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Dibattito
13 Novembre 2024 - 15:36
Nel 2003, l'Iraq fu teatro di un attacco kamikaze che devastò una base italiana nel sud del Paese, strappando 28 vite, di cui 19 italiani. Uomini e donne partiti per una missione di pace non fecero ritorno, lasciando una ferita profonda e mai rimarginata nella memoria collettiva. Ventun anni dopo, il ricordo di Nassiriya è impresso nel cuore di molte città italiane: strade, piazze e monumenti onorano quegli uomini e donne, simboli di coraggio e di impegno.
Ma a Settimo Torinese il ricordo resta in sospeso, senza un luogo dedicato. Non c'è una piazza, un parco, nemmeno un angolo che parli di loro. E questo nonostante impegni e promesse: una mozione della Lega, approvata all'unanimità dal Consiglio comunale cinque anni fa, avrebbe dovuto intitolare uno spazio ai caduti di Nassiriya. Un progetto che, però, sembra essere svanito tra le pieghe della burocrazia, lasciando solo il vuoto di una promessa disattesa.
Questa assenza si è fatta sentire ancora una volta pochi giorni fa, durante la cerimonia commemorativa nel vicino comune di San Mauro Torinese. Il consigliere comunale di Settimo, Manolo Maugeri, ha partecipato all'evento e, tramite i social, ha espresso il suo disappunto: “Questa mattina ero a San Mauro per rendere omaggio ai caduti di Nassiriya, tragicamente scomparsi durante una missione per portare pace e democrazia alla popolazione civile irachena, servendo la patria con onore. A Settimo, invece, non esiste ancora un luogo dedicato alla memoria dei Caduti di Nassiriya. Lo chiedemmo come Lega Settimo Torinese cinque anni fa tramite una mozione approvata all’unanimità. La richiesta, sebbene accolta, non ha ancora trovato concretezza. Chiederò aggiornamenti sull’iter amministrativo per l’intitolazione…”
Parole semplici, ma intrise di amarezza. Quella commemorazione, infatti, avrebbe potuto e dovuto svolgersi anche a Settimo, città che oggi appare lontana dal rendere il giusto tributo a chi ha sacrificato la vita per un ideale. Maugeri ha sottolineato l’importanza di “salvaguardare la memoria storica in segno di rispetto e riconoscenza per i nostri martiri”, ricordando come il sacrificio di quei soldati e civili sia una lezione che nessuna comunità dovrebbe dimenticare.
Nassiriya non è solo una pagina di cronaca: è una lezione di sacrificio e dedizione che appartiene a tutti noi. Ricordare quei caduti significa far vivere il loro sacrificio nelle nostre strade, negli occhi di chi vi passa ogni giorno, nelle nuove generazioni che devono comprendere il valore della pace.
Non è solo questione di intitolazioni: è un segno di coscienza civile, di quanto una comunità si senta chiamata a custodire il ricordo di chi ha dato tutto. Ogni anniversario è un’occasione per riflettere su cosa significhi costruire un futuro che non dimentichi il prezzo della pace. La memoria di Nassiriya è un ponte tra passato e futuro, un atto di riconoscenza e responsabilità che appartiene a ciascuno di noi.
Ed ecco che, a ogni anno che passa, quella domanda ritorna: quanto tempo dovrà ancora trascorrere prima che Settimo Torinese dia finalmente spazio alla memoria dei caduti di Nassiriya?
L'attentato di Nassiriya del 12 novembre 2003 segnò una delle pagine più dolorose della storia italiana recente. Quel giorno, un kamikaze lanciò un camion carico di esplosivo contro la base italiana dei Carabinieri nella città irachena, causando una devastante esplosione che strappò via la vita a 28 persone, di cui 19 italiani. Tra le vittime c'erano carabinieri, soldati dell’Esercito e due civili impegnati nella missione di pace.
Le vite di uomini come il tenente colonnello Gianmarco Manca e i marescialli Enzo Fregosi e Massimiliano Bruno furono spezzate insieme a quelle di Silvio Olla, Giovanni Cavallaro, Domenico Intravaia e molti altri, tutti impegnati a garantire stabilità e sicurezza in un Paese devastato dalla guerra. Accanto a loro caddero anche i militari Giuseppe Coletta, Francesco Di Martino, Andrea Filippa e Alessandro Carrisi, simboli del coraggio e della determinazione delle nostre forze armate. A Nassiriya persero la vita anche il regista Stefano Rolla e Marco Beci, cooperante dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, che si trovavano lì per documentare la missione e contribuire alla ricostruzione della società irachena.
La notizia dell’attentato scosse profondamente l’Italia, lasciando famiglie distrutte e un Paese in lutto. Il sacrificio di questi italiani, partiti per portare pace e speranza, divenne un simbolo di dedizione e amore per il proprio lavoro. I loro nomi sono ricordati ogni anno con rispetto e commozione, testimoni di un impegno che va oltre la patria, in un’operazione che rappresentava un ponte di solidarietà tra culture e popoli. La strage di Nassiriya resta così nella memoria collettiva, ricordandoci il costo umano delle missioni di pace e il valore di coloro che vi hanno partecipato, sacrificando la loro vita in nome di un ideale.
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