirà il sabotaggio per mano dello stesso legislatore.

Una legge di bilancio il cui “punto di forza” sarà ancora una volta il famigerato “decreto mille proroghe”, al cui interno sarà inserita di soppiatto la furbata dell’ultima ora, tesa a graziare gli amici e gli amici degli amici, spesso e volentieri, “strani” personaggi del sottobosco partitocratico, che hanno brillato e brillano nel danneggiare le casse pubbliche e che alla domanda: “Sapete dirmi cosa sono le tasse?” Risponderebbero in coro: “Orda, appartenente alla famiglia dei mustelidi, di femmine ninfomani di tasso”.

Dunque, non ci resta che rimanere in attesa dell’ultimo sberleffo pomposamente ribattezzato “legge finanziaria”. Legge che, palesemente, dopo centinaia di ritocchi, sbianchettature e riscritture, non è mai stata capita nemmeno dai ministri che l’hanno firmata. Legge che, però, rappresenta benissimo, come da lunga tradizione italica, l’opacità della politica partitocratica. Infine, visto che, tanto a destra, quanto a sinistra, a nessuno importa del fatto che gli italiani le abbiano pienissime e continuano a correre qua e là per presenziare a qualsiasi cosa, sempre alla ricerca di interviste e di partecipazioni a programmi demenziali, credo che il punto della situazione, ancora una volta, dovremo farcelo da soli.

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