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SETTIMO TORINESE
07 Novembre 2024 - 22:05
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In “Novecento” di Baricco c’è una parte in cui il narratore racconta cosa succede quando qualcosa accade senza preavviso. “Quando cade un quadro. Quando ti svegli un mattino e non la ami più. Perché proprio in quell’istante? Non si sa. Fran”.
Ecco, è andata così. Fran. Le larve nel piatto.
Il centro cottura a Settimo è stato attivato dopo anni di progetti e di idee per migliorare il pranzo di migliaia di bambini. Le cucin, prima del 2018, si trovavano ad Orbassano. I pasti delle scuole, tra 2500 e i 3000 porzioni, sfidavano tutti i giorni le incognite della tangenziale e del traffico. Ogni ritardo si ripercuoteva sulla qualità del cibo e sui tempi in cui veniva servito il pranzo.
Giuseppe Palena, pediatra e assessore all’istruzione con il sindaco Aldo Corgiat, rispondeva alle critiche andando a testare la “palatabilità” dei piatti, dedicando impegno e professionalità. Silvia Favetta, anche lei pediatra e assessore all’istruzione, aveva seguito la composizione e valutato di persona tutti i menu, infangandosi le scarpe per seguire lavori fino all’inaugurazione nel 2018 del centro cottura più moderno della zona.
Finalmente era stato avviato un servizio per cui i rappresentati dei genitori avevano lavorato con grande spirito di sacrificio in collaborazione con la politica locale. Era il coronamento di un sogno.
Ma quando i rappresentanti dei genitori presentarono la richiesta di mettere in cantiere un centro di cottura a chilometri zero, in grado di soddisfare le esigenze di tutte le scuole settimesi, sembrava fantascienza. Natalino Pastore (oggi in consiglio comunale), Ignazio Scuzzarella, Antonfrancesco Consiglio e Michele Di Bari avevano rilasciato la loro prima intervista proprio a “La Voce”, più di dieci anni fa, raccontando l’obiettivo di questo progetto immaginato durante il secondo mandato del sindaco Corgiat.
Avevano dichiarato di aver lavorato generosamente per questo sogno non per i loro figli, ormai al termine del ciclo scolastico, ma per il futuro di quelli di tutta la città. Un germoglio da far crescere bene per una storia a lieto fine. Invece, a distanza di poco più di 6 anni… Fran! Le larve.
Cosa può fare la politica?
Mettere in campo più impegno, organizzazione, pianificazione e controllo. Non bastano mai. E invece dell’intelligenza artificiale, diventa sempre più urgente introdurre il concetto di “intelligenza emotiva” con cui intercettare il disagio e il sentimento negativo che si genera con esso.
I social grondano di rabbia anche per questo. Le famiglie sono in difficoltà nella gestione sociale ed economica dei figli, quelli più piccoli e anche quelli un po’ più grandicelli. Non sanno più come difendersi da bollette, balzelli, aumenti e da questi tempi che smaterializzano tutto, disorientando genitori e figli con modalità differenti. Purtroppo, spesso i progetti messi in campo dalla politica nell’epoca del “selfie” risultano belli da comunicare ma sono deboli nella loro utilità.
Nello specifico, la mensa a scuola è un momento educativo fondamentale, è stata una conquista e deve essere difesa e maggiormente sostenuta nei costi dalle amministrazioni comunali.
Non deve diventare un peso economico per le famiglie o, peggio, minare la salute e indebolire la fiducia dei bambini in quel sistema “scuola” che li accoglie tutti i giorni. Il pasto deve costare poco alle famiglie e deve tendere alla massima qualità possibile. Si può fare, ma serve la buona politica, ingrediente indispensabile per prendersi cura dei cittadini.
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